Karl Strauss Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

San Diego, California/USA
Microbirrificio in una città che, sino al 1988, non aveva una birra locale dalla fine del proibizionismo.
Chris Cramer e Matt Rattner, ex compagni di stanza del college, rimasti affascinati da un brewpub durante un viaggio in Australia, tornarono a San Diego con l’intenzione di aprire anche loro un’attività del genere, potendo contare su un cugino di Chris, Karl Strauss.
Karl Strauss era il secondogenito del presidente della Feldschlösschen Bräu di Minden. Laureatosi alla Weihenstephan, cominciò a lavorare presso diversi birrifici tedeschi. Ma, essendo di famiglia ebraica, nel 1939 fu costretto a emigrare negli Stati Uniti.
Fu subito assunto dalla Pabst Brewing Company di Milwaukee, nel Wisconsin, diventandone, nel 1960, vicepresidente della produzione. Nel 1983 andò in pensione, e iniziò a fare il consulente per grandi e piccoli birrifici in tutto il mondo.
Nel 1987 si trasferì a San Diego per dare una mano al cugino. Nasceva così in Columbia Street, nel 1989, il brewpub Karl Strauss Brewing Company, col suo nome appunto. E ne fu lui il birraio, fino al 2006, quando morì alla veneranda età di 94 anni.
Una lenta ma costante crescita portò, nel 1996, all’inaugurazione di una nuova e più ampia sede, in Santa Fe Street. Mentre continuavano a spuntare altre location in tutta la California meridionale (oggi se ne contano 11).
Karl Strauss Tower 10 IPA, india pale ale di colore oro con riflessi aranciati e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 7%). Con una moderata effervescenza, la schiuma bianco sporco fuoriesce non così ricca ma fine, pannosa, di buona tenuta e allacciatura. Caramello, frutta tropicale, miele, pesca, biscotti, mela, wafer, allestiscono un gradevole bouquet olfattivo sotto l’egida di pino, agrumi, resina, abete rosso, luppolo erbaceo. Il corpo medio ha la tipica consistenza a chiazza di petrolio. Dopo l’attacco dolce di malto biscotto, il gusto prende a snodarsi, in una morbidezza vellutata, tra le note equilibratrici del limone e della scorza di pompelmo. Nella sua secchezza ripulente, il finale reca una lieve acidità fruttata. Le lunghe, intense, impressioni del retrolfatto si ispirano a una resina aromatica piccante con una certa astringenza.
Karl Strauss Wreck Alley Imperial Stout, imperial stout di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 9,5%). Commercializzata nel 2014, appartiene alla serie di Big Beers dall’elevato contenuto alcolico inaugurata nel 2012. Il nome è quello dell’area a poche miglia dalla costa di Mission Beach, a San Diego, dove, con l’affondamento intenzionale di diverse navi, furono create scogliere artificiali e attrazioni subacquee. La realizzazione invece avviene con utilizzo di malti scuri e fiocchi d’orzo, luppoli americani Willamette e Bravo, fave di cacao e grani di caffè etiope. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma, beige tendente al marrone, sottile e cremosa, ma piuttosto scarsa ed evanescente. L’aroma, molto delicato, si esprime con un leggero speziato tra sentori fruttati e floreali. Il corpo medio ha una consistenza tra l’oleosa e l’acquosa. Nel gusto, note terrose e floreali, tostate e speziate, contrastano opportunamente la pesante luppolizzazione; mentre l’alcol fa sentire il suo calore, ma con discrezione. Il finale risulta alquanto fiacco, come se il suo compito si esaurisse nel ripulire a un dipresso il palato con la propria secchezza. Lungo ed etilico si rivela, da parte sua, il retrolfatto, con amare impressioni tostate e pressoché terrose.