Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Les Houches/Francia
A Sallanches (Alta Savoia), la Brasserie du Mont-Blanc esisteva fin dal 1830, ma chiuse i battenti nel 1966.
Nel 1999 Sylvain Chiron, appartenente alla quinta generazione della famiglia creatrice del marchio di pasta Alpina Savoia, durante i suoi studi, in particolare negli Stati Uniti, rimase colpito dai microbirrifici artigianali.
Tornato in Francia, acquisì il marchio e risuscitò la Brasserie du Mont-Blanc, a La Motte-Servolex (nel cuore della Savoia), dove vengono prodotte le birre; mentre la sede principale della società è a Les Houches (Alta Savoia).
L’acqua utilizzata proviene da una fonte, l’Enchapleuze, a 2074 metri di altitudine.
La distribuzione, oltre che in Francia, Svizzera, Italia, è già arrivata in Giappone. Per promuovere il marchio, la Brasserie du Mont-Blanc organizza concerti di musica dal vivo all’interno della fabbrica e sponsorizza, ovviamente, il parapendio.
Mont-Blanc La Blonde, golden ale di colore dorato pallido (g.a. 5,8%); rifermentata in bottiglia. Nonostante la sedimentazione, l’aspetto tende al chiaro. Ha un basso contenuto di carboidrati. Utilizza luppolo Saaz, liquirizia e scorza d’arancia. L’affinamento avviene in camera calda per tre settimane. Con una media effervescenza, la schiuma, leggermente biancastra, si alza spessa e cremosa, stabile e aderente. L’intensità olfattiva è buona: gli aromi di malto e di caramello si distinguono abbastanza da quelli fruttati e da un evanescente sentore di fumo. Il corpo medio ha una consistenza piuttosto sciropposa; e sostiene il necessario equilibrio gustativo tra cereale e amaricante perché la bevuta scorra fresca, asciutta e con la giusta carica aromatica. Il finale risulta abbastanza pulito, dolce e piuttosto appiccicoso. Un malto granuloso, con suggestioni di frutta gialla, lievito e spezie delicate, impronta la lunga persistenza retrolfattiva.
Mont-Blanc La Blanche, witbier di colore dorato pallido e dall’aspetto opalescente (g.a. 4,7%). Con una forte effervescenza, la schiuma alta e bianca si dissolve lentamente lasciando bei pizzi sul vetro. All’olfatto, gli inconfondibili profumi di coriandolo e scorza d’arancia di Curaçao dominano incontrastati, costringendo a rimanere in sottofondo i deboli sentori floreali, erbacei, di malti dolci, lievito, grano tenero, banana, caramello. frutti di bosco. Il corpo appare piuttosto sottile, e di consistenza acquosa. Il gusto si snoda fresco, dissetante, tra dolci note di frumento che finiscono per cedere il campo a quelle aspre, acidule e delicatamente speziate. La media corsa termina con una lieve astringenza apportata dalla scorza di limone. Il retrolfatto esala sfuggenti impressioni relativamente asciutte, dolciastre e sciroppose.
Mont-Blanc La Violette, fruit beer di colore oro leggermente rosato e dall’aspetto torbido (g.a. 4,7%). Viene prodotta a fermentazione bassa e aromatizzata con mirtilli e violette del territorio. L’effervescenza è mediobassa; la spuma bianca, fine, generosa, abbastanza durevole. L’aroma sa tanto di fiori, anche di pepe verde, acqua di rose, bacche piuttosto amare, frutti di bosco aspri. Il corpo sottile presenta una tessitura molto acquosa, anche un po’ appiccicosa. Il gusto, con le sue note fruttate (mirtilli) e floreali (violette), defluisce con un amaro secco e un timido speziato su fondo dolce di malto. Nel finale, corto e zuccherino, si esalta una punta di vaniglia. Suggestioni di violette segnano la sfuggente persistenza retrolfattiva.
Mont-Blanc La Verte au Génépi, spice/herb di colore verde mela e dall’aspetto alquanto velato (g.a. 5,9%); aromatizzata col genepì. Con una carbonazione relativamente alta, si forma una schiuma biancastra, fine, cremosa, di media durata. L’aroma si apre con estrema delicatezza, a base di cereali e genepì, nonché con un suggerimento di malto, su fondo di canfora e menta. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza acquosa un po’ appiccicosa. Nel gusto, pulito, rinfrescante, piacevole, note erbacee evocano menta e camomilla; altre, dolcemente fruttate, accennano alla pera e all’albicocca. Nel finale, il genepì apporta una sottile suggestione amarognola riscaldata dall’alcol. Un dolciastro quasi medicinale impronta lo sfuggente retrolfatto.