Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Minihy-Tréguier/Francia
Microbirrificio in un piccolo comune della Bretagna, nel dipartimento della Côtes-d’Armor. Si trova in un ex magazzino del trenino della Côtes-du-Nord, costruito dall’ingegnere Louis Harel de La Noë.
L’inaugurazione avvenne a maggio del 2007. Fu opera del fratelli Alan e Bertrand (enologo) Salomon. La commercializzazione avviene col marchio Philomenn, la bisnonna dei fondatori. L’etichetta reca la foto di Marie-Louise, la madre di Philomenn, col tipico copricapo dell’ex vescovato Tréguier, il touken, che ha dato il nome all’azienda.
La produzione, solo di fermentazione alta, “viaggia” ormai sui 3 mila ettolitri annui.
Philomenn Blonde, bière de garde di uno spento colore arancio e dall’aspetto opalescente (g.a. 5,6%). Con una media effervescenza, la schiuma bianca sbocca fine, compatta, cremosa, di apprezzabile tenuta. Nella sua buona persistenza, l’aroma si propone con sentori di agrumi e cereali, frutta tropicale e luppolo floreale; e, in sottofondo, spunti di lievito, coriandolo, anche di torba. Il corpo è scarno, e di consistenza parecchio acquosa. L’amaro accompagna l’intero percorso gustativo, ma lo fa in ottimo equilibrio con la rotondità, tra vibranti note aromatiche di agrumi, frutta esotica, luppolo, lievito speziato. Il finale è corto, ma carico di erbe amaricanti. Il retrolfatto accenna soltanto a morbide suggestioni di un fruttato amaro.
Philomenn Spoum, abbazia tripel di colore aranciato e dall’aspetto intorbidito (g.a. 9%); d’ispirazione trappista. Con una media effervescenza, la schiuma bianca sbocca sottile e abbondante, cremosa e tenace. L’aroma è abbastanza forte, dolce e persistente, con polpa di pesca e di arancia, zucchero candito, crema pasticcera, vaniglia: il tutto avvolto in un alone di cardamomo; mentre dal fondo esalano languidi sentori erbacei di luppolo. Il corpo medio ha una consistenza quasi oleosa. Nella sua complessità, il gusto non riesce a dissimulare del tutto la dolcezza; ma, a scongiurare il minimo rischio di stucchevolezza, ci pensano la speziatura del cardamomo e il calore dell’alcol. Un taglio secco finale di erbe amaricanti pulisce compiutamente il palato. E, nel retrolfatto, l’effetto etilico viene, più che sostenuto, intensificato da una lunga, stuzzicante, suggestione di pepe.