Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Brzesko/Polonia
Birrificio, nel voivodato della Piccola Polonia, risalente al 1845. Fu fondato dal birraio tedesco Johann Evangelist Götz, insieme a Józef Neumann, nel quartiere di Okocim, da cui prese il nome (all’epoca la regione era una provincia dell’Impero asburgico).
Con la morte di Józef Neumann, nel 1852, e la vendita delle sue azioni da parte della famiglia, divenne unico proprietario Johann Evangelist Götz. Con quest’ultimo, ebbe inizio l’espansione e la modernizzazione dell’azienda che, nel 1875, si dotò di una malteria propria.
Nel 1911 adottò il nome polacco Jan Goetz-Okocimski; ma, con l’invasione tedesca, Antoni Jan Goetz si rifugiò in Francia insieme alla famiglia, mentre la sua fabbrica veniva rilevata dai nazisti.
Dopo la seconda guerra mondiale, il birrificio fu nazionalizzato. Durante il periodo comunista, insieme alla birreria Żywiec, fu uno dei due soli produttori di birra autorizzati a vendere fuori dalla propria regione e all’estero.
Con la caduta del comunismo, nel 1990, la fabbrica di birra fu trasformata in una società interamente controllata dal Tesoro dello Stato, quindi in società per azioni, Okocimski Markets SA Brewing, quotata alla borsa di Varsavia.
Nel 1996 ne divenne maggiore azionista la Carlsberg che, nel 2001, completò l’acquisto, rilevò anche la Browar Kasztelan di Sierpc e la Bosman Browar di Szczecin e costituì la Carlsberg Polska, concorrente del gruppo Żywiec, al 61% della Heineken.
La gamma della Okocim è abbastanza simile a quella della birreria Żywiec, anche se meno segnata dal luppolo. Le esportazioni raggiungono anche gli Stati Uniti. Il simbolo della città di Brzesko, la capra, compare sull’etichetta. Caratteristico un boccale con coperchio a forma di elmetto imperiale creato in occasione di un anniversario.
Okocim Mocne, imperial pils/strong lager di colore dorato brillante (g.a. 7%). Con una media effervescenza, la schiuma bianca, ruvida e abbastanza generosa, ha breve durata anche se lascia qualche allacciatura al vetro. L’aroma si consuma in un alone alcolico, col malto dolce, in primo piano, e, a seguire, sentori floreali, di miele, cereali, erbe, agrumi, caramello, zucchero filato. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza oleosa pressoché appiccicosa. Anche nel gusto l’etanolo si fa sentire, eccome, intralciando non poco la strada alla scorrevolezza. Comunque l’equilibrio è sufficientemente assicurato. La dolcezza che si protrae per l’intero percorso, dovuta ai residui zuccherini della fermentazione, al malto biscotto, al miele, al pane bianco, deve fare i conti, prima, con un intransigente amarore da luppolo erbaceo, poi, con una buona acidità fruttata, infine, con una secchezza vegetale. E, ovviamente, siamo arrivati in chiusura, una chiusura intensa e vigorosa, all’insegna di croccanti note di malto. Il commiato è affidato a un articolato retrolfatto in cui si esaltano armonicamente, al calore di un alcol alquanto pungente, sensazioni di luppolo, mela, fiori bianchi, agrumi, liquirizia, spezie leggere.
Okocim Porter, baltic porter di colore marrone scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 8,3%). Con un carbonazione abbastanza contenuta, la schiuma color crema esce modesta e ruvida per dissolvesi lentamente lasciando un bel pizzo al bicchiere. L’aroma si apre intenso, pulito, col tostato a menare la danza e un lungo seguito di sentori, dal malto al caramello, dalla prugna al ribes nero, dal cioccolato al caffè, dalla salsa di soia alla melassa, dalle noci alla liquirizia. Il corpo, da medio a pieno, presenta una trama alquanto oleosa. Anche nel gusto, peraltro un po’ rozzo, la sinfonia è diretta dalle tostature cui spetta, prima che termini la lunga corsa, l’erogazione della necessaria acidità. Intanto, fanno da sottofondo note di fumo, erbe amare, luppolo terroso, cioccolato fondente, sciroppo d’acero, noce moscata, e l’immancvabile calore alcolico che non ha remore a mettersi in mostra. Ugualmente, il finale mostra una certa dolcezza nella sua consistenza tostata, insieme a toni fruttati. Il retrolfatto è tutto un inno all’etanolo, che infervora un piacevole amarognolo da tostature leggermente bruciate.