Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Aubel/Belgio
L’Abbaye du Val-Dieu è un ex monastero cistercense nella valle di Berwinne, vicino a Aubel, nella Terra di Herve (provincia di Liegi).
Nel 1216un piccolo numero di monaci provenienti dall’abbazia di Hocht (fondata nel 1182, vicino a Maastricht) si stabilì nella valle disabitata che costituiva il confine tra il Ducato di Limburgo e la contea di Dalhem, chiamando l’insediamento Vallis Dei (in francese, Val-Dieu “Valle di Dio”).
Il monastero originale fu distrutto nel 1287 durante la guerra della successione del Limburgo. Ricostruito, fu di nuovo distrutto nel 1574 durante la guerra degli ottant’anni e nel 1683 dagli eserciti di Luigi XIV. Fiorì, dal 1711 al 1749, durante la giurisdizione dell’abate Jean Dubois. Con la rivoluzione francese infine, venne distrutto per la quarta volta ed espropriato.
Con i suoi edifici rimanenti, Val-Dieu poteva considerarsi l’unica abbazia belga sopravvissuta alla rivoluzione francese. Sicché l’abate Jacques Uls riuscì a rientrarne in possesso; ma, alla sua morte, il complesso fu convertito in una fabbrica di lino e in un convitto.
Ridotti ormai in pessimo stato di conservazione, nel 1844 gli edifici furono reinsediati dall’ultimo monaco vivente di Val-Dieu, insieme ad altri quattro monaci dell’abbazia di Bornem.
L’abbazia fu chiusa di nuovo nel 2001, quando se ne andarono gli ultimi tre monaci. L’anno successivo vi s’insediò una piccola comunità laica guidata dal rettore Jean-Pierre Schenkelaars, sotto la supervisione delle autorità ecclesiastiche regionali, in collaborazione con l’Ordine cistercense.
Quanto alla produzione di birra monastica, con molta probabilità ebbe inizio poco dopo la fondazione dell’abbazia. Abbiamo certezze invece sulla sua interruzione con la rivoluzione francese e sulla rottamazione degli impianti avvenuta nel 1940 durante i lavori di restauro del monastero.
Tra il 1975 e il 1980, su autorizzazione senza alcun compenso dei monaci, il commerciante di bevande Corman di Battice produsse la Tripel presso gli impianti della Brouwerij Van Honsebrouck, addirittura registrando abusivamente il marchio Val-Dieu. Sicché, quando, nel 1993, un altro distributore, Joseph Piron di Aubel, stipulò con i monaci un contratto di produzione, a nome Val-Dieu con l’obbligo di corrispondere una commissione, ebbe la sorpresa di dover comprare il marchio da Corman.
In attesa che entrasse in funzione l’impianto di Piron, la Brasserie d’Aubel, a pochi chilometri dall’abbazia, le birre Val-Dieu vennero appaltate alla Brouwerij Van Steenberge. Purtroppo, nel 1995, il birrificio di Piron fallì. Pare che la causa debba essere ricercata nelle infezioni e in tanti altri problemi delle birre Blond e Brune.
Nel 1997, un altro commerciante di bevande, Alain Pinckaers, e il socio Benoît Humblet, birraio proveniente dalla Kronenbourg, ebbero la geniale idea di trasferire la birreria negli edifici dell’antica fattoria dell’abbazia, battezzandola Brasserie de l’Abbaye du Val-Dieu. Sicché, a parte i birrifici trappisti, quella di Val-Dieu, è l’unica abbazia belga all’interno della quale viene ancora prodotta birra, anche se altre 21 fabbriche sciorinano l’etichetta della birra belga d’abbazia riconosciuta.
La produzione, iniziata con la Blond e la Brune, seguite, nel 1998, dalla Tripel, è oggi è arrivata a 13 mila ettolitri annui (con un export del 30%). Mentre l’azienda è sempre nelle mani di Alain Pinckaers e del nipote Michaël Pelsser. Benoît Humblet invece, andatosene nel 2013 ad aprire il proprio microbirrificio Bertinchamps a Gembloux, venne sostituito dalla birraia Virginie Harzé.
Ovviamente, dati i precedenti, la nuova birreria non poteva vantare la costante e progressiva diffusione che avevano potuto invece alimentare gli altri produttori delle birre d’abbazia. Ma, ripreso a lavorare regolarmente, è riuscita nel giro di qualche anno a recuperare buona parte del terreno perduto.
Le birre, elaborate con i metodi artigianali della tradizione abbaziale, rivelano il carattere, la pienezza, l’armonia, di questo prestigioso stile. Tutte con rifermentazione in bottiglia, escludono categoricamente l’utilizzo di zuccheri, spezie e qualsiasi additivo chimico.
Val-Dieu Blonde, abbazia di colore da giallo pallido a dorato e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 6%). La carbonazione è piuttosto vivace; la schiuma bianca, fine, spessa, cremosa, di lenta dissoluzione e ottima allacciatura. Il delicato bouquet olfattivo si propone con una certa complessità: pane e malto biscotto, frutta matura (banana, pesca, mela, pera) e qualche agrume (in evidenza, il mandarino), miele e zucchero candito, fiori e pino, esteri di lievito terrosi ed erbe, un tocco citrico e di pepe. Il corpo medio ha una consistenza leggermente acquosa. Non tanto diversamente dal naso, note di pera, mela, uva, albicocca, grano, miele, lievito belga, limone, pepe, terra, erbe, fiori, allestiscono un sapore molto semplice, ma perfettamente bilanciato tra dolcezza e amarore, acidità e calore alcolico. Nel finale si esaltano malto biscotto, lievito belga e un piacevole fruttato. Nella discreta persistenza retrolfattiva invece l’equilibrio accusa una lieve incrinatura, allorché il rampicante prende il sopravvento per asciugare la bocca e lasciando, insieme, un’aspra sensazione aromatica.
Val-Dieu Brune, abbazia dubbel color tonaca di frate con riflessi ambrati e dall’aspetto nebuloso (g.a. 8%). La carbonazione è decisamente alta; la schiuma caffellatte, sottile, compatta, cremosa, di ottima tenuta e aderenza. I sentori olfattivi appaiono moderati e ben equilibrati, a base di biscotto, malto torrefatto, caramello, frutti di bosco, grano, prugne, mele, zucchero candito e, più in là, caffè e amaretto. Il corpo medio ha una consistenza a malapena oleosa. Le note gustative sono leggermente orientate sul malto caramellato ma senza provocare il minimo segno di squilibrio, grazie all’attenuazione, al calore alcolico che agisce con discrezione dal sottofondo, a un delicatissimo amarore conferito dal luppolo. Nel finale, si avverte una certa astringenza, per il passaggio peraltro veloce della mandorla amara. Liquirizia e tostature permeano ostinatamente le lunghe suggestioni del retrolfatto.
Val-Dieu Triple, abbazia tripel di colore oro acceso e dall’aspetto confuso (g.a. 9%). La carbonazione è piuttosto sostenuta; la schiuma bianca, abbondante, soffice, cremosa, di notevole durata e allacciatura. L’elevata intensità olfattiva propone, con finezza elegante, profumi di mela verde, agrumi, uva, miele, pesca, frutta esotica, sostenuti, in sottofondo, da coriandolo e pepe bianco; mentre appaiono molto lontani sentori di fiori bianchi e lievito fruttato. Il corpo si dimostra molto ben strutturato, nella sua consistenza leggermente cremosa, anche grazie al valido contributo alcolico che, per l’intera corsa, tiene sotto controllo l’eccellente equilibrio tra le note dolci e amare, di lievito belga e speziate. Nel finale qualche accenno di caramello si ritrova a dover fare i conti con la secchezza di una buona luppolizzazione. Mentre, nella lunga persistenza retrolfattiva, sono le spezie a contrastare, con una sfumatura amaricante, le riemergenti sensazioni amabili e pastose del sapore.
Val-Dieu Grand Cru, abbazia quadrupel di colore marrone scuro con i tipici riflessi rossastri e dall’aspetto alquanto opaco (g.a. 10,5%); l’ammiraglia della gamma. Per il suo altissimo livello qualitativo, può essere paragonata a un ottimo vino. La carbonazione è abbastanza vivace; la schiuma beige, ricca, sottile, compatta, cremosa, durevole e aderente. L’elevatissima intensità olfattiva regala, con elegante finezza, profumi di malto scuro, lievito, noci, caramello, prugna, uvetta, zucchero a velo. frutti di bosco, scorza di arancia candita, cioccolato, biscotto, pane di segale; intanto che, dal sottofondo, spirano tiepidi sentori di terra, vino, spezie. Il corpo medio tende decisamente al pieno, in una liscia consistenza oleosa. Il gusto, essenzialmente dolce, a base di caramello, biscotto, zucchero candito, prugna, uvetta, frutti di bosco, liquirizia, viene, prima, esaltato dalla frutta sotto spirito, quindi, volge verso note aspre di uva e mela rossa, amare di terra e cioccolato fondente, piccanti di malto fortemente tostato. Nel finale compare una lieve astringenza, presto però assorbita e surclassata dal delizioso retrolfatto acidulo e ancora amaro di tostature.
Stagionale
Val-Dieu Noël, birra natalizia d’abbazia di colore marrone con riflessi arancio e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 7%); parzialmente filtrata ma non pastorizzata. La carbonazione è abbastanza sostenuta; la schiuma cachi, enorme, minuta, cremosa, stabile e aderente. L’aroma, di gradevole finezza, propone malto torrefatto, caramello, vaniglia, legno, albicocca, mela verde, lievito belga, infervorati da coriandolo, cannella, chiodi di garogano, luppolo speziato, che spirano con discrezione dal sottofondo. Il corpo medio ha una morbida consistenza cremosa. Il gusto si sviluppa con profilo amabile, brioso, raffinato, e con solo qualche lieve nota amara di luppolo floreale. La corsa termina sotto l’egida di una croccante secchezza detergente. Il caratteristico piccante del lungo retrolfatto è merito di un ingrediente tenuto gelosamente segreto.