Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Salt Lake City, Utah/USA
Uno dei provvidenziali birrifici artigianali nella regione meridionale del Paese dove sono praticamente assenti i negozi statali che, nell’Utah, sono gli unici a poter vendere alcolici.
Fu fondato nel 1993 da Will Hamill e Del Vance. Ma, nel 2000, ne rimase unico proprietario Hamill, comprando la quota societaria di Vance e portando Uinta a diventare dal 2016 il 39° birrificio artigianale più grande dello Stato.
Già abbastanza ampia, negli ultimi tempi la gamma di offerte si è arricchita di birre maturate in botti di legno e dall’inusuale, per l’Utah, contenuto alcolico (oltre il 9%).
Uinta Dubhe Imperial Black IPA, black IPA di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 9,2%). Porta il nome della seconda stella, per luminosità, della costellazione dell’Orsa Maggiore, con riferimento al colore, nero come il cielo notturno, e alla quantità “astronomica” di luppolo utilizzato. È infatti la birra più luppolizzata che abbia mai prodotto l’azienda. Vengono impiegate cinque varietà di luppolo, con aggiunta dei semi di canapa. Con una media effervescenza, la schiuma beige fuoriesce enorme e densa, durevole e aderente. L’aroma esprime tutto il potenziale agrumato dei luppoli adoperati, e solo con l’innalzamento della temperatura si avverte qualche blando sentore di caramello, pane di segale, malto tostato che evoca (quest’ultimo) cacao e liquirizia. Il corpo è medio-pieno, con una spiccata consistenza cremosa. All’imbocco, il gusto rivela, a sua volta, la dolcezza di una solida base maltata; passa poi a un intermezzo agrumato col preciso intento di preparare il palato all’ondata amara, resinosa e vegetale, infervorata peraltro dall’ormai sbrigliato etanolo nelle calde vesti di un whiskey. Non diversamente dal sapore nella parte centrale del percorso, il finale si dilunga in una transizione luppolizzata agrodolce dal profilo speziato. Già, nel retrolfatto le percezioni ritornano allo status precedente, allorquando le note resinose e vegetali si facevano la parte del leone, anche se adesso devono, obtorto collo, accettare la compagnia di caffè e tostature.