Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Ringwood/Inghilterra
Microbirrificio in un paese sul fiume Avon, vicino alla New Forest, nell’Hampshire. Con a emblema un cinghiale, vide la luce nel 1978 in una vecchia locanda del secolo XVIII. Fu opera di Peter William Austin, considerato il “padrino” della birra artigianale nel Regno Unito, alla stregua di Fritz Maytag, negli Stati Uniti, e Pierre Celis, in Belgio.
Rimasto diversi anni nelle sue modeste dimensioni, limitandosi con attrezzature antiquate a rifornire i pub di proprietà, nel 1995 si decise per il salto di qualità aprendo una fabbrica moderna.
Nel 2007 fu rilevato dalla Marston’s, che gli lasciò la produzione di tutta la sua gamma: birre robuste, fruttate e luppolizzate, con un malto secco e pulito.
Ringwood Old Thumper, extra special bitter/ESB di colore bronzo brunito e dall’aspetto velato (g.a. 5,1%). La birra, cui è legato il prestigio dell’azienda, vide la luce nel 1979, con l’ABV del 5,6%, per essere modificata nel 2013. In bottiglia, è pastorizzata. Con una carbonazione alquanto bassa, la schiuma crema non abbonda, tanto meno ha lunga durata. Il bouquet olfattivo non brilla certo in intensità, mostra comunque freschezza e pulizia nei suoi profumi di malto, luppolo floreale, pane, erbe, frutta secca, cereali. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza piuttosto acquosa. Nel percorso gustativo è un fruttato dolciastro a farsi subito avanti, ma viene presto fagocitato da un luppolo lievemente terroso: e l’amaro diventa pian piano dominante, accettando come compagno di viaggio soltanto una media acidità. Il finale si dilunga abbastanza nelle sue note di caramello bruciato. Dal retrolfatto, secco e luppolizzato, si levano non certo sgradevoli suggestioni erbacee amarognole.
Ringwood Boondoggle, golden ale di un limpido colore arancio con riflessi dorati (g.a. 4,2%; in precedenza 4,4% e, ancor prima, 5%). Con una moderata effervescenza, la schiuma bianchiccia, alta, sottile e compatta, si rivela abbastanza durevole ma poco aderente. La leggera intensità olfattiva, a base di malto e frutta, non va neanche al di là di una normale finezza. Il corpo medio presenta una trama decisamente acquosa. Al gusto riesce bene soltanto un “onesto” bilanciamento tra la dolcezza del cereale e l’amaro del rampicante. Nel finale la buccia di agrumi e le erbe aromatiche virano verso l’asprezza; ma, nel sufficiente retrolfatto, l’amarore asciutto si equilibra con suggestioni burrose di marzapane, ripristinando alla men peggio l’equilibrio e apportando addirittura una certa piacevolezza.