Ringnes

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Oslo/Norvegia
È la più grande azienda birraria del Paese.
Nel 1860, dalla loro fattoria di Krødsherad, i giovanissimi fratelli Ellef e Amund Ringnes si trasferirono a Oslo (conosciuta anche come Christiania fino al 1878), dove trovarono lavoro presso la Christiania Brighus.
Nel 1876, col supporto finanziario di Axel Heiberg, i fratelli Ringnes fondarono, in Thorvald Meyer (oggi la principale via commerciale della città), la Ringnes & Co. che l’anno successivo “sfornò” la prima birra.
Nel 1899 la Ringnes & Co. diventava una società per azioni col nome di Ringnes Bryggeri AS.
Nel 1995 avvenne la fusione con la svedese Pripps e nacque la Pripps Ringnes AS.
Due anni dopo il gruppo fu rilevato da Orkla ASA (un conglomerato norvegese che opera nei beni di consumo di marca) passando, nel 2000, al Carlsberg Group.
Nel 2001, da Thorvald Meyer, la produzione fu trasferita nel moderno birrificio di Gjelleråsen.
Ringnes Pilsner, pilsener di colore oro pallido (g.a. 4,5%); in produzione dal 1886. La carbonazione è piuttosto decisa; la spuma bianca che si genera, enorme, sottile, cremosa, di buona allacciatura e stabilità. L’aroma si schiude alquanto debole, ma persistente, a base di malto granuloso, erbe, mais, luppolo floreale, amido, paglia, agrumi; e con sentori di lievito che spirano dal fondo. Il corpo tende al leggero, in una tessitura decisamente acquosa. L’avvio del gusto è di estrema delicatezza, nella sua consistenza di cereali; poi arrivano le note amaricanti, a scivolare agevolmente su di un letto compiutamente asciutto. Asciuttezza, che si protrae nel corto finale per ospitare le suggestioni amare dello sfuggente retrolfatto.
Ringnes Extra Gold, imperial pils/strong lager di colore dorato profondo tendente all’ambrato chiaro (g.a. 6,5%). La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma bianca, fine, spessa, cremosa, di sufficiente durata e buona allacciatura. Al naso s’impone il malto con una certa dolcezza; alla sua ombra spirano sentori, non certo insignificanti, floreali, erbacei, di caramello, fieno, cereali, albicocca, luppolo: il tutto imbaldanzito dai toni caldi dell’etanolo. Il corpo medio ha una consistenza alquanto oleosa. Anche il gusto si propone piacevolmente amabile, con una solida spina dorsale di malto che regge molto bene il defluire di un luppolo fiorito in perfetta asciuttezza. L’alcol riscalda ma non disturba la bevuta. E il finale risulta estremamente pulito. Suggestioni di caramello tostato e malto fermentato, frammiste a frutta secca, caratterizzano la cordiale persistenza del retrolfatto.