Sapporo Breweries

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Tokyo/Giappone
L’isola di Okkaidō (che letteralmente significa “via per il mare settentrionale”) è la più settentrionale delle quattro isole principali dell’arcipelago giapponese.
La sua effettiva integrazione nell’Impero giapponese avvenne con la Restaurazione Meiji, a partire dal 1868.
Con la costituzione della Commissione per lo sviluppo dell’Hokkaidō del 1869, ebbe inizio lo sviluppo sull’isola di molte società.
Nel giugno del 1876, Seibei Nakagawa, che era tornato da poco dalla Germania dove aveva studiato l’arte della produzione della birra, fu scelto come mastro birraio per sovrintendere alla costruzione di una fabbrica di birra. A settembre, era bell’e pronta la birreria Sapporo, prendendo il nome della sua città. L’anno seguente nasceva la Sapporo Lager, con il simbolo dei pionieri, la stella polare.
Nel 1886, con l’istituzione del governo di Hokkaido, la Sapporo fu venduta a una compagnia privata, la Okura Trading Company. A dicembre dell’anno seguente, un gruppo di imprenditori, guidati da Eiichi Shibusawa e Soichiro Asano, acquistò la fabbrica dalla Okura Trading Company e fondò la Sapporo Beer Company.
Nel settembre del 1887 nacque a Tokyo la Japan Beer Brewery Company, a opera di un gruppo di imprenditori locali. E, con l’arrivo di un mastro birraio dalla Germania, nel febbraio del 1890 cominciò la vendita della Yebisu Beer.
Con la nascita di tante altre birrerie in tutto il Giappone, nella seconda metà del 1897 quattro società, Sapporo, Japan, Osaka (Asahi Breweries) e Kirin, si ritrovarono coinvolte in una feroce battaglia per la quota di mercato.
Nel 1906 Kyohei Magoshi, capo della Japan Beer Brewery Company, con la fusione delle quattro birrerie, formò la DaiNippon Beer Company Ltd., che presto conquistò il 70% del mercato nazionale. E questa società svolse un ruolo importante nel settore birrario, con il miglioramento sia delle tecniche di produzione sia degli ingredienti naturali utilizzati.
Nel settembre 1949, per la legge tesa a eliminare l’eccessiva concentrazione del potere economico, la DaiNippon Beer Company Ltd. fu divisa in due società: Nippon Breweries, Ltd. e Asahi Breweries, Ltd.
Sebbene Nippon Breweries, Ltd. fosse il legittimo successore di Sapporo Beer e Yebisu Beer, la società riavviò la propria attività con l’introduzione di un nuovo marchio, Nippon Beer. Ma i fedeli consumatori della Sapporo Beer inscenarono una vera e propria protesta telefonica, tanto che, nel 1956, questa birra ricomparve, prima, nell’isola di Hokkaido e, l’anno dopo, in tutto il Giappone.
Solo nel gennaio del 1964 la Nippon Breweries, Ltd. prese il nome attuale, Sapporo Breweries, Ltd.
Sorta in stile bavarese, con una produzione iniziale tipicamente tedesca, la Sapporo sviluppò poi tipi di birra all’avanguardia e tecniche innovative, come quella della microfiltrazione.
Ma la saturazione del mercato interno la portò a cercare sbocchi all’estero.
Costituì una joint venture con la Guinness: la birra Sapporo veniva fabbricata in Irlanda per tutto il mercato europeo; la casa giapponese importava e distribuiva nel proprio Paese la Guinness. Iniziò rapporti di cooperazione con produttori cinesi e, nel 1984, aprì un ufficio negli Stati Uniti dove la Draft era il brand giapponese più venduto. Si creò interessi nella Repubblica Ceca per la coltivazione del luppolo e prese a collaborare con le università australiane e canadesi allo sviluppo di nuovi ceppi di lievito. E, dopo l’acquisto, nel 2006, della canadese Sleeman Breweries, nel 2017 rilevò anche la statunitense Anchor Brewing Company.
Una delle principali società birrarie del Giappone, nonché impresa di primo piano nel settore delle esportazioni, la Sapporo dispone di cinque birrifici nel Paese: Sendai, fondato a Natori nel 1971 e tra i primi a utilizzare un sistema di birrificazione computerizzato; Shizuoka, aperto a Yaizu nel 1980; Chiba, inaugurato a Chiba nel 1988; Okkaidō, costruito a Eniwa nel 1989; Kyushu Hita Brewery, aperto a Hita nel 2000. Possiede la canadese Sleeman Breweries e la statunitense Sapporo Brewing Company, fondata nel 1984 a La Crosse, nel Wisconsin. Mentre la produzione annua rasenta i 9 milioni di ettolitri.
La Sapporo è stata anche la prima azienda giapponese a offrire birre stagionali e regionali, distribuite con enorme successo su tutto il territorio nazionale tramite la gestione, sull’esempio tedesco, di spazi all’aperto per la degustazione. Tali spazi si trovano presso tutte le fabbriche della Sapporo, dove viene servita la Sapporo Classic, una lager dorata ricca di malto (g.a. 5%).
Ha inoltre aperto, e continua ad aprire, nelle stazioni ferroviarie, birrerie chiamate Beer Station. Quella della stazione di Yebisu a Tokyo iniziò con una Dunkel di un rosso ambrato appena marcata dal malto, decantata in grandi serbatoi nel locale. Sempre a Tokyo, la birreria della stazione di Ryōgoku è un brewpub a tutti gli effetti.
È addirittura proprietaria di una proficua catena di hotel e ristoranti.
E, come ultima novità, nel novembre del 2008 presentò 100 litri (invece dei previsti 630) della birra Space Barley (g.a. 5,5%), realizzata con orzo coltivato nel 2006 dagli scienziati russi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale in orbita attorno alla terra. Il limitato quantitativo fu ovviamente riservato a un’élite di assaggiatori che non rilevò la minima differenza di sapore dalle birre simili, ritenendo pertanto possibile la produzione di cibo nello spazio per voli di lunga durata.
Sapporo Edel Pils, pilsener di colore giallo paglierino (g.a. 5%); microfiltrata. Il prodotto di maggior successo dell’azienda, al quarto posto nelle vendite di birra in patria, viene commercializzato nella popolare ed elegante lattina argentata. La carbonazione non è proprio quella decisa della tipologia; la spuma bianca sbocca minuta, densa, pannosa, durevole e aderente. La finezza olfattiva appare gradevole, con un bouquet fruttato dai discreti richiami floreali; mentre dal sottofondo spirano sentori di malto dolce, cereali, miele, luppolo erbaceo. Il corpo medio tende al leggero, in una scorrevole trama acquosa. Il gusto risulta vivace, appena secco, delicatamente abboccato; e, solo nel finale, prende una lieve e persistente consistenza amara con una quasi impercettibile nota piccante. Dallo sfuggente retrolfatto si leva una rinfrescante impressione luppolizzata.
Sapporo Premium Lager, lager di colore biondo dorato (g.a. 4,7%). Per il mercato europeo viene prodotta dalla Guinness. Con una media effervescenza, la schiuma bianca emerge alta, sottile, densa, ma non ha lunga durata. L’intensità olfattiva non va al di là della normale, così come la finezza. I profumi, comunque freschi e puliti, sono quelli dell’orzo, del malto biscotto, del luppolo floreale, del lievito secco. Il corpo tende allo scarno, in una consistenza abbastanza acquosa. Nel gusto, un malto appena abbozzato scorre su base alquanto spigolosa per l’asciuttezza non ben levigata. Un luppolo erbaceo conferisce note amarognole al corto finale. Un amarognolo, che nello sfuggente retrolfatto prende addirittura una sfumatura di dolcezza peraltro piacevole.
Sapporo Black, schwarzbier di colore marrone molto scuro, vicino al nero, e dall’aspetto quasi opaco (g.a. 4,3%). La prima birra scura del Giappone, risalente al 1892, rimane tuttora un’eccellente interpretazione dello stile. Fu rilanciata nel 1977, con produzione però solo in Canada e negli Stati Uniti. Viene lavorata con malto scuro in cristalli e riso. Con una media effervescenza, la schiuma cachi, soffice e pannosa, ostenta buona allacciatura e sufficiente durata. L’olfatto ha complessità e gradevolezza, con freschi e ostinati profumi di malto tostato, caffè, melassa, cioccolato, in primo piano e a seguire, di legno, vaniglia, zucchero di canna, e con piuttosto persistenti sfumature aspre. Il corpo tende decisamente allo scarno, in una tessitura acquosa. Un lieve amaro da luppolo terroso con qualche insufflazione floreale contrasta efficacemente il dolciastro del malto scuro, della nocciola, del caramello e del pane nero, intanto che le tostature erogano la loro rinfrescante punta di acidità. Nel finale emerge una suggestiva consistenza di liquirizia nera che lascia la bocca piacevolmente impregnata. Il breve retrolfatto si estrinseca tramite secche, appiccicose, sensazioni di caramello leggermente bruciato.
Sapporo Yebisu, premium lager di colore giallo oro pallido (g.a. 5%). Si tratta della Yebisu Beer, commercializzata nel 1890 dalla Japan Beer Brewery Company e realizzata da un birraio fatto arrivare dalla Germania. Fu rilanciata nel 1971 come birra di puro malto, in stile dortmunder e trattata con luppolo aromatico tedesco. Ed è infatti una delle birre più amate in Giappone. Con una media effervescenza, la schiuma bianca si alza sottile e abbondante, cremosa e tenace. L’aroma si esprime piuttosto aspro e granuloso, con sentori floreali, erbacei e vegetali, in primo piano e in secondo, di miele, fieno, malto a malapena dolce. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza da acquosa a sciropposa. Il gusto, intenso quanto delicato, si propone in una complessità molto interessante, espressa da una piacevole dolcezza di malto, un amarognolo a base di erbe, un piccantino di luppolo, qualche nota di lievito, un accenno di scorza di limone, una lieve astringenza vegetale. Il breve finale apporta reminiscenze, prima, amare, poi, acide. Nel retrolfatto invece compaiono labili impressioni luppolizzate piuttosto asciutte.