Birra e salute: una review aggiornata e rigorosa!

È stato provato che il consumo eccessivo di birra è negativo per la salute, soprattutto se associato con un’alimentazione povera, ma è sempre più evidente che un’assunzione moderata può apportare alcuni benefici per la salute. Oltre alle prove scientifiche che indicano come un consumo morigerato di alcol possa essere benefico per la salute, sono disponibili in bibliografia studi specifici sulla funzione positiva di un’assunzione ragionevole di birra per la salute umana. Si riportano di seguito i risultati di alcuni studi scientifici sull’influenza di un corretto stile di consumo della birra correlato a differenti aspetti di protezione e prevenzione di patologie.
Numerose sperimentazioni sull’osteoporosi, ed in particolare quelle condotte dal prof. Sripanyakorn e collaboratori nel 2004, evidenziano che il silicio è un costituente particolarmente concentrato nella birra e sembra essere un importante nutriente per la salute ossea. Inoltre, l’umulone, l’alfa-acido apportato dal luppolo, inibisce l’osteoporosi già a bassi livelli di concentrazione (studi del gruppo di ricerda del dr. Tobe, pubblicati nel 1997).
Nell’ultimo decennio sono state svolte ricerche intensive sull’interrelazione tra altri costituenti del luppolo ed effetti specifici sulla salute dell’uomo. Tra questi lo xantoumolone ed il desmetilxantoumulone: entrambi in vitro hanno manifestato un ampio spettro di azioni nella chemioprevenzione del cancro, inibendo l’attivazione metabolica di agenti pro-tumorali, stimolando l’azione degli enzimi coinvolti nella detossificazione carcinogenetica e, infine, inibendo la crescita del tumore in stadio precoce.

 

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Formula chimica dello xantoumolone.

 

Prove spertimentali hanno dimostrato l’azione citotossica di tali composti nell’inibire la proliferazione di cellule tumorali del seno (studi condotti dal dr. Miranda e collaboratori, 1999), colon e ovaie (ad opera di Gerhauser e collaboratori, 2002). I fitoestrogeni, metaboliti secondari delle piante, sono presenti in moderate quatità nella birra e potrebbero agire contro il cancro dell’utero, del seno e, nell’uomo, potrebbero inibire l’iperplasia benigna della prostata (studi del gruppo di ricerca del prof. Rong del 2001 e del dr. De Keukeleire, 2003). Infine, il ricercatore dr. Pepper e collaboratori (2004) hanno dimostrato che, in cellule di bovino, il fitoestrogeno 8 PN inibisce l’angiogenesi.
Negli studi di osservazione delle popolazioni, il consumo di alcol è in genere risultato associato in maniera inversamente proporzionale alle malattie cardiovascolari e al diabete di tipo 2. L’apparente effetto protettivo dell’alcol è maggiormente visibile con la birra e il vino, e in misura minore con gli altri alcolici. Sembra altresì esservi un aspetto “dosaggio”: piccole quantità di alcol assicurano una maggiore protezione, sino a una determinata soglia, superata la quale il rischio di sindrome metabolica riprende ad aumentare. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che un consumo limitato di birra può avere effetti benefici sulla sensibilità all’insulina grazie alla mediazione del tessuto adiposo che viene indotto alla secrezione di adipochine (prof. Sierksma, 2004).
Studi epidemiologici hanno riscontrato una correlazione negativa tra consumo moderato di bevande alcoliche e rischio di infarto del miocardio. Una meta-analisi di questi studi condotta da Estruch e collaboratori (2005) ha dimostrato che le bevande fermentate, come la birra e il vino, assicurano una maggiore protezione contro le malattie cardiovascolari rispetto agli altri alcolici.

 

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Secondo tali studi, gli effetti delle bevande fermentate con contenuto polifenolico elevato sono correlati con le primissime fasi dell’aterosclerosi, riducendo il rischio di insorgenza di tale patologia e quelle ad essa correlate.
L’umulone del luppolo esercita, inoltre, una pronunciata attività antinfiammatoria con benefici al sistema immunitario e prevenzione delle malattie cardiovascolari (sperimentazioni del prof. Yamamoto e collaboratori, pubblicate nel 2000). In particolare, la ricerca condotta da Diaz e collaboratori (2002) ha indicato che un consumo moderato di birra ha causato un effetto di immunomodulazione in una popolazione di adulti spagnoli sani; tale effetto sembrerebbe più rilevante nelle donne. Il risultato potrebbe significare che gli adulti in buona salute e che consumano birra in maniera moderata sono meno inclini a contrarre infezioni.
Le ricerche epidemiologiche su popolazioni di anziani dimostrano che un moderato consumo di alcol riduce il rischio di attacchi ischemici, nonché di demenza, compreso il morbo di Alzheimer.

 

 

Diversi lavori scientifici hanno rilevato che le persone che bevono anche soltanto due bicchieri di birra (o uno di vino) hanno processi mentali sensibilmente più perspicaci di quelli degli astemi. Dal lungo elenco di pubblicazioni scientifiche su tale argomento spiccano due esempi:

  • “The Nurses Health Study” con l’osservazione di 12.480 donne negli USA, che ha dimostrato che le bevitrici moderate hanno ottenuto migliori punteggi cognitivi rispetto alle astemie;
  • “Rotterdam Study”, con la partecipazione di 7.983 persone, ha evidenziato che il consumo moderato (da una a tre birre al giorno) è stato significativamente associato con un minore rischio di qualsiasi forma di demenza, compresi il morbo di Alzheimer (diminuzione del 58%) e la demenza vascolare (diminuzione del 29%).

In più, l’alcol assunto con moderazione può aiutare a lottare contro alcuni problemi sociali. È stato riscontrato, infatti, che i bevitori moderati sono più felici, commettono un numero inferiore di suicidi, hanno meno disturbi della salute, chiedono meno congedi per malattia e sono ricoverati meno frequentemente in ospedale; inoltre, si riprendono meglio dalle malattie, sono più educate, hanno maggiori redditi e una vita sociale più ricca.
In conclusione, tutte le sperimentazioni evidenziano l’importanza dei modelli di consumo; il messaggio di moderazione ed equilibrio deve permettere di prendere in considerazione la propria taglia, il peso, il sesso, la suscettibilità genetica, i fattori dello stile di vita, l’età e il tasso del metabolismo, valutando così i pro e i contro del bere. Non è possibile generalizzare per tutta la popolazione i livelli dannosi e protettivi del consumo di birra, ma possono essere determinati da ciascuna persona consultando il proprio medico.

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