Brouwerij Haacht

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Boortmeerbeek/Belgio
Haacht è un comune del Brabante Fiammingo conosciuto soprattutto perché ha dato il nome alla Brouwerij Haacht, nel vicino comune di Boortmeerbeek.
All’inizio s’interessava di prodotti lattiero-caseari, e si chiamava Melkerij van Haecht (variante antica di Haacht). Nel 1898 il proprietario, l’ing. Eugène de Ro, cominciò a fabbricare anche la birra, e rinominò l’azienda Brouwerij & Melkerij van Haecht.
Nel 1929 De Ro abbandonò definitivamente la produzione casearia per concentrasi sulla birra. Nacque così la Brouwerij Haacht, che nel 1937 “sfornò” ben 578 mila ettolitri di birra.
Nel corso degli anni successivi furono acquistate molte fabbriche di birra, non solo in Belgio, anche in Francia e in Olanda. Nel 1945 iniziò anche l’imbottigliamento, mentre la Brouwerij Haacht diventava la seconda fabbrica di birra nel Belgio.
Cominciarono anche le esportazioni, principalmente verso i Paesi Bassi e la Francia. E, poiché il commercio con il Nord America non riusciva a decollare, nel 2016 la Brouwerij Haacht comprò la canadese Microbrasserie de l’Île d’Orléans, di Sainte-Famille, Île d’Orléans (nel Québec).
Oggi, al terzo posto tra i produttori nazionali, la Brouwerij Haacht è controllata dalla Co.Br.Ha. (Brouwerij-Handelsmaatschappij NV, conosciuta anche come Société Commerciale de Brasserie), società con sede a Bruxelles, che è impegnata principalmente nella produzione e nell’imbottigliamento di birra, acque minerali e bevande analcoliche in vari paesi, come Belgio, Francia, Paesi Bassi.
Di recente ha inaugurato una nuova linea d’imbottigliamento all’avanguardia della tecnica. L’attuale costruzione, risalente agli anni ‘30 del secolo XX, ha due sezioni distinte, una per la birra, l’altra, sotto il nome di Val, per soft drink, succhi di frutta e acqua minerale.
Oltre ai prodotti per il consumo quotidiano, generalmente ricchi di malto, la gamma di offerte comprende anche le birre delle aziende rilevate e chiuse.
Brouwerij De Leeuw/Valkenburg, Paesi Bassi
Azienda, nella provincia dell’Olanda Meridionale, che prese il nome attuale nel 1921, quando passò in mani olandesi.
Fu fondata nel 1886 da Wilhelm Dittman che aveva già fondato, nel 1871 ad Aquisgrana, la Aachener Export Brauerei. Lo scopo del tedesco era quello di facilitare l’import/export da e per l’Olanda. Nacque così la Dittman & Sauerland Actien Brauerei, a Valkenburg, nell’ex fabbrica di polvere da sparo che disponeva addirittura di una ruota idraulica (chiamata Kruitmolen) la quale, alimentata dal fiume Geul, forniva energia per la fabbrica di birra. Mentre l’acqua veniva prelevata dal pozzo interno, scavato negli strati di marna a 140 metri di profondità.
Finita nel 1999 l’azienda alla Haacht, dal 2000, anche se reperibili su tutto il territorio nazionale, le sue birre sono prevalentemente destinate al consumo locale.
Eupener Bierbrauerei/Eupen
Eupen, capoluogo della Comunità Germanofona del Belgio, col 90% degli abitanti di lingua tedesca, denota chiaramente l’influenza tedesca appunto anche nella produzione della birra. Giova ricordare i passaggi di questa città: dagli Asburgo spagnoli (1555) agli Asburgo austriaci (1713), dalla Francia (1794) al Regno di Prussia (1815) e al Belgio (1920), dalla Germania nazista (1940) al Belgio (1945).
La Eupener Bierbrauerei fu costituita nel 1897 con la fusione di due vecchie fabbriche di birra di Eupen: la Delhougne’sche Brauerei (nata nel 1834) e la Körfer’sche Brauerei (risalente al 1685).
Rilevata dalla Haacht nel 1998, la sua Eupener Bier, prodotta a Boortmeerbeek in conformità al Reinheitsgebot, viene distribuita soltanto a Eupen e nei dintorni.
Brouwerij Cerkel/Diest
Birrificio del Brabante Fiammingo, fondato nel 1830. Nel 1900 era una delle 43 birrerie che operavano lungo il fiume Demer. Divenne famosa per la sua Gildenbier, prodotto regionale riconosciuto, secondo la tradizione secolare della corporazione della città di Diest degli arcieri. Veniva ammesso nella corporazione soltanto chi, al ballo annuale, riusciva a bere un litro di birra in 12 ore restanto in piedi su una gamba sola. E solo i membri della gilda potevano portare a casa una bottiglia di birra.
Poi, nel 1980, l’azienda fu acquistata dalla Haacht e, nel 1998, la sua fabbrica fu dichiarata monumento protetto.
Haacht Primus, premium lager di colore oro spento (g.a. 5,2%); il prodotto di punta, che peraltro gode di notevole considerazione. Si tratta della prima realizzazione, chiamata Super 8 e rinominata, nel 1975, Primus, dal nome del duca Jan I di Brabante, coraggioso cavaliere e vero amatore della birra. Preparata con malto da orzo belga, francese e olandese, viene aromatizzata a secco con diverse varietà di luppolo. L’effervescenza media genera una schiuma fine e spessa, nonché di notevole durata e aderenza. L’olfatto, a intensità elevata, elargisce attraenti aromi guidati dall’erbaceo e dal cereale. Il corpo leggero, di consistenza tra cremosa e oleosa, nutre un gusto con deciso orientamento all’amaro. Amaro, che diventa per l’asciuttezza, nel retrolfatto, particolarmente gradevole e dissetante, dopo un finale lievemente acido e terroso.
Haacht White By Mystic, witbier di colore giallo paglierino pallido e dall’aspetto pressoché velato (g.a. 5,1%). La carbonazione moderata gestisce una spuma cremosa e aderente. Al naso, il gradevole profumo di frumento sovrasta il fruttato e lo speziato. Il corpo medio presenta una tessitura un po’ acquosa. Anche il gusto, leggero e scorrevole, si rivela marcato dal frumento, con l’immancabile tocco di acidità che rende la bevanda particolarmente dissetante e invita all’ennesima bevuta. Il finale è brusco, aspro, moderatamente asciutto. Nella buona persistenza del retrolfatto spuntano brevi siggestioni di amarore erbaceo.
Charles Quint Rouge Rubis, belgian strong dark ale (g.a. 8,5%). Essenzialmente, è una birra locale, di largo consumo nel Belgio francofono dove viene servita in apposite tazze a quattro manici, chiamate “orecchie”. Creata negli anni ‘50 del secolo XX in occasione di una festa commemorativa in onore dell’imperatore Carlo V, nato a Gand e grande amante della birra, fu acquistata nel decennio successivo dalla Haacht che la rilanciò nel 1999 cambiando in rosso rubino il colore bruno e aumentando di 2 gradi il tenore alcolico. Con un’effervescenza media, la spuma viene fuori spessa, cremosa, di buona stabilità e aderenza. Il corpo, da medio a pieno, ha una trama cremosa abbastanza appiccicosa. Il malto impone quasi dappertutto la propria amabilità pastosa: nell’aroma, con una vaga impressione di porto; nel gusto, insieme a note di tostature e di caffè; nel retrolfatto, con una lunga persistenza. Soltanto nel finale compare un tenue amaro di luppolo e di caramello bruciato.
Haacht Gildenbier, birra di colore marrone scuro, ma di non facile classificazione perché riflette la tradizione della sua zona d’origine (g.a. 7%). Con una morbida effervescenza, la schiuma beige si solleva densa, cremosa, e con buona solidità e aderenza. L’aroma libera un fruttato acuto, protervo, con lontani richiami di caramello, vaniglia, chiodi di garofano, anche terrosi. Il corpo appare piuttosto sottile, rispetto al contenuto alcolico che avvolge il palato dall’inizio alla fine; la trama, di una consistenza tra oleosa e acquosa. Il gusto fluisce dolce tra note secche di torrefazione, sfociando in una decisa suggestione di liquirizia dall’accento acido. Suggestioni erbacee e di malti tostati infervorano a lungo il retrolfatto.
La linea Mystic, miscela di witbier e succhi di frutta, venne proposta all’inizio del 2006. Di essa, segnaliamo:
Haacht Mystic Witbier met Limoen, fruit beer di colore giallognolo velato (g.a. 3,5%). La carbonazione piuttosto alta genera una spuma bianca sottile e di rapida dissoluzione. L’aroma è gradevole, con puliti sentori di malto, frumento, lievito, calce, limone. Il corpo si rivela leggero e di trama sciropposa. Il gusto si snoda dolce all’inizio; fruttato a metà corsa: aspro, secco e amarognolo alla fine. Una persistente essenza di limone/lime conferisce freschezza al retrolfatto.
L’abbazia norbertina di Tongerlo, nella provincia di Anversa, iniziò a fabbricare birra fin dalla sua nascita, risalente al 1133 (secondo alcuni, 1130).
Costretti dalla rivoluzione francese ad abbandonare l’abbazia nel 1796, i monaci vi poterono far ritorno nel 1838. Ma, nel 1914, i tedeschi requisirono tutti gli impianti di produzione in rame.
La produzione riprese solo nel 1990, quando i frati concesserero alla Haacht la licenza di produrre e commercializzare le loro birre. E, da subito, le etichette si fregiarono del logo “Bière belge d’abbaye reconnue”.
In mani laiche, le Tongerlo continuano a essere realizzate secondo la tradizione monastica, ovviamente con le più avanzate tecnologie. Sono birre di alta qualità, rifermentate in bottiglia e dal sapore intenso.
Tongerlo Bruin, abbazia dubbel color tonaca di frate dai riflessi rossi (g.a. 6,5%). Con una carbonazione media, la spuma si solleva fine, spessa, di apprezzabile durata e aderenza. Nell’elevata intensità olfattiva si distinguono soprattutto i toni caldi del torbato e dell’affumicato; sono comunque ben presenti anche sentori di cacao amaro e di frutta secca. Benché sostenuto, il corpo risulta di notevole scorrevolezza, in una trama acquosa. Il sapore propende per il dolce, viene però opportunamente bilanciato dal robusto fondo luppolizzato. Il corto finale apporta una secca ventata di frutta nera e caramello bruciato. La discreta persistenza retrolfattiva dispensa suggestioni leggermente tostate.
Tongerlo Prior Tripel, abbazia tripel di colore giallo paglierino (g.a. 9%). Recente realizzazione che ha sostituito la Tongerlo Tripel. L’effervescenza media genera una schiuma, a grana molto minuta, cremosa e aderente. Al naso, si diffondono eleganti profumi fruttati, floreali e speziati, con un accenno di alcol. La struttura del corpo è ottima, calda, fluida. Il gusto, all’inizio abboccato, quindi di toffee e frutti gialli, termina la corsa tra note pronunciate di luppolo. E, dalla secchezza finale, si passa a un piacevole amarognolo erbaceo nel retrolfatto.
Leeuw Pilsener, pilsener di colore dorato pallido (g.a. 5%). Matura a lungo e non viene pastorizzata. Con una carbonazione pressoché vivace, la schiuma biancastra erompe soffice, tenace, aderente. L’olfatto non si mostra particolarmente pronunciato, limitandosi a esalare evanescenti sentori di luppolo floreale, malto, cereali, spezie. Il corpo, da leggero a medio, presenta una consistenza acquosa. Il gusto tende decisamente alla dolcezza, con note di malto granuloso, lievito, frutta tropicale. Solo nel corto finale esplode l’amarore del luppolo, lasciando nel retrolfatto pulite sensazioni di agrumi ed erbe aromatiche.
Leeuw Valkenburgs Wit, witbier di colore biondo con riflessi dorati e dal tipico aspetto torbido (g.a. 5%); lanciata nel 1991. La ricetta prevede l’impiego di varie qualità di frumento e aggiunta di spezie. La carbonazione è moderata; la spuma bianca, compatta e duratura. Nel delicato aroma fruttato si esalta un vago sentore di ananas. Il corpo appare leggero, morbido, fresco, in una consistenza liscia e acquosa. Anche il gusto ha una strutturazione fruttata, con aspre note di agrumi. Il finale erbaceo arriva brusco ed evanescente. Il retrolfatto è orientato a un delicato amarore da luppolo. Versando il prodotto, la bottiglia va tenuta capovolta, in modo che si distribuiscano bene i fondi.
Eupener Bier, pilsner di colore biondo (g.a. 5,1%). L’effervescenza è piuttosto vivace; la schiuma bianca, sottile e di buona allacciatura. L’aroma si esprime alquanto debole e granuloso, ma persiste sufficientemente, coi suoi sentori floreali, di lievito, agrumi, pane, luppolo, terra. Il corpo, medio-leggero, presenta una tessitura da grassa ad acquosa. Il sapore, morbido e deciso su base di malto, riceve dal luppolo la giusta dose equilibratrice. Il percorso gustativo appare di notevole durata, così come il finale, secco ed erbaceo. Sensazioni iniziali di grano finiscono per lasciare il corto retrolfatto blandamente amaro.