Tuppers’ Hop Pocket Beers

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Bethesda, Maryland/USA
Bob Tupper, insegnante di storia, e sua moglie Ellie, redattrice di riviste scientifiche, cominciarono a girare per gli Stati Uniti e l’Europa alla ricerca di esempi classici di stili birrari tradizionali.
Nel 1995 avevano già assaggiato e valutato oltre 6 mila birre e visitato centinaia di birrifici. Decisero così di produrre una birra dagli audaci sapori americani elaborata però con le tecniche tradizionali europee. E la Old Dominion di Ashburn (Virginia), una delle migliori birrerie artigianali del Paese, accettò l’incarico di sviluppare la loro birra ideale, Tuppers’ Hop Pocket Ale.
La stessa Old Dominion, nel 1997, creò per i Tupper, la Hop Pocket Pils, sempre dal sapore americano ma basata sulla tecnica produttiva della Baviera settentrionale.
Continuando i viaggi e gli assaggi delle birre, i Tupper finirono per creare la Tuppers’ Hop Pocket Beers, una vera e propria beer firm che si appoggiava a diversi produttori.
Purtroppo, al 2019, di tutta la produzione, è rimasta soltanto la Tuppers’ Hop Pocket Ale, prodotta dalla Dynasty Brewing di Ashburn.
Tuppers’ Hop Pocket Ale, american pale ale di colore ambra chiaro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 5%); con tutto il carattere di luppolo di una birra del Pacifico nordoccidentale. La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma bianca, abbastanza ricca, soffice, cremosa, di appena sufficiente durata e aderenza. Al naso, si mette subito in evidenza un intenso luppolo erbaceo e agrumato che, non certo ben volentieri, si porta dietro sentori floreali, di lievito e caramello; mentre dal sottofondo si leva, più tardivo, qualche alito di spezie. Il corpo medio ha una consistenza acquosa quanto basta. Erba e pompelmo aprono invece le danze nel gusto che, avvalendosi di una solida base di malto caramellato e di un generoso fruttato tropicale, può fare il bello e il cattivo tempo regalando peraltro gusto, secchezza e facilità di bevuta all’insegna di un pregevole equilibrio. Il finale lascia il palato compiutamente fresco e pulito. Nella discreta persistenza retrolfattiva un’amara sensazione vegetale sa tanto di corteccia.