Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Düsseldorf/Germania
Uerige Obergärige Hausbrauerei è il nome del birrificio che si affaccia sul fiume, nel centro storico della città vecchia (Altstadt); Zum Uerige, il ristorante associato.
In questo edificio di Berger Straße si produceva birra dall’inizio del secolo XVII, e con diversi nomi per il mutare dei proprietari.
La nascita ufficiale del birrificio quindi è fissata nel 1862, anno in cui Wilhelm Cürten rilevò Zum Bergischen Hof. Il nome attuale, Uerige, che, nel dialetto locale, vuol dire “scorbutico, brontolone”, è il soprannome che i clienti abituali affibbiarono al proprietario, di carattere burbero e spesso di cattivo umore.
Nel 1886 l’attività passò al figlio di Wilhelm, Max, che purtroppo nel 1902 morì, a soli 41 anni. La moglie, prima, la diede in gestione e, poi, la vendette al birraio Jean Keller. Nel 1934 Keller affittò il birrificio a Jakob Lotz e, tre anni dopo, lo vendette a Rudolf Arnold, già birraio a Coblenza e al quale toccò la ricostruzione dopo i bombardamenti aerei del 1943 e 1944.
Nel 1976 subentrò il birraio Josef Schnitzker, figlio dei proprietari della concorrente cittadina Brauerei Schumacher. Nel 1999 il testimone passò nelle mani di Michael, figlio di Josef.
Dalla sua nascita questo birrificio, come quasi tutti quelli di Düsseldorf, ha sempre prodotto le autentiche altbier di Düsseldorf, che i cittadini chiamano dat leckere Dröppke (“la goccia prelibata”). Usa tuttora i tradizionali contenitori di rame, un refrigeratore sempre di rame e un altro refrigeratore che è un Baudelot. Tutto l’impianto è visibile dai diversi banconi della birreria, dove la altbier viene servita alla spina in singolari bicchieri dritti e tozzi. Mentre il grasso (nello stesso edificio si producono salami di maiale e di fegato, sanguinacci, soppressate), speziato, è una proposta abbinata con il formaggio di Magonza marinato nella birra. Negli ultimi anni però anche la Uerige si è lasciata coinvolgere dalla moda della birra di frumento e non ha esitato ad ampliare la propria gamma.
Uerige Alt, altbier di colore ambrato tendente al bronzo e dall’aspetto alquanto confuso per mancanza di filtraggio (g.a. 4,7%). La birra amara più ricca della Germania, è anche stimata tra le sue migliori 10. Oltre a utilizzare il luppolo in grappoli, aggiunge malto tostato e caramellato. Mentre la durata di conservazione minima è di otto settimane. La carbonazione è moderata; la schiuma beige, sottile, compatta, cremosa, ha buona tenuta e più modesta allacciatura. L’aroma si estrinseca con discrezione e persistenza, in un gradevole mix di malto tostato, noci, caramello, pane appena sfornato, erbe, mela grattugiata, fieno, cuoio, luppolo terroso, radice di liquirizia, lievito piuttosto aspro. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza opportunamente acquosa. Piacevolmente impresso da un malto deciso, il gusto si snoda morbido e pulito, fresco e lievemente viscoso, all’insegna del pregevole equilibrio tenuto in piedi dall’acredine degli agrumi, dall’erbaceo del luppolo e dall’asprezza insinuante del lievito. Il finale apporta note terrose e amare. Amarore, che nel retrolfatto si prolunga tra secche suggestioni di cicoria.
Uerige Sticke, altbier di colore marrone scuro con sfumature rossastre e dall’aspetto abbastanza torbido (g.a. 6,5%). Nel dialetto locale, Sticke vuol dire “segreto”. Oggi la Sticke non è più un segreto, bensì un evento molto pubblicizzato che si tiene due volte l’anno, il terzo martedì di gennaio e di ottobre, quando viene spillata direttamente dalle botti di legno. Era un segreto invece in passato. La birra infatti, così si racconta, nacque, in un tempo non ben precisato, per un errore di calcolo del birraio di Uerige che utilizzò una quantità esagerata di luppolo e di malto nel preparare la classica altbier. Ne venne fuori una birra molto più ricca, appena più forte e piccante, più matura e con un particolare aroma di luppolo, che risultò estremamente gradita ai pochi clienti che ebbero la fortuna di assaggiarla. E furono proprio loro che le diedero il nome, cominciando a trasmettersi, tramite un confidenziale passaparola, la notizia della prossima mescita. Con una carbonazione medioalta, la schiuma beige sbocca enorme, fine, soffice, cremosa, di non così lunga durata ma lasciando un bel pizzo alle pareti del bicchiere. L’aroma si apre intenso, elegante, pieno di malto caramellato, frutta scura, mou, toffee, pane nero; mentre, dal sottofondo, fanno capolino con insistenza sentori di erba fiorita, tabacco, ferro, quercia fresca, scorza di limone essiccata, luppolo meravigliosamente speziato. Il corpo, da leggero a medio, ha una liscia consistenza oleosa. Straordinario l’equilibrio tra cereale e rampicante, tra la loro dolcezza e l’amarore, con un sapore abbastanza asciutto che si snoda tra note di malto, fieno, zucchero, cereali, fumo, agrumi, frutta scura e un lieve erbaceo. Al finale lungo e amaro, tiene dietro un discreto retrolfatto dalle sensazioni agrumate pressoché astringenti. Grazie alla maggior percentuale di alcol, il prodotto può essere conservato per un periodo molto più lungo della durata minima dichiarata e garantita.
Uerige Doppel Sticke, versione export della Sticke, nata nel 2005 su richiesta del mercato americano (g.a. 8,5%). Si propone ugualmente scura e velata, ma più forte; con carbonazione molto delicata e schiuma beige compatta, cremosa, tenace. L’aroma, ricco di malto scuro e pane nero, reca ostinate insufflazioni di frutta scura e luppolo speziato. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio. Il gusto attacca con un forte amarore da luppolo erbaceo, che poi si scioglie lentamente in note di zucchero caramellato, malto biscotto e cioccolato fondente, per chiudere la lunga e concitata corsa con un mix amaricante di pane nero tostato, frutta secca, luppolo terroso. A sua volta, il retrolfatto avvolge nel suo irresistibile calore di vino liquoroso sensazioni di uvetta, melassa, frutta sotto spirito.
Ueriges Weizen, wheat ale di colore giallo dorato e dall’aspetto torbido (g.a. 4,7%). La sua produzione ebbe inizio nel 1995, e in conformità al Reinheitsgebot. L’utilizzo di lievito per altbier intende distinguerla dalla birra di frumento bavarese che ha peraltro un gusto diverso. È più vicina quindi alla weissbier del Nord e a imitazione della wheat americana. La carbonazione è piuttosto attiva; la schiuma bianca che si forma, minuta, solida, cremosa, anche di buona stabilità e aderenza. Il bouquet olfattivo secco, pulito, fresco, esalta l’arancia, la scorza di limone, anche il coriandolo e il luppolo speziato; mentre si tengono più in secondo piano sentori di cereali, pane bianco, banana, malto di grano; addirittura remoto appare un dettaglio vegetale. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza abbastanza acquosa. Nel gusto di malto, con rivestimento granuloso e ruvido, sono ben percettibili note di zenzero, che attenuano la dolcezza e fomentano una rinfrescante punta di acidità. L’asciuttezza detergente del finale schiude le porte alle sensazioni retrolfattive che richiamano il fruttato con blandi accenni floreali e speziati.