Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Kaatsheuvel/Paesi Bassi
Microbirrificio (“I Tre Corni”) del Brabante Settentrionale, a nord di Breda, sorto nel 1990 come Brouwerij Wittekop. Nome, che nel giro di due mesi dovette essere cambiato, perché in contrasto con il marchio Witkap della belga Brouwerij Slaghmuylder.
Il fondatore fu Sjef Groothuis, un birraio (ex homebrewer) impegnato nella ricerca continua di tecniche più efficienti e meno complesse.
La produzione infatti, originariamente, avveniva a carattere quasi casalingo, nel garage appunto e con un piccolo impianto autocostruito. Tale impianto, altamente ecologico, consentiva risparmio di tempo. In particolare, il malto veniva frantumato con un’antica macina a rulli; il riscaldamento era a gas, il raffreddamento a circuito chiuso; gli scarti del maltaggio venivano destinati alla produzione di mangimi, quelli di lievito all’allevamento di piccioni.
Ovviamente una produzione del genere non andava al di là dei i 35 ettolitri annui. E le birre venivano consegnate con etichetta privata a bar e distributori di bevande.
Ma anche per Sjef Groothuis arrivò il momento di dover adeguarsi ai tempi e, soprattutto, alla crescente richiesta di mercato. Nel 1992 si trasferì in una vecchia fabbrica di scarpe e si rassegnò anche a effettuare gli ammodernamenti indispensabili. In breve, la produzione raggiunse i 600 ettolitri annui.
Superfluo sottolineare che le birre sono vere specialità, ad alta fermentazione con rifermentazione costante in bottiglia. Come va aggiunto che l’azienda produce anche per conto terzi.
De 3 Horne Horns Bock, dunkel bock di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 7%). Con una carbonazione alquanto bassa, si forma una schiuma beige sottile, cremosa, di sufficiente durata. L’aroma è delicatamente impresso dal malto torrefatto, con qualche accenno di caramello, frutta matura, nonché un tocco di cannella. Il corpo possiede una struttura senz’altro interessante, in una consistenza leggermente cremosa, e può avvalersi del caloroso supporto di un tenore alcolico abbastanza elevato. Il gusto, denso, di caramello reca anche lievi note di agrumi, cannella, liquirizia, frutta secca, e, sullo sfondo, una traccia di asprezza acida. Il finale apporta una ventata di legno bruciato. Il retrolfatto amarognolo invece, a base di erbe, appare piuttosto sfuggente. Il sedimento di lievito di questo prodotto può essere tranquillamente bevuto.
De 3 Horne Horns Wit, witbier di colore dorato giallastro e dal classico aspetto opalescente (g.a. 7%); prodotta alla maniera belga. L’effervescenza è moderata; la spuma bianca, bassa e di rapida dissoluzione. Nell’aroma fruttato si mette in evidenza il profumo dell’arancia di Curaçao, seguito a ruota da sentori di coriandolo e lievito. Il corpo pieno, armonioso, di trama fra grassa e cremosa, supporta un gusto fresco e amabile con lievi note amare di agrumi e una spiccata punta di acidità. La corsa, abbastanza lunga, termina asciutta e alquanto astringente. Il retrolfatto eroga suggestioni di spezie, lasciando sulla lingua uno strano formicolio che indugia abbastanza.
De 3 Horne Trippelaer, abbazia tripel di colore bronzeo e dall’aspetto velato (g.a. 8,5%); con la canonica terza rifermentazione in bottiglia. Nella base, il caramello viene mescolato con malto sia tipo Monaco sia tipo Pilsen; nell’aromatizzazione invece, affiancano il luppolo l’arancia di Curaçao e il coriandolo. Con un’effervescenza tra bassa e media, la schiuma, di un bianco sporco, fuoriesce minuta, pannosa e con la giusta allacciatura. Al naso, il malto palesa i segni del coriandolo e dell’arancia amara; sono a malapena percettibili sentori di frutta, zucchero candito, lievito, caramello, nocciola. Il corpo, di notevole struttura, presenta una trama da acquosa a oleosa, e alquanto appiccicosa. Il gusto, orientato al dolce, cela abilmente il calore alcolico tra note di spezie, tostature amarognole, frutta acidula. Il finale è secco, luppolizzato, legnoso. Gradevoli sensazioni fruttate, dall’accento piccante, caratterizzano la lunga persistenza del retrolfatto.