Bass Brewery

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Burton upon Trent/Inghilterra
William Bass inizialmente trasportava a Londra la birra della Benjamin Printon del rinomato centro birrario di Burton upon Trent. Nel 1777 vendette l’attività alla famiglia Pickford e, col ricavato, aprì, sempre a Burton, la Bass & Co. Brewery. Alla sua morte, avvenuta nel 1787, prese in mano le redini dell’azienda il figlio, Michael Tomas.
Già nel 1800 la birra della Bass raggiungeva Danzica, i paesi baltici, la Russia e diversi stati tedeschi. Poi arrivò la parentesi napoleonica (1806-15) col divieto d’importazione di ale inglesi in Europa.
Nel 1832 fu messa a punto la India Pale Ale, in grado di sopportare il lungo viaggio alla volta dell’India dove i soldati inglesi reclamavano la loro bevanda; ma che presto prese anche la strada per l’Egitto, il Sudafrica, l’area del Baltico.
Con la costruzione della linea ferroviaria attraverso Burton, la Bass, rimasta fino ad allora circoscritta alle zone di Londra e Liverpool, nel 1839 cominciò a espandersi su tutto il mercato britannico.
Nel 1875 fu registrato il celebre triangolo rosso che compare sull’etichetta della Pale Ale, il primo marchio depositato in Inghilterra. In breve tempo la birra divenne famosa in tutto il mondo, e l’orgoglio dei migliori pub e bar. Nell’anno del centenario della fondazione (1877) la produzione raggiunse 1 milione 200 mila ettolitri. L’anno dopo la Bass divenne società per azioni.
Nel 1927 la Bass rilevò un’altra famosa impresa della città, Worthington, la cui fabbrica fu poi demolita. Nel 1961 avvenne la seconda acquisizione, Mitchells & Butlers (nota anche come M & B), la principale azienda di Birmingham. Questa volta però il vecchio stabilimento di Cape Hill, nei pressi della città, fu radicalmente modernizzato. Passarono solo sei anni e, dalla terza acquisizione, Charrington UB di Burton, nacque, con sede a Londra, la Bass PLC.
Già dal 1953, con l’introduzione in Inghilterra della canadese Carling, la Bass ne aveva fatto il marchio di punta per le proprie lager. Nel 1968 assunse il controllo della Stones di Sheffield (South Yorkshire), risalente al 1865. E continuò l’espansione, fino a diventare il maggiore gruppo del Paese.
Controllava, in Scozia, la Tennent’s; nel Galles, la Hancock’s; in Irlanda del Nord, la fabbrica fondata nel 1891 da Thomas Caffrey nella contea di Antrim. Fuori della Gran Bretagna, aveva rilevato negli anni Novanta le birrerie Staropramen, Ostravar, Vratislavice e Svijany, nella Repubblica Ceca. Aveva perfino inaugurato una joint venture con la cinese Ginsberg Brewery. Mentre le sue birre raggiungevano una sessantina di paesi.
Quando venne superata dalla Scottish Courage, la Bass non si arrese e tentò una joint venture anglo-danese, con la Carlsberg-Tetley. Nel 1997 il Fair Trade Office (l’autorità garante della concorrenza e del mercato) autorizzò la fusione, e sorse il colosso che arrivava a controllare il 40% del mercato inglese.
Poi il quadro competitivo britannico si diede un nuovo assetto. Nel 2002 la Bass cedette le proprie attività produttive alla Interbrew, che già aveva assorbito la Whitbread, a sua volta, proprietaria della Strangeways di Manchester. Nacque così la Interbrew UK. Ma i marchi Worthington’s, Carling, Stones, Caffrey’s, per i vincoli antitrust, dovevano andare a terzi; subentrò allora l’americana Coors che, con essi, costituì la Coors UK (oggi Molson Coors UK). La Carlsberg-Tetley invece divenne Carlsberg UK. Rimase però la proprietà del marchio Bass alla Interbrew UK, oggi Anheuser-Busch InBev UK, con la fabbrica a Luton, nel Bedfordshire.
A Burton la sede della Bass, oltre allo stabilimento, ospita l’importante Museum Brewery, inaugurato nel 1977. All’interno di quest’ultimo, il microbirrificio, attivo dal 1920, ha ancora due vasche quadrate in rame per la fermentazione all’aperto (una di esse risale al 1850). Ovviamente, con il riscaldamento a vapore, la produzione è limitata ad ale commemorative, stagionali e speciali. Altro impianto importante è a Birmingham.
Draught Bass, premium bitter di colore rosso (g.a. 4,4%); una delle ale maturate in botte più vendute del Paese. Dal 1982 non viene più prodotta con il tradizionale metodo Burton Union, abbandonato perché ritenuto troppo costoso; anche la luppolizzazione a secco è stata abolita. E, inevitabilmente, risulta un po’ sminuita la complessità della sua caratteristica secchezza fruttata. Rimane comunque una delle migliori birre della tipologia. L’aroma si libera squisitamente fruttato. Il corpo medio anima un gusto di malto impreziosito da un delicato amaro di luppolo. L’equilibrio globale continua ad accreditare questo classico, nella sua tipologia, dell’attività brassicola inglese. Questa versione viene prodotta, a contratto, dalla Marston. La versione in bottiglia e in lattine invece avviene presso la Samlesbury Brewery, nel Lancashire, la seconda più grande fabbrica di birra nel Regno Unito, costruita nel 1972.
Bass Pale Ale, pale ale di colore rosso ambrato (g.a. 5%); versione in bottiglia della Draught. In origine aveva una seconda fermentazione, in bottiglia appunto; oggi invece subisce il filtraggio e la pastorizzazione. Viene fabbricata in modo tradizionale, con luppoli aromatici inglesi; ma non più con l’acqua sorgiva di Burton upon Trent, ricca di minerali e di sali ideali per la tipologia. La sua etichetta compare nel celebre quadro del parigino Édouard Manet Il bar delle Folies-Bergères del 1881. La schiuma, fine e compatta, ha una media stabilità. L’aroma fruttato, con sensazioni di caramella d’orzo, sembra addirittura debole, e svanisce in fretta. Al contrario si rivelano molto persistenti nel gusto, anche se non forti, i sentori amarognoli che seguono immediatamente, in tutta la loro secchezza, l’attacco amabile. Nel complesso, è un prodotto non molto corposo, però di carattere e pieno di sapore, morbido e finemente fruttato, rinfrescante e di ottima bevibilità. Questa birra, per il Belgio, viene prodotta a Leuven; per gli Stati Uniti e per l’esportazione invece, a St. Louis.
Tennent’s Super, strong lager di colore dorato vivido con riflessi ramati (g.a. 9%); marchio rimasto alla AB InBev col passaggio della Tennent’s al C & C Group. Mentre non è chiaro lo stabilimento di produzione. La AB InBev infatti è solita non fornire informazioni complete sui propri marchi (in particolare, la provenienza), ritenendole, presuntuosamente, non importanti per il consumatore. Considerata l’antesignana delle strong lager scozzesi, questa Super è senz’altro la migliore e una delle più forti, nello stile, del Regno Unito. Con una carbonazione piuttosto bassa, la schiuma si rivela scarsa e poco persistente, anche se lascia qualche pizzo decente. L’aroma, intensamente di malto, non reprime i suggestivi richiami di mela e cereali dolci. Il corpo, con la consistenza della doppio malto, possiede addirittura un elevato tenore di gradi saccarometrici (22,5 °P); ma risulta scorrevole e brillante, nella sua tessitura oleosa. Il gusto, forte, vivace, di un malto tendente al dolce, si perde presto tra le note calde dell’etanolo, non appena quest’ultimo fagocita anche l’emergente amaro del luppolo. Il finale ha toni aspri e speziati. La discreta persistenza retrolfattiva regala una briosa suggestione caramellata.