Warsteiner Brauerei Haus Cramer

Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Warstein/Germania
Grande birrificio nella Renania Settentrionale-Westfalia che, tuttora nelle mani della famiglia Cramer, produce sia per il mercato nazionale che per l’esportazione.
I Cramer, originari della Boemia, cominciarono nel 1260 la loro migrazione verso l’Occidente. Tre secoli dopo si stabilirono a Warstein, in una zona collinare boschiva del Sauerland, ricca di laghi e di fiumi dalle acque limpidissime.
La prima testimonianza è il registro dei tributi della città, il quale documenta nell’anno 1753 il pagamento di 1 Reichstaler e 19 fiorini di tasse, da parte dell’agricoltore Antonius Cramer, per aver oltrepassato il volume massimo consentito per il consumo personale e iniziando a vendere la birra prodotta.
Il figlio, Johannes Vitus, rilevò il birrificio della casa, che non tardò a emergere, anche grazie alla sua posizione nel centro cittadino.
Nel 1802 Warstein fu devastata in gran parte da un incendio che non risparmiò neanche la casa di Cramer. L’anno successivo il birrificio venne ricostrutito nella stessa posizione, e vi fu anche aggiunto un pub dove venivano servite le birre della casa. Nel 1804 l’attività passò nelle mani del figlio promogenito di Johannes, Casper.
Grazie al collegamento, nel 1884, di Warstein con la ferrovia, la Warsteiner cominciò a diffondersi sul mercato tedesco. Assunse quindi carattere industriale con l’installazione, nel 1895, della prima macchina a vapore e con l’iscrizione, tre anni dopo, nel registro delle imprese.
A fine secolo, con l’amministrazione dei fratelli Albert e August Cramer, in particolare Albert (il primo mastro birraio della famiglia), la Warsteiner, all’avanguardia della trecnologia, era una delle aziende birrarie più importanti della zona.
Nel 1920 il birrificio si traformò in un’azienda moderna. Oltre alla pilsner e alla bock, produceva anche limonata e acqua in bottiglia. Nel 1960 furono raggiunti i 100 mila ettolitri di birra. Alla fine del decennio, Hermann Hoffman ebbe l’incarico di disegnare l’elegante bicchiere divenuto nel tempo elemento di immediata riconoscibilità del marchio.
Nel 1927 Albert Cramer scoprì, nei pressi del bosco di Arnsberg, la fonte Kaiserquelle. Con un’acqua dalla durezza di solo 1 o 2 gradi, capace quindi di caratterizzare il gusto della birra, l’anno successivo la Warsteiner si concentrò sulla produzione della pilsner. E la Premium Pils, con una domanda di mercato in continua crescita, portò, dopo due anni di lavori, all’inuaugurazione, nel 1976, alla periferia sud di Warstein, del Forest Park, il birrificio più moderno e più grande d’Europa.
Nel 1991 furono lanciate la Light e la Fresh. Seguirono, nel 2003, le beer-mix, di crescente successo tra le giovani generazioni per il gusto e la facilità di consumo e commercializzate in bottiglie long neck con etichetta internazionale. Ma già nel 1990 era cominciato l’acquisto di altri birrifici.
Nel 1994, dai circoli di ristorazione di Amburgo, si diffusero in tutta la Germania voci secondo cui il birrificio di Warstein doveva essere collegato con la setta di Scientotology (un’organizzazione, con la sede principale negli Stati Uniti, che raccoglie e diffonde dal 1954 l’insieme delle credenze e pratiche ideate da L. Ron Hubbard basate sul precedente sistema di autoaiuto denominato Dianetics). La secca smentita, da parte della Warsteiner, tramite annunci a tutta pagina su riviste e quotidiani a tiratura nazionale, non riuscì a contrastare adeguatamente il calo di vendite.
Nel 2005 fu attivata la linea ferroviaria che collega l’unità produttiva di Warstein alla rete europea di trasporto su rotaia. Una scelta strategica vincente che, oltre a garantire alla clientela prezzi stabili, permette consegne più snelle e con un impatto ambientale estremamente ridotto, anche su grandi distanze. Da gennaio 2005 infatti gli autotreni circolanti sulle autostrade tedesche pagano il pedaggio che, inevitabilmente, finisce col ripercuotersi sul prezzo delle merci per il consumatore. Ma già nel 1997 la lungimirante Warsteiner aveva concluso un accordo-quadro con le Ferrovie tedesche, investendo pesantemente negli anni successivi per la costruzione di un proprio raccordo ferroviario.
Ancora nel 2005, il Governo tedesco modificò parzialmente la legge di due anni prima, esentando dal cauzionamento i barattoli da 5 litri. Immediatamente la Warsteiner riprese la vendita di questi contenitori con il supporto di azioni promozionali e pubblicitarie. Risultato: ritorno alla grande dei barattoli, con immensa soddisfazione dei consumatori, che li utilizzano in particolar modo per escursioni, feste casalinghe, grigliate.
Nel 2006 Albert Cramer nominò membro del consiglio direttivo e comproprietaria la figlia più giovane Catharina (di 28 anni e nona generazione dei Cramer alla guida dell’impresa familiare) perché lo sostituisse progressivamente. Sempre nel 2006 la Warsteiner si dotò di un centro visitatori chiamato Warsteiner Welt.
Ma una strategia di mercato delle meno innovative aveva intanto portato a un forte calo della produzione e delle vendite. E l’azienda fu costretta a licenziare i dipendenti e chiudere le strutture produttive.
La ripresa iniziò gradualmente nel 2010. Nel 2012, all’età di 69 anni, morì Albert Cramer. Nel 2013 la produzione totale di bevande del Gruppo Warsteiner si confermò quella dell’anno precedente, 456 milioni di ettolitri.
Sempre nel 2013, nel mese di agosto, un focolaio di legionellosi colpì a Warstein 165 persone causando 3 morti. A settembre veniva annunciato il ritrovamento della legionella nelle piscine di depurazione dell’impianto di trattamento delle acque reflue e nel sistema di raffreddamento del birrificio. A febbraio dell’anno dopo, il ministro dell’ambiente della Renania Settentrionale-Vedstfalia, Johannes Remmel, annunciava al comitato ambientale del parlamento dello stato di Düsseldorf che nel precedente gennaio erano state rilevate ancora concentrazioni di legionella molto elevate nelle vasche di aerazione del birrificio. Una pesantissima mazzata per la Warsteiner, obbligata a svolgere ulteriori disinfezioni a raggi ultravioletti.
Nel 2014, il Bundeskartellamt inflisse ammende per un totale di 106,5 milioni di euro alla Warsteiner e ad altri tre birrifici per accordi sui prezzi di barili e birre in bottiglia in un cartello della birra dal 2006 al 2008.
Il marchio Warsteiner appartiene alla Haus Cramer Management GmbH, insieme ad altri marchi. La direzione, formata dal socio amministratore Catharina Cramer e da Peter Himmelsbach, amministratore delegato della tecnologia, si è ampliata il primo gennaio 2015. Come nuovo amministratore delegato della società, Martin Hötzel ha assunto la responsabilità generale delle vendite e del marketing del gruppo Warsteiner in Germania e all’estero. Al fine di garantire quote di mercato nel settore della ristorazione, negli ultimi anni Warsteiner ha acquistato numerosi grossisti di bevande.
Gli altri marchi sono costituiti da birrifici rilevati dalla Warsteiner nel corso degli anni:
-Paderborner Brauerei, dal 1990
-Frankenheim Privatbrauerei, dal 2005
-Herforder Brauerei, dal 2007
Dal 2001 la Warsteiner ha una partecipazione nella König Ludwig. Ha altre partecipazioni all’estero: Salomone, Saint Vincent, Camerun, Gambia, Nigeria. Quanto a Panamá, Russia e Maurizio, ha optato invece per la produzione su licenza.
In Argentina, a Zarate, un sobborgo di Buenos Aires, aveva fondato nel 1994, e costruito due anni dopo, il birrificio CASA Isenbeck per la produzione di birre Isenbeck e Warsteiner. Nel 2010 questo birrificio fu rilevato dalla SABMiller, ma un accordo di licenza a lungo termine garantisce la produzione e la distribuzione del marchio Wartsteiner in Argentina.
Nel complesso, il birrificio esporta il marchio Warsteiner in oltre 60 paesi in tutto il mondo. Ha filiali in Olanda, Spagna, Francia, Inghilterra, Austria, Svizzera, Canada, negli Stati Uniti. Nel nostro Paese opera attraverso la Warsteiner Italia, nata nel 1998 a San Giovanni Lupatoto, in provincia di Verona.
Al 31 dicembre 2017, il gruppo Barth-Haas elencava Warsteiner Group al 38° posto tra i 40 gruppi di birrerie più grandi al mondo, con oltre 6 milioni di ettolitri all’anno.
Nonostante l’aspetto futuristico della fabbrica, l’esasperato processo di innovazione tecnologica e l’enorme volume di produzione, che danno un’immagine incontrovertibilmente industriale, la Warsteiner ha mantenuto un’apprezzabile artigianalità.
Utilizza l’acqua dolce della Kaiserquelle, sorgente di proprietà; malto delle migliori malterie francesi e tedesche; varietà pregiate, delicate e aromatiche del luppolo della Hallertau; lievito di coltivazione propria; nonché il sistema di riscaldamento e cottura del mosto a vapore. Soprattutto, sono opera della meticolosa cura nella fase di maturazione l’eccezionale morbidezza del corpo e la finezza nella percezione del gusto del tutto particolare: caratteristiche che rappresentano una singolare evoluzione della tipologia pils, aggiungendo alla birra Warsteiner doti di gran bevibilità e ampliando il gradimento da parte dei consumatori.
Una birra di successo dunque. Un successo che è anche, notoriamente, merito delle sponsorizzazioni degli avvenimenti culturali e sportivi di maggior risonanza (dallo sci al calcio, dall’equitazione al volo in mongolfiera; anche musica e feste sono protagoniste nel panorama Warsteiner); della stretta collaborazione con la gastronomia che ha incrementato le occasioni di consumo; dell’efficace supporto di marketing il quale assicura ai prodotti una capillare conoscenza da parte delle diverse fasce di consumatori, tramite interventi di comunicazione pubblicitaria, promozioni, oggettistica. Eine Königin unter den Bieren (“Una regina tra le birre”), così recita l’elegante etichetta con le scritte che risaltano in rilievo e chiaro riferimento alla corona disegnata nel simbolo della birra.
Warsteiner Premium Verum, premium pilsner di colore giallo paglierino molto pallido (g.a. 4,8%). Una delle poche marche nazionali della Germania, è considerata, dalla casa, il fiore all’occhiello nel suo catalogo e, dagli esperti, una delle più prestigiose birre tedesche. La produzione è arrivata a 3 milioni 800 mila ettolitri annui. Nei locali di tendenza viene offerta in confezione LCE (Limited Club Edition), una bottiglia con etichetta fluorescente. Mentre dal 2011 è disponibile anche in lattine dorate. Con una moderata effervescenza, la spuma bianca fuoriesce abbondante e sottile, compatta e cremosa, di ottima tenuta e allacciatura. L’attraente finezza olfattiva esibisce profumi erbacei di luppolo, un po’ fievoli comunque puliti e in perpetta armonia con un intenso malto granuloso, una croccante crosta di pane e un lievito fruttato. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in una consistenza piuttosto acquosa. Eleganza, brio e frizzantezza caratterizzano un sapore dall’amaro ideale per conferire al prodotto una facile bevibilità e un delizioso appagamento rinfrescante; anche se l’esigenza di internazionalizzare il gusto sacrifica un po’ il carattere di questa pur eccellente premium. Il finale, non troppo intenso o duraturo, sa tanto di lievito e pane cotto, perdendosi languidamente in una discreta persistenza retrolfattiva luppolizzata, asciutta e abbastanza amara.
Warsteiner Premium Light, premium light pilsner di colore dorato pallido (g.a. 2,4%). Il produttore la definisce con lo slogan “A metà con gusto”, per il contenuto alcolico pari alla metà di quello della Premium Verum. Incontra il favore di sportivi e salutisti in genere. La carbonazione è moderata; la schiuma bianca, abbastanza generosa, ruvida, cremosa, ma di scarsa tenuta e aderenza. L’aroma si schiude con un luppolo molto fine, purtroppo contaminato da un malto aspro, come se fosse stato usato il cereale da fermentazione. Il corpo è leggero, e di consistenza decisamente acquosa. Nonostante il basso tenore alcolico, il gusto si rivela più che sostenuto, con il rampicante che non si lascia minimamente intimidire da un cereale sdolcinato e granuloso. Una buona secchezza ripulente finale spiana la strada alle piacevoli impressioni amarognole del corto retrolfatto.
Warsteiner Premium Fresh, pilsner assolutamente analcolica, di un cristallino colore oro chiaro. Il processo di evaporazione naturale a bassa temperatura, dopo la fase di fermentazione, mantiene inalterati schiuma, profumo e sapore. La carbonazione è medioalta; la schiuma bianca, non così generosa, ma fine, soffice, cremosa, di sufficiente tenuta e aderenza. L’aroma si apre dolciastro, con un tocco burroso: malto biscotto, fieno, paglia, cracker, pane, mais, grano, miele, sono a malapena contrastati da un blando luppolo erbaceo; mentre alitano in lontananza indizi metallici e di cartone bagnato. Il corpo leggero dispone di una scorrevolissima consistenza acquosa. Il gusto si snoda asciutto, fresco, con note di mais, biscotto, miele, pasta di pane, caramello, in buon equilibrio con un delicato amarore più vegetale che erbaceo. Amarore, che s’intensifica nella secchezza del corto finale. Da guastafeste, lo sfuggente retrolfatto insinua una suggestione di dolcezza artificiale.
Warsteiner Premium Lemon, bevanda mix a base di birra di un brillante colore giallo paglierino con sfumature verdi (g.a. 2,9%). È costituita dal 60% di Warsteiner Premium Verum e dal 40% di essenze naturali di limone e lime. Con una carbonazione da bassa a media; la schiuma bianca, spessa e delicata, non dura più di tanto, lascia però sottili anelli di allacciatura al vetro. L’aroma si apre succoso, con tutta la freschezza del lime e del limone: mentre rimangono con discrezione sul fondo indizi di cracker e luppolo erbaceo. Il corpo è leggero, quasi scarno, e di una decisa consistenza acquosa. Anche grazie al basso contenuto alcolico, il gusto si snoda in piena scioltezza, rinfrescante e dissetante, con un po’ di dolcezza di malto e un tocco acre di lime e limone. Nella secchezza del finale emerge qualche nota amara di luppolo. A malapena accennato, il retrolfatto esala una scarna sensazione di lime/limone dall’accento metallico.
Brauerei Isenbeck/Hamm
La nascita di questo birrificio risale al 1769. Ampliato nel 1863, nel 1897 si unì con la vicina Brauerei Friedrich Pröpsting Nachfolger, formando la Brauerei W. Isenbeck u. Comp. AG. Ma, non molto tempo dopo l’inizio del secolo successivo, la nuova società vendette l’ex Brauerei Friedrich Pröpsting Nachfolger.
Nel 1944, l’85% del birrificio fu distrutto dalle incursioni aeree degli Alleati.
Finita la guerra, si ebbe la ricostruzione totale, e la Isenbeck divenne presto una delle birrerie più moderne della Repubblica Federale Tedesca. Nel 1971 acquistò addirittura, subito chiudendola, la Kloster-Brauerei che aveva preso il nome dall’antico monastero francescano.
Nel 1989 il principale azionista di Isenbeck Privatbrauerei Nies AG, il Nies-Gruppe, trasferì la produzione a Paderborn. L’anno successivo, unitamente alla Paderborner, la Warsteiner acquisì il marchio Isenbeck e demolì il suo birrificio.
Oggi Isenbeck è un marchio regionale, venduto solo in Germania e prodotto dalla Paderborner Brauerei in due tipologie.
Isenbeck Premium Pils, pilsner di colore giallo dorato brillante (g.a. 4,8%). La carbonazione è piuttosto atttiva; la schiuma bianca, ariosa, di grana media, cremosa, di notevole tenuta ma dall’allacciatura abbastanza disordinata. Di buona persistenza, il bouquet olfattivo propone il floreale del luppolo in primo piano; a seguire, paglia, grano bagnato, erbe, mais, anche qualche spunto metallico. Il corpo tende decisamente al leggero, in una consistenza peraltro alquanto acquosa. Malto granuloso, pane, fieno, orzo, granaglie, allestiscono invece una solida base per l’amarogno erbaceo, l’acre della scorza d’agrumi, un lieve speziato da luppolo: e il gusto si snoda brioso, piacevolmente rinfrescante e dissetante. Il finale, secco e pulito, ripropone qualche nota erbacea e speziata. Il retrolfatto, appena accennato, riesce solo a rammentare, intensificandole, le sensazioni metalliche dell’aroma.
Isenbeck Premium Dark, dunkel di colore marrone scuro rossastro e dall’aspetto piuttosto opaco (g.a. 4,8%). È conosciuta anche come Hagedorn’s Dunkel, mentre la versione prodotta dal birrificio argentino CASA Isenbeck prende il nome di Isenbeck Dark. Con una media effervescenza, la spuma beige emerge abbastanza ricca, fine, spessa, cremosa, di buona tenuta e allacciatura. L’aroma si propone con una dolciastra morbidezza maltata che sa tanto di nocciolato; mentre in lontananza, ma non troppo, spirano sentori di caramello e zucchero di canna, caffè e cioccolato, pane e liquirizia, erbe e luppolo terroso, anche qualche indizio di zenzero. Il corpo oscilla tra il leggero e il medio, così come la trama tra acquosa e oleosa. All’imbocco alquanto acido e amaro da tostature, il sapore si addolcisce gradualmente sin a prendere una consistenza molto delicata, armonica, equilibrata, in concomitanza col venir fuori della sottile base caramellata. Il percorso ha una durata tra media e lunga, e termina con note di cioccolato e noci tostate. È invece lo zucchero di canna a contrastare un luppolo più legnoso che erbaceo nelle discrete sensazioni retrolfattive.