Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Saint John/Canada
Il più antico birrificio indipendente del Paese, nel New Brunswick, che deve praticamente la sua fondazione a una donna.
Dal 1865 John Oland e Susannah Culverwell, che si erano sposati nel 1842 a Bristol, in Inghilterra, vivevano ormai a Dartmouth, nella Nuova Scozia. Per arrotondare il modesto guadagno del marito, la moglie prese a preparare, nel capanno sul retro di casa, una ale scura con una delle vecchie ricette di famiglia che aveva portato con sé.
La birra sorprese un po’ tutti, familiari e amici, per la sua bontà. Finì che, tra l’incoraggiamento del capitano Francis Walter de Winton e i mezzi finanziari messi a disposizione da due imprenditori locali, nel 1867 nasceva, nella zona Turtle Grove di Dartmouth, il birrificio Turtle Grove Brewery appunto. John era il manager dell’azienda; ma chi curava in realtà ogni aspetto della produzione era Susannah, aiutata dai figli.
Furono aggiunti altri prodotti, sempre basati sulle ricette familiari. Più tardi l’azienda vinse addirittura la gara d’appalto per la fornitura di birra alle Forze Armate, per cui diventò nota come Army & Navy Brewery.
Con la morte di John Oland cadendo da cavallo, nel 1870 il birrificio cambiò il nome in S. Oland, Sons & Co.
Nei successivi otto anni la fabbrica subì due incendi, ma si riprese presto in entrambe le volte. Seguì, nel 1886, la morte di Susannah. La compagnia andò ai figli, Conrad e George; e, con l’avvicinarsi del secolo XX, cambiò di nuovo nome, Maritime Brewing & Malting Co.
Nel 1917 l’esplosione generata dalla collisione di due navi in porto distrusse la fabbrica e uccise Conrad.
L’anno successivo George, insieme ai figli, si trasferì a Halifax e acquistò un altro birrificio cui diede il nome di famiglia, Oland & Sons. Nel 1928 rilevò un secondo birrificio più grande, a Saint John, sede dell’attuale struttura, la James Ready Brewery, che ribattezzò New Brunswick Breweries.
Nel 1933 fu lanciata la Moosehead Pale Ale. Il nuovo nome portò tanta fortuna che, nel 1947, anche la società fu ribattezzata Moosehead Breweries.
Ancora nelle mani degli Oland della sesta generazione, la Moosehead Breweries, dal momento che tutti i principali concorrenti sono di proprietà di multinazionali, risulta il più grande birrificio privato canadese, con una quota di mercato del 3,8%. Possiede interamente la Niagara Falls Brewing Company, in Ontario. Mentre nel 2008 vendette a Les Brasseurs RJ la propria quota di minoranza in McAuslan Brewing comprata nel 2002.
L’impresa continua a fabbricare le sue birre solide e luppolizzate che vanno in buona parte all’estero: Stati Uniti e altri 15 paesi in tutto il mondo.
L’altro ramo degli Oland invece, che operava in concorrenza a Halifax dopo la separazione dei due birrifici prima della fine della seconda guerra mondiale, nel 1971 vendette la propria Oland & Sons alla Labatt.
Moosehead Lager, lager di colore giallo spento (g.a. 5%). Con una carbonazione media, la spuma, di un bianco pallido, emerge sottile, non generosa e tanto meno duratura. L’aroma si esprime alquanto dolce, con sentori di malto, erbe, mais, fieno, grano bagnato. Il corpo appare leggero, e di consistenza acquosa. Il gusto, del tutto singolare, fluisce morbidamente: un’amabilità che deriva dal sapore soltanto sfiorato dal malto con una sensazione quasi neutra. Soltanto nel secco e pulito finale compare una parvenza di luppolo amaro, che apporta freschezza e facilità di beva. Lo sfuggente retrolfatto è improntato a un’astringente impressione metallica.
Moosehead Pale Ale, golden ale di colore oro pallido (g.a. 5%); più chiara e più leggera rispetto alla tipologia inglese. Con una carbonazione media, la schiuma bianca sbocca enorme, soffice, ma si dissolve velocemente senza lasciare alcuna allacciatura. L’aroma è piuttosto debole, granuloso, comunque pulito e fresco, a base di malto, luppolo agrumato, grano, erba secca tagliata, miele, frutta, pasta di pane lievitata. Il corpo, da sottile a medio, dà una sensazione leggermente cremosa. Il percorso gustativo risulta abbastanza lungo, sicché cereale e amaricante hanno tutto il tempo per stabilire un buon equilibrio: l’iniziale dolcezza viene, prima, stemperata da una ruvida secchezza, poi, fagocitata da un amarore erbaceo. Anche il finale ha un andamento alterno: da un malto croccante, passa a un luppolo piccante. Mentre le sfuggenti sensazioni del retrolfatto sanno di acido e asprezza.
Alpine Lager, lager di colore paglierino con riflessi dorati (g.a. 5%). Con la sua funzione d’uso più specificamente dissetante, è molto diffusa nelle province atlantiche. La carbonazione media origina una schiuma bianca come la neve, sottile, enorme, di sufficiente stabilità. L’olfatto, benché tenue, come fiacco, si esprime con una certa blandizia, potendo contare sull’apporto di agrumi, luppolo floreale, mais, erbe aromatiche, malto granuloso. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura decisamente acquosa. Il gusto sembra quasi la fotocopia dell’aroma, con le sue note, sì più robuste, incisive, ma che si nascondono “furbamente” per rendersi preziose e farsi desiderare. Una dolcezza residua di frutta, grano e mais del corto finale già pone le basi per il contrasto con le sfuggenti impressioni amarognole del retrolfatto.