Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Wainfleet/Inghilterra
Edwin Crowe, ormai in età pensionabile, nel 1874 decise di vendere la propria fabbrica di birra rurale a Salem Bridge Mill. George e Suzanna Bateman vendettero, a loro volta, la non lontana fattoria e rilevarono il birrificio.
Data l’inesperienza degli acquirenti (solo Suzanna aveva un’infarinatura della birra fatta in casa), Edwin si prese la briga di seguirli finché non si fossero formate le ossa. Anzi, fece rimanere per qualche anno il suo validissimo mastro birraio ceco che, così si racconta, essendo cieco, controllava la temperatura dell’infuso con il gomito.
I Bateman iniziarono con una sola birra, destinata peraltro ai contadini della zona, in quel villaggio del Lincolnshire. E si dovevano perfino accontentare del pagamento in uso: due volte all’anno (nei giorni di fiera) con baratto di carne e patate.
Nel 1880 i Bateman comprarono, a poco più di 200 metri, un edificio georgiano, la Salem House e vi costruirono la nuova fabbrica.
Negli anni ‘20 e ‘30 del secolo successivo l’azienda patì le grosse difficoltà che toccarono anche agli altri birrifici. A un certo momento dovette ricorrere al licenziamento totale dei dipendenti. Infine riuscì a superare la crisi, ampliando addirittura l’attività nel palazzo di fronte a Salem House sul quale svetta tuttora un suggestivo mulino a vento.
Negli anni Settanta i Bateman vennero a trovarsi di nuovo in difficoltà di fronte alla crescente popolarità della birra condizionata in barile, loro che proprio non se la sentivano di abbandonare le botti. Ma ci pensò la CAMRA, a rinnovare in Inghilterra l’interesse per il condizionamento tradizionale.
Gli anni Ottanta si rivelarono ancora più critici. Dopo aver salvato, verso la metà, l’indipendenza con le unghie e con i denti, nel 1987 si aprì per loro, questa volta, una seria crisi familiare: chi voleva vendere e chi no. Alla fine ci pensò il presidente George, nipote del fondatore, a dirimere la questione. Insieme alla moglie Pat e ai figli Stuart e Jaclyn, comprò la quota degli altri membri della famiglia.
Alla morte, nel 2007, di George l’azienda passò nelle mani dei figli che rimodernarono il birrificio aggiungendovi anche un visitor center con cucina.
Continuando la produzione secondo lo slogan “Good Honest Ales”, la Bateman si è portata tra i più rinomati birrifici artigianali d’Inghilterra. Il Great British Beer Festival in particolare, con i suoi autorevoli riconoscimenti, le ha ripetutamente reso l’onore del merito.
L’azienda è anche proprietaria del Vine Hotel e del County Hotel a Skegness e, sempre nel Lincolnshire, di 69 pub, di cui 23 soltanto a Boston. Con il marchio infine che rappresenta il mulino sotto cui sorge la birreria in una ridente pianura, fa ormai partire i suoi prodotti alla volta dei paesi scandinavi, degli Stati Uniti, del Giappone.
Alcune birre nella denominazione usano la X, a ricordo dei tempi in cui la gradazione alcolica veniva indicata tramite numeri romani segnati sulle botti. Pale ale, bitter, mild, porter, sono tutte strutturate e armoniose, intensamente aromatiche, ricche di malto e sovente esaltate da una stuzzicante punta di spezie.
Batemans XB, bitter ale di colore ambrato: morbida effervescenza; schiuma minuta, densa e con buona allacciatura; aroma fruttato, con sentori di malto, caramello, toffee, liquirizia; corpo da sottile a medio di consistenza cremosa; gusto di malto, caramello, biscotti, mela, con un secco e fresco amaro ben equilibrato; lungo finale apportatore di una dosata nota acida; retrolfatto luppolizzato e resinoso (g.a. 4,1%).
Batemans Valiant, blond ale di colore dorato (g.a. 4,2%). L’effervescenza è morbida; la spuma, cremosa e di media durata. L’aroma si libera con un blando fruttato. Dal corpo leggero, piuttosto acquoso, emerge un gusto soffice e amaro di luppolo che termina asciutto, pulito. Anche il breve retrolfatto palesa un deciso amarore, ma sicuramente gradevole.
Batemans XXXB, ESB di colore ambra e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 4,8%). Con un’effervescenza quasi piana, la spuma risulta comunque fitta e stabile. L’aroma è di un delicato luppolo amaro. Il corpo appare leggero, con una tessitura però compatta e, insieme, fluida. Benché fortemente segnato dal malto, il gusto risente la solida base di luppolo, e compie una corsa regolare con perfetto equilibrio cereale-amaricante. Il finale eroga una sottile impressione di scorza di limone. Dal retrolfatto alita una sensazione asciutta e amara di sufficiente persistenza.
Batemans Dark Mild, mild ale, nella versione dark, di colore marrone scuro tendente al nero (g.a. 3%); la classica “birra leggera scura”. Con un’effervescenza moderata, la spuma si forma di buono spessore e col caratteristico colore della crema di caffè. L’aroma sprigiona gradevoli sentori di malti dolci. Il corpo si mostra soffice e leggero, nella sua consistenza un po’ acquosa. Nel gusto fruttato sono evidenti i toni tostati. Quando arriva, il finale è tutto di un luppolo terroso. Il retrolfatto esala secche sensazioni di liquirizia.
Batemans Salem Porter, brown porter di colore nero opaco (g.a. 4,7%). Si propone con una morbida effervescenza quasi piana; schiuma bassa, cremosa, durevole; aroma di malto tostato, caramello bruciato, nocciole, con qualche sentore di liquirizia e cioccolato fondente; corpo piuttosto magro di tessitura da grassa ad acquosa; gusto dolce di malto che assume via via una consistenza amarognola di legno per chiudere la corsa, di media durata, con un’opportuna punta di acido; finale alquanto pesante con impressioni tostate e di fumo; retrolfatto ricco di malto, secco e ruvido.
Tra le stagionali:
Batemans Victory Ale, ESB autunnale di colore oro ambrato (g.a. 6%). Fu elaborata nel 1987 per festeggiare la scampata chiusura dell’azienda. L’effervescenza morbida genera una spuma biancastra non ricca tanto meno duratura. L’aroma sa di luppolo legnoso. Il corpo si mostra rotondo, gagliardo, effervescente. Il gusto è generosamente fruttato con pronunciate sensazioni di malto. Nel vivace finale riemerge il luppolo, ed espande il proprio amarore.