Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Cooperstown, New York/USA
Microbirrificio in un villaggio con poco più di 2 mila abitanti. Fu aperto, nel 1997, da Don Feinberg e Wendy Littlefield, due importatori di birra che 17 anni prima, durante un viaggio in Belgio, erano rimasti affascinati dalle specialità di questo paese. E il loro intento era proprio quello di produrre birre pregiate in stile belga.
L’edificio della fabbrica fu costruito sulla base di una tradizionale casa colonica belga. Il nome stesso, Ommegang, è quello della più grande processione religiosa che si svolge nel mese di luglio a Bruxelles e che risale al secolo XVI.
Infine, nel 2003, Feinberg e Littlefield vendettero la loro quota proprio alla belga Duvel Moortgat.
Ommegang Abbey Ale, abbazia dubbel color tonaca di frate con riflessi bordeaux e dall’aspetto torbido (g.a. 8,2%); rifermentata in bottiglia con aggiunta di zucchero candito. Con una moderata effervescenza, la schiuma beige si rivela non così abbondante, ma fitta, cremosa, di buona durata, anche con qualche allacciatura. L’aroma propone un’intensità molto elevata che raggiunge con facilità un’elegante finezza. Il dominio è del malto e del lievito belga, ma è come se questi due elementi facessero da battistrada, sfruttando la sinergia di squadra, per arrivare al traguardo in un gruppo compatto. Nel predefinito inseguimento si mettono in mostra particolarmente caramello, frutta (dolce, secca, matura), melassa, radice di liquirizia, semi di coriandolo, pasta di pane, erbe, nocciola, luppolo floreale. Il corpo medio tende al pieno, in una tessitura leggermente cremosa. Il gusto è orientato verso una dolcezza a strati (malto, banana, caramello, prugne, miele, cioccolato, uvetta, liquirizia); però, dall’inizio della seconda parte della lunga corsa, va via via asciugandosi al calore dell’etanolo per cedere il campo a un’ondata di luppolo e spezie che sfocia in una fresca consistenza acidula. Nel finale è ancora l’alcol, nelle vesti di anice, a conferire la vivacità espressiva dello stile. Le impressioni dell’articolata ricchezza retrolfattiva esigono concentrazione; ma non risulta facile la distinzione tra la svariata frutta sotto spirito che si fonde peraltro con un lievito particolarmente rinfrescante.