Ninkasi Fabriques

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Tarare/Francia
È ancora la patrona sumera della birra a essere tirata in ballo, questa volta, in territorio francese.
Negli anni ’90 del secolo scorso, Christophe Fargier rimase affascinato, a Portland, dalla Craft Beer Revolution americana e dai suoi brewpub. Lavorò per un certo periodo presso un microbirrificio di Bridgeport, prese il diploma di mastro birraio al Siebel Institute of Technology di Chicago e ritornò in Francia.
Dopo aver provato le sue ricette in casa, su un piccolo impianto pilota, si decise ad aprire a Lione, nel settembre del 1997, il brewpub Ninkasi Gerland dove, come in America, poter mangiare e bere la birra prodotta sul posto.
In capo a due anni, Ninkasi Gerland divenne Ninkasi Fabriques. Mentre apriva il KAFE, un pub-ristorante dove si tengono concerti e DJ set. Seguì, nel 2000, l’inaugurazione della sala per concerti KAO, con una capacità di 600 posti. Nel 2002 nasceva, sempre a Lione, il ristorante Silo.
Infine, nel 2012, gli impianti produttivi furono trasferiti in locali più ampi a Tarare, negli ex stabilimenti tessili delle Teintureries de la Turdine. Un altro stabilimento fu inaugurato, nel 2014, a Les Menuires; e un altro ancora, nel 2016, a Saint-Romain-en-Gal.
Ma la Ninkasi Fabriques ha anche sette pub di proprietà: a Tarare (annesso al birrificio), a Villeurbane (nella periferia nordest di Lione) e cinque a Lione.
La produzione annua, di 15 mila ettolitri, è articolata in un’ampia gamma di tipologie, sia di alta che di bassa fermentazione.
Ninkasi I.P.A., india pale ale di colore ambra tendente al rame e dall’aspetto piuttosto velato (g.a. 6%); una delle speciali per il periodo natalizio. Fu proposta nel 2001, con utilizzo, tra le prime birre in Francia, del luppolo Cascade. Con una moderata effervescenza, la schiuma biancastra emerge abbondante, fine, cremosa, e dura abbastanza. L’aroma non è certo esplosivo, ma si difende bene con la freschezza e la pulizia di sentori floreali, erbacei, agrumati, di malto, frutta fermentata, caramello, abete rosso, fieno bagnato, lievito, biscotti allo zenzero, luppolo speziato. Il corpo appare tra leggero e medio, e di consistenza oleosa. Il gusto si dimostra piuttosto “sbrigativo” nell’alternare le sue note intense, decise, di malto biscotto, prima e poi, di un amarore erbaceo, resinoso, piccante. Il finale, discretamente asciutto, granuloso, reca i segni di una dolcezza residua; ma è solo un miraggio, che precede l’ondata, comunque gradevolissima, di un amarognolo fiorito, delicatamente infervorato dal calore alcolico.
Ninkasi Triple, abbazia tripel di colore arancio con riflessi dorati e dall’aspetto sorprendentemente limpido (g.a. 8,4%). La carbonazione è quasi piana; la schiuma bianca, non abbondante, ma fine, compatta, di sufficiente tenuta. Malto, scorza di limone, miele, banana, lievito belga, agrumi, legno, frutta candita, luppolo floreale e, tra le spezie, pepe e coriandolo supportati dall’etanolo, allestiscono un’intensità olfattiva molto elevata e di elegante finezza. Il corpo medio ha una consistenza piacevolmente oleosa. Nel gusto, pieno, brioso, pulito, per un po’ si fa strada la dolcezza, con le sue morbide note di malto biscotto, albicocca disidratata, caramello, arancia candita, pesca sciroppata, zucchero residuo; poi arriva, a comporre l’equilibrio, una calda ondata di erbe aromatiche, luppolo floreale, resina di pino, lievito speziato. Nel finale ritorna l’amabilità, seguita a ruota da un’acidità retrolfattiva piuttosto astringente.