Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Ninove/Belgio
Birrificio nella provincia delle Fiandre Orientali. Fu fondato, nel centro storico della città, dal commerciante di cereali Emmanuel Slaghmuylder nel 1860 e rilevato nel 1884 dal figlio Ernest.
Tra il 1924 e il 1925 fu costruita una nuova fabbrica in periferia (quella arrivata ai nostri giorni), lungo la Denderhoutembaan e sul terreno che era appartenuto all’abbazia premonstratense di Ninove, risalente al 1137 ma soppressa nel 1796 sotto il dominio francese. Qui, nel 1926, ebbe inizio la produzione a bassa fermentazione. Mentre nel 1932 nasceva la Brouwerij Slaghmuylder a opera dei tre figli di Ernest (morto nel 1921), Emile, Edmond e Edouard.
Durante la seconda guerra mondiale, per problemi energetici, il birrificio dovette ritornare alla fermentazione alta. Ma, nel 1958, poté riprendere anche quella a fermentazione bassa.
Nel 1979 cominciò a produrre la Witkap Pater per la Brouwerij De Drie Linden di Brasschaat. Due anni dopo acquistò il marchio e distinse la sua produzione in tre varianti: Witkap Pater Stimulo, Witkap Pater Dubbel e Witkap Pater Tripel. Marchio, Wipkap, che dal 1988 cominciò a essere esportato in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Oggi il marchio Witkap, che vuol dire “cappuccio bianco” (dei monaci cistercensi) assorbe circa il 60% della produzione. Si tratta di birre d’abbazia rifermentate in bottiglia, complesse e di carattere, considerate tra le migliori del Belgio. Pur molto simili alle trappiste (in particolare, della Westmalle), non possono essere ovviamente definite tali.
Mentre l’azienda è sempre nelle mani della famiglia Slaghmuylder, giunta alla quinta generazione. Da parte sua, il ricco museo annovera tra l’altro, un motore a vapore del 1910 ancora funzionante.
Witkap Pater Stimulo, abbazia enkel di colore dorato e dall’aspetto quasi completamente opaco (g.a. 6%); commercializzata negli Stati Uniti come Witkap Pater Singel. La carbonazione è parecchio alta; la schiuma bianca, fine, compatta, cremosa, eccezionalmente duratura e aderente. Banana matura, fichi, frutto della passione, mela Fuji, pesca a pasta bianca, papaia, lime, pera, arachidi, polpa d’arancia, mollica di pane, scorza di mandarino, miele millefiori, camomilla, zucchero a velo, e un’abbondante spolverata di lievito belga, allestiscono un bouquet olfattivo con un netto profilo zuccherino supportato peraltro dalla dolcezza etilica che spira dal sottofondo. Il corpo medio ha una consistenza alquanto cremosa. Rispetto al naso, nel gusto la componente maltata è più evidente, ed è quella che anima l’imbocco; a metà corsa, s’impone invece un fruttato fresco e dissetante; poi si fanno strada pian piano le note aspre degli agrumi a precedere quelle amarognole delle erbe. Nel finale, c’è il ritorno di una certa dolcezza, di miele e cereali. Non sono dello stesso stampo le lunghe e secche suggestioni retrolfattive in cui si esaltano il nocciolo della pesca, la mandorla amara, il lievito speziato.
Witkap Pater Tripel, abbazia tripel di colore biondo ocra quasi ramato e dall’aspetto intorbidito (g.a. 7,5%). Con una vivace effervescenza, la spuma bianca sprizza enorme, cremosa, non molto fine, ma tenace e aderente. L’olfatto si esprime con un’eleganza fragrante e quasi discreta, fatta di malto, frutta, agrumi, lievito belga, frumento, pandispagna, luppolo floreale, pesche sciroppate, zucchero candito, pane imburrato. Il corpo, medio-pieno, ha una consistenza abbastanza cremosa. La carbonazione sostenuta non influisce minimamente sulla morbidezza del gusto; ed esso attacca con una freschezza fruttata, proponendo quindi la dolcezza della frutta candita, del pane, del miele, per chiudere la lunga corsa, lenta e solenne, con un amarore oscillante tra il terroso e l’erbaceo. L’alcol, che s’è tenuto ben nascosto per non intralciare la scorrevolezza della bevuta, esplode nel finale, avvolgendo il palato con tutta la sua forza, dolce, carezzevole. Il retrolfatto si disimpegna con una lunga impressione di mela caramellata piuttosto appiccicosa. È un prodotto ideale per la conservazione, con il sapore che matura nel tempo. All’atto del consumo, è importante non scuotere la bottiglia, ma versare con movimento delicato, in modo che i sedimenti di lievito rimangano sul fondo e non offuschino più di tanto l’aspetto.
Slaghmuylder Kerstbier, pilsener di colore biondo dorato e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,5%); non filtrata e non pastorizzata. Riconosciuta come prodotto regionale e aromatizzata con il luppolo di Erembodegem, è considerata birra natalizia che si tiene però ben lontana dalle solite dolci e scure “colleghe”. La carbonazione è piuttosto sostenuta; la schiuma bianca che si forma, sottile, compatta, cremosa, di lenta dissoluzione. L’aroma si rivela poco espressivo, con gli elementi comunque ben distinguibili: malto, prugne, fichi, mela, pane, mais, fieno, agrumi, miele; e, sullo sfondo, luppolo speziato. Il corpo medio ha una consistenza decisamente acquosa. Abbastanza intenso, ma equilibrato, si rivela invece il gusto, in cui si mescolano e armonizzano note morbide di malto, fresche di agrumi, amare di luppolo erbaceo, acide di frutta. Il finale è un inno alla secchezza ripulente. Una speziatura floreale apportata dal rampicante locale rende le discrete sensazioni retrolfattive piacevolmente amarognole.