Shipyard Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Portland, Maine/USA
Nel 1992 l’imprenditore Fred Forsley e il mastro birraio Alan Pugsley aprirono la Kennebunkport Brewing Co. presso il Federal Jack’s Restaurant and Brew Pub di Kennebunk.
Con la crescita della domanda, due anni dopo fondarono la Shipyard Brewing Company sul lungomare di Portland, sul sito dell’ex Crosby Laughlin Foundry.
Ma Fred Forsley e Alan Pugsley sono anche proprietari della Sea Dog Brewing Company di Bangor; mentre nel 2008 rilevarono la Casco Bay Brewing Co. di Portland (fondata nel 1994 da Bob Wade e Mike Lacharite) per farne un marchio di fabbrica.
Il più grande produttore di birra del Maine (a parte i soft drink), la Shipyard “sforna” più di 110 mila barili all’anno, con distribuzione in 40 stati.
Shipyard Brown Ale, brown ale di colore mogano con riflessi rubino (g.a. 4,5%). Con una media effervescenza, la schiuma ocra emerge fine, solida, pannosa, di notevole durata. L’olfatto mette subito in mostra la perfetta pulizia che contraddistingue l’elevata intensità: malto torrefatto e caramello, pane nero e lievito, orzo e caffè tostati, liquirizia e frutti di bosco, con, in lontananaza, un ricorrente richiamo acido da luppolo piccante. Il corpo tende decisamente al leggero, in una pretta consistenza acquosa. Nel gusto, malto caramellato, nocciola, biscotto, vaniglia, cioccolato al latte, caratterizzano la maggior parte del percorso, fino all’arrivo delle note amare del rampicante. Il corto finale, secco e tostato, si dilegua tra le timide sensazioni aspre dello sfuggente retrolfatto.
Shipyard Blue Fin Stout, stout di colore nero impenetrabile (g.a. 4,7%); in perfetto stile irlandese. Viene filtrata la versione in bottiglia e in barilotto, non quella in botte. La carbonazione si mantiene ai livelli bassi; la schiuma, compatta e cremosa, è di un attraente nocciola. L’aroma pecca un po’ in complessità, ma eccelle in pulizia: il malto tostato la fa da padrone, con pane nero, fondi di caffè, salamoia di olive, cioccolato fondente, in sottofondo e in lontananza, cenere, tabacco, e un alito di luppolo terroso. Il corpo, da leggero a medio, presenta una consistenza oleosa alquanto untuosa. Il gusto si snoda, secco, amaro, tostato, e con quel tocco di acidità che conferisce brio e freschezza. In particolare, tende a emergere, facendo paventare qualche pericolo, comunque remoto, di squilibrio, la dolcezza del cioccolato, del malto torrefatto, del caffè. Al placet del bilanciamento è deputato il finale, che si dilunga tra note amarognole. Impressioni di fumo di legna improntano lo sfuggente retrolfatto, con ancora addosso i segni delle tostature.