Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
New Glarus, Wisconsin/USA
Microbirrificio sorto nel 1993 in quel villaggio (nella contea di Green) fondato nel 1845 da immigrati svizzeri provenienti dal Canton Glarona. Fu opera dei coniugi Carey.
Il mastro birraio è Daniel (“Dan”): laurea in scienze dell’alimentazione con specializzazione in Malting and Brewing Science, apprendistato presso un birrificio tedesco vicino a Monaco di Baviera, installazione e avviamento di molti microbirrifici statunitensi, dall’età di 20 anni nell’industria della birra, supervisore alla produzione per la Anheuser-Busch a Fort Collins, a parte svariati premi e altri incarichi.
Deborah (“Deb”): la prima donna americana ad aver fondato un birrificio e a gestirlo, forte degli studi presso la SBA e il Clackamus Community College.
La produzione, in un magazzino abbandonato con attrezzature usate per brewpub, iniziò con la sola bassa fermentazione, così come era avvenuto coi primi birrai del Wisconsin provenienti dalla Germania. E, dalla Germania, nel 1997 arrivò l’impianto di un birrificio in demolizione.
Nonostante l’ampliamento aziendale che, dai 100 metri quadrati iniziali, era passato a occuparne 1800, la capacità produttiva arrivò alla saturazione. Nel 2003 la New Glarus dovette infatti abbandonare la distribuzione nell’Illinois, limitandola al solo Wisconsin, anche successivamente. Mentre, nel 2006, veniva inaugurato, su una piccola collina a sud di New Glarus, un nuovo stabilimento, con la struttura a mo’ di villaggio bavarese, subito diventato una destinazione per i turisti che visitano la Nuova Glarona.
Nel 2012 la produzione annua era arrivata a 150 mila ettolitri. Il successo incoraggiò i Carey a portare la capacità a 300 mila ettolitri.
Oggi la New Glarus Brewing Company risulta il 16° più grande birrificio artigianale degli Stati Uniti e una delle 10 migliori birrerie al mondo.
New Glarus Spotted Cow, cream ale di colore giallo oro leggermente sfumato (g.a. 4,9%). Una delle birre non filtrate della New Glarus, presenta l’aspetto annebbiato dalla presenza del lievito che a volte si deposita sul fondo della bottiglia. Il nome vuol dire “la mucca macchiata”. Fu creata nel 1997 in barrique, così come avveniva pionieristicamente nel Wisconsin prima del proibizionismo. Definita dal birraio una farmhouse ale, utilizza i migliori malti locali, orzo in fiocchi e, per l’addolcimento, una piccola quantità di mais. Leader delle vendite, con circa 45 mila barili all’anno, costituisce il 40% della produzione totale. Per diversi anni è stata la birra alla spina più venduta nel Wisconsin, ed è tuttora una delle birre più famose dello Stato. Con una carbonazione media, la schiuma bianca, generosa, molto sottile, si allaccia ottimamente al vetro durante la dissipazione. Nell’aroma, è più la vaniglia che il mais a esalare la dolcezza; mentre si esprimono con una certa asprezza granulosa agrumi, lievito floreale, chiodi di garofano. Il corpo tende al sottile, in una consistenza cremosa. Nel gusto, ritornano gli stessi elementi del naso; ma note vegetali, luppolo a base di erbe e spezie scongiurano per l’intero percorso il minimo pericolo di stucchevolezza. Il finale arriva asciutto e pulito, con un delicato amarognolo che fa presto a scomparire. Nella discreta persistenza retrolfattiva alitano piacevoli suggestioni di mais.
New Glarus Moon Man No Coast Pale Ale, american pale ale di colore arancio dorato (g.a. 5%); aromatizzata con cinque varietà di luppolo. Nel Wisconsin, l’opinione comune è che “non devi essere estremo per essere reale”. E questa birra ne è un esempio lampante: nessun estremismo; soltanto pulizia, eleganza e facilità di bevuta. Di conseguenza, si ha un prodotto che non si esalta né per aroma né per gusto, dal carattere insomma di massima semplicità. La carbonazione è moderata; la schiuma che si forma, di un bianco sporco, sa essere spessa, cremosa e di ottima tenuta. Al naso, subito un’esplosione del floreale; poi seguono in fila, a mo’ di processione, sentori agrumati dei luppoli americani, erbe aromatiche, malto, grano, pasta di pane. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama cremosa alquanto appiccicosa. Nel gusto, un pino resinoso si integra a meraviglia con il profilo di malto che compone la spina dorsale, bilanciandolo sottilmente col proprio amarore; poi arrivano note di frutta tropicale e, prima del traguardo, si leva una rinfrescante punta di acidità. Il percorso ha una durata media, e termina molto pulito, con piacevoli suggestioni di luppolo fiorito. Il retrolfatto si esprime piuttosto secco, amaro, piccante.
New Glarus Wisconsin Belgian Red, fruit beer di colore rosso rubino e dall’aspetto torbido (g.a. 4%; ridotta, dall’originaria 5,1%, tra il 2009 e il 2011). Debuttò nel 1995, dopo sei anni di esperimenti per emulare la kriek, di cui Dan e Deb si erano innamorati durante un viaggio in Belgio. Ed ecco come avviene la sua realizzazione: una percentuale di frumento del Wisconsin, chicchi tostati belgi, lievito delle Fiandre e aggiunta delle rinomate amarene Montmorency (della Door County, nel Wisconsin); lagerizzazione in vasche di quercia e bilanciamento con luppolo Hallertau fatto invecchiare presso il birrificio per un anno intero. Con una carbonazione piuttosto vivace, si forma una sottile schiuma rosa che svanisce abbastanza rapidamente lasciando un bel pizzo al bicchiere. Al naso, si mette subito in evidenza un aroma di ciliegia matura e di quercia, con sentori, più in là, floreali e caramellati. Il corpo medio ha una consistenza leggermente appiccicosa. Anche nel gusto alcuni elementi floreali tenui e di rovere completano il sapore estremamente intenso della ciliegia, tenendo in piedi, col supporto di grano e spezie, un buon equilibrio aspro-dolce-acido. Il finale reca tutto l’agrodolce della ciliegia fresca. Il retrolfatto, alquanto legnoso, esalta una suggestione di acidità secca e persistente.
New Glarus Serendipity, fruit beer di colore rosso lampone/rubino e dall’aspetto confuso (g.a. 5,1%). Prima di stappare la bottiglia, diamo una spiegazione al nome. Serendipity (in italiano, “serendipidità”) indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra. Il termine fu coniato da Horace Walpole, nel secolo XVIII, con riferimento alla fiaba persiana I tre principi di Serendip che, per caso o per sagacia, scoprono continuamente cose che non stavano cercando. Dunque Dan aveva bisogno di un bel po’ di amarene Montmorency per la sua riuscitissima Wisconsin Belgian Red: ogni bottiglia ne richiede più di un chilo. Purtroppo nel 2012 le gelate tardive avevano compromesso, nel Wisconsin, quasi completamente il raccolto delle preziose ciliege. Come rimediò allora Dan? Sostituì la percentuale di amarene mancanti con mele Gala dello stato di Washington e cranberry (“mirtilli rossi americani”) locali. Il risultato ottimale “decretò” la produzione stabile di un’altra specialità. La carbonazione è appena inferiore alla media; la spuma, di un rosa chiaro, densa, cremosa, di eccezionale tenuta. Mela, amarene e mirtilli, così come utilizzati insieme, svolgono in simbiosi il ruolo di protagonista: e se si fanno sentite all’olfatto! Più attenuati, ma non tanto meno persistenti, spirano sentori floreali, di caramello, mandorla, canna da zucchero, quercia, vaniglia, miele, bacche dolci, lievito, pane a malapena tostato. Il corpo, medio-pieno, ha una consistenza sciropposa. Nel gusto, l’amabilità della mela, del malto, dell’albicocca, del miele, della marmellata di fragole, prima e poi, l’asprezza dell’amarena, dei mirtilli, del rovere, delle spezie, convergono in un lungo finale di lieve acidità fruttata. Nella discreta persistenza retrolfattiva rimane un piacevole miscuglio di impressioni dolci e aspre, legnose e secche.