Kleinbrauerei Schorschbräu

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Oberasbach/Germania
Birrificio in un piccolo comune nei pressi di Gunzenhausen, nella Franconia.
Fu fondato nel 1996 da Georg Tscheuschner. Con il calo del consumo di birra, decise di concentrarsi su prodotti dall’elevata gradazione alcolica.
Nel febbraio 2009 la sua Schorschbock (g.a. 31%) batté il record della Samuel Adams Utopias (dell’americana Boston Beer Company) che, con l’ultima edizione del 2007, aveva raggiunto il 27%. Ma ecco comparire, a novembre dello stesso anno, la Tactical Nuclear Penguin della scozzese BrewDog con il 32%. Fu l’inizio di un’avvincente competizione al rialzo della percentuale alcolica (“aumenti tu che aumento io”) tra il birrificio scozzese e quello tedesco, che si concluse con la Schorschbräu Schorschbock Finis Coronator Opus (g.a. 57,7%). Poi entrò in scena l’olandese ‘T Koelschip con la Start the Future (60%). Un’altra scozzese, la Brewmeister, lanciò la Armageddon (65%). Infine, ricomparve la ‘T Koelschip con la Mistery of Beer (g.a. 70%).
Le birre della Kleinbrauerei Schorschbräu sono tutte prodotte secondo il Reinheitsgebot, e poi portate a percentuali alcoliche più elevate con il metodo della eisbock.
Schorschbräu Schorschbock Ice 13, eisbock di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 13%). Con una media effervescenza, la schiuma beige si rivela scarsa ed evanescente. Di apprezzabile finezza, il bouquet olfattivo si avvale di sentori non così intensi, ma costanti, omogenei nella loro singolarità, a base di malto, caramello, marzapane, zucchero di canna, vaniglia, miele di fiori di campo, lievito, melassa, frutti scuri: il tutto avvolto in un caldo alone alcolico. Il corpo tende decisamente al leggero, in una consistenza pressoché acquosa. Nel gusto, l’amaro sembra latitare del tutto, mentre si snoda un’avvolgente scorribanda di note: sherry, terra, rovere, torba, caramello, succo di mela, esteri, malto, vino rosso, e una buona dose di acidità fruttata. Nel finale si esalta incontrastata la secchezza dell’etanolo, tra richiami amari di terra e di torba. Impressioni miste di frutta scura e a guscio segnano la discreta persistenza retrolfattiva.