Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Londra/Inghilterra
Col successo ottenuto a novembre del 2011 al London Craft Beer Festival, due barbuti homebrewer, Gregg Irwin e Bryan Spooner, ritennero di aver ormai le carte in regola per avventurarsi nel mondo dei professionisti, col nome di Weird Beard (che, familiarmente, vuol dire “barba strana”) appunto.
Impazienti delle lungaggini burocratiche, abbandonarono presto l’idea di stabilirsi sotto le arcate della linea ferroviaria e optarono per la tranquilla zona periferica residenziale di Hanwell.
Ovviamente dovettero passare dall’impianto casalingo da 21 litri a quello industriale da 10 barili; conservando però la predilezione per i luppoli, soprattutto americani ed esotici.
La produzione, che già annovera 225 birre, verte sulla fermentazione alta, con il condizionamento in botte, fusto e bottiglia. Le pochissime eccezioni sono rappresentate da qualche pilsner, tra le quali spicca l’imperal Weird Beard/Haand Dirrty Haands BA, quasi nera e dal tasso alcolico del 9,8%, realizzata in collaborazione con il birrificio norvegese di Drammen Haandbryggeriet.
Weird Beard Hit The Lights, india pale ale di un caldo colore oro antico e dall’aspetto piuttosto velato (g.a. 5,8%). Il nome vuol dire “La strana barba ha colpito le luci”. La carbonazione è moderata; la schiuma bianca, enorme, fine, spessa, cremosa, di ottima durata e aderenza. Intenso, fresco e pulito, l’olfatto esala attraenti profumi di agrumi (pompelmo, arancia, mandarino), frutta tropicale (mango, ananas, melone), uva spina, mela rossa, litchi, malti, lievito, caramello, vaniglia e, senz’altro, meno eleganti ma più vigorosi, di fieno, erbe, fumo, legno, resina di pino, luppolo fruttato, nonché qualche tocco minerale. Il corpo, da medio a leggero, ha una consistenza alquanto oleosa. Il gusto attacca con una piacevole dolcezza penetrante, a base di caramello, miele, biscotto, frutta matura; per poi passare, con disinvoltura e quasi a gradi, da un’asprezza perfino astringente a un amaro floreale, erbaceo, terroso. Il finale si scopre in tutta la sua pesante luppolizzazione con una punta di acidità: facile introduzione per una lunga persistenza retrolfattiva dalle sensazioni di scorza di limone essiccata e di fiori ugualmente secchi.
Weird Beard Mariana Trench, american pale ale di colore arancio dorato e dall’aspetto torbido (g.a. 5,3%); immessa in commercio nel 2013. Con un’effervescenza quasi piana, la schiuma biancastra esce di modeste dimensioni, comunque minuta, densa, cremosa, di buona stabilità e allacciatura. Fresco e pulito, l’olfatto regala eleganti profumi di frutta tropicale, pompelmo, mandarino, pesca, scorza d’arancia e, più in sottofondo, tenui ma persistenti sentori di resina, abete rosso, aghi di pino, uva spina, luppolo floreale. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza non proprio acquosa, bensì con qualche accenno oleoso. Il gusto attacca subito con miele, pane, biscotto, volgendo, dopo la fase centrale dominata dalla frutta tropicale, verso le note equilibratrici dell’arancia amara, della buccia di pompelmo, della resina di pino. A chiudere il lungo percorso gustativo arriva un finale asciutto, polveroso, alquanto speziato. E il commiato è affidato alla non men notevole durata del retrolfatto intensamente improntato all’erbaceo amaro del luppolo.
Weird Beard Five O’clock Shadow, american IPA di colore ramato con sfumature arancio e dall’aspetto nebuloso (g.a. 7,3%); anch’essa risalente al 2013. La carbonazione è quasi piatta; la schiuma biancastra, piuttosto scarsa, grossolana e di non così lunga durata. L’aroma si libera fresco, pulito e dolce, con malto biscotto, frutta tropicale, pompelmo, marmellata d’arancia, frutti di bosco, che si esaltano su fondo legnoso, di resina, erbe, fiori, aghi di pino, luppoli vecchi. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio, anche un po’ untuosa. Rispetto al naso, il gusto rivela minor freschezza ma ottimo equilibrio tra caramello, miele, biscotto e frutta tropicale, di qua e di là, scorza di pompelmo, resina di pino, erbe secche, luppolo agrumato, lievito speziato. La lunga corsa termina intensamente luppolizzata, ruvida e amara. Qualche sensazione di acidità fruttata ravviva la secca persistenza retrolfattiva.