Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Breda/Paesi Bassi
Nel 1986 Leo Brand, un rampollo di Egmond, l’ex costruttore ferroviario che aprì il birrificio più antico del Paese, la Brand appunto, fondò a Roermond, nel Limburgo, la Brouwerij Sint Christoffel, dal nome del santo patrono della città.
Sebbene nato dietro una casa e di piccole dimensioni, il birrificio era fin troppo professionale e tecnologicamente avanzato. Per potersi ampliare, nel 1995 si trasferì nel Roerstreek, appena fuori Roermond, diventando il più grande tra i piccoli birrifici dei Paesi Bassi. E non solo. Attento più alla qualità che non alla quantità, “sfornava” birre di puro malto, elaborate secondo il Reinheitsgebot, senza filtraggio né pastorizzazione, e considerate tra le migliori del mondo. Il 70% della produzione infatti veniva esportato principalmente in Danimarca, Russia, Canada.
Nel 2001 fu venduto a Hillenaar Outdoor Advertising di Oegstgeest, una compagnia con a capo Jeroen A. Hillenaar. E le attività di vendita furono trasferite a Oegstgeest, mentre la produzione rimase a Roermond.
Nel 2009 la direzione del birrificio ne divenne proprietaria tramite un management buy-out. Ma, nel 2013, l’azionista di maggioranza Maarten Kruijtzer non volle né effettuare un investimento di rinnovo da 350 mila euro né rinunciare al nome del marchio, rendendo così impossibile la vendita della società. E il birrificio fu dichiarato fallito.
Poco dopo la chiusura, sotto la direzione di Maarten Kruijtzer, il birrificio ripartì, ma con il nome di Sint Christoffel Speciaalbieren BV e la sede a Breda; mentre la produzione fu affidata alla belga De Proefbrouwerij. Nel 2015 infine il nome del birrificio (ridotto ormai a una brew firm) fu cambiato in Sint Christoffel.
Christoffel Bier, pilsener di colore giallo dorato e dall’aspetto nebuloso (g.a. 5,4%); uno dei pochi prodotti tornati in produzione e senz’altro il più rappresentativo. La carbonazione è decisa; la schiuma bianca, ampia, compatta, pannosa, di eccellente durata. Malto, lievito, sciroppo di mais, caramello, frutta, cereali, combinano, “in combutta” con agrumi, erbe fresche, luppolo floreale, un bouquet olfattivo di elevata intensità e gradevole finezza. Il corpo pieno ha una consistenza leggermente cremosa. Nel gusto, pieno di sapore nella sua piacevole morbidezza, l’attacco aleatorio del malto viene opportunamente contrastato dalla sostenuta progressione e dalla forte “personalità” di un luppolo a base di erbe che finisce per dominare l’ultima parte del percorso con una netta persistenza amarognola. Ma una nota di malto fresco riesce a inserirsi nelle brevi suggestioni del retrolfatto.