Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Kiev/Ucraina
Azienda che, privatizzata nel 1991, con forti investimenti e la razionalizzazione del settore produttivo ha avuto un incremento delle vendite da capogiro. Pur avendo ricevuto offerte allettanti da diverse multinazionali, ha voluto orgogliosamente rimanere a capitale nazionale (in mano ai dipendenti).
L’impianto principale, nel distretto di Obolon, è il più grande d’Europa per capacità installata. Ugualmente lo è, per il malto, l’impianto nella oblast di Khmelnytskyi.
Con circa 11 milioni di ettolitri annui, figura come secondo produttore del Paese, con una quota di mercato intorno al 24%. È molto attivo anche in termini di esportazioni che attualmente rappresentano più del 10% del fatturato totale.
Oltre che in Russia e negli altri paesi dell’Est, le sue birre ottengono un crescente successo anche negli Stati Uniti, in Canada, Gran Bretagna e Germania.
Obolon Premium, lager di colore dorato pallido (g.a. 5%); commercializzata in una bella bottiglia verde. Dal 2017 la gradazione alcolica del 5,2% è stata ridotta. La birra viene pastorizzata, mentre è stato abbandonato l’utilizzo del riso. Con una carbonazione moderata, la spuma bianca emerge fine, enorme, ma si dissolve in fretta senza lasciare il minimo segno di allacciatura. L’aroma appare piuttosto tenue e dall’accento amarognolo, con sentori di malto, grano, riso, pane raffermo, erbe, paglia. Il corpo tende al leggero, in una tessitura acquosa. Il gusto, dolciastro di malto, defluisce morbido, delicato, fresco, sotto l’egida del luppolo floreale che apporta un blando amarore e di un erbaceo più aspro che acido. Il finale si rivela alquanto asciutto nella sua consistenza di cereali. Il retrolfatto risulta corto e quasi metallico.