Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Tokyo/Giappone
Recente microbirrificio di Akasaka, quartiere residenziale e commerciale di Minato, a sua volta, uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo. Fu aperto dalla Hoppy Beverage Company che nel 1948, col nome di Kokuka Beverage Company, iniziò la produzione e la vendita in Giappone di bevande chiamate Hoppy (ossia “luppolate”).
Nonostante il suo sapore simile alla birra, la Hoppy non contiene basi puriniche. Al momento del suo lancio, mescolata con Shōchū (un distillato giapponese), era ugualmente chiamata Hoppy e considerata un surrogato della birra, che non era alla portata della gente comune. Oggi Hoppy è stata riscoperta tra alcuni residenti di Tokyo e, quando in un pub viene ordinato un bicchiere o una tazza di Shōchū viene servita, insieme, una bottiglia di Hoppy.
Akasaka Beer München, münchner dunkel (g.a. 4,5%); conosciuta anche come Jindaiji Beer München. Con un’effervescenza decisa, la schiuma emerge sottile, spessa, cremosa, e di buona allacciatura. L’aroma è a base di un leggero cioccolato con sentori evanescenti di luppolo speziato. Il corpo appare di media intensità. Il gusto richiama la dolcezza del malto scuro con ben evidenti note vegetali. Il finale amarognolo prelude a un discreto retrolfatto dalle impressioni speziate astringenti.
Akasaka Beer Pilsen, pilsner di colore giallo paglierino (g.a. 6%); conosciuta anche come Jindaiji Beer Pilsen. La carbonazione è decisa; la spuma, piuttosto scarsa ed evanescente. Al naso s’impongono sentori di malto e luppolo erbaceo avvolti in un pungente alone di etanolo. Il corpo medio alimenta un gusto dolce di caramello e grano che si fa sempre più amaro man mano che si avvicina la fine della corsa. Dal retrolfatto di buona persistenza si levano calde suggestioni alcoliche.
Nihon Bashi Beer, versione non filtrata della Akasaka Beer Pilsen. Ha buon gusto, ma l’aroma piuttosto sciropposo che stride con la tipologia.