Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Stavanger/Norvegia
La Ringnes, marchio nazionale norvegese della Carlsberg, nel 2003 rilevò la Tou Bryggeri di Stavanger (capoluogo della contea di Rogalan, sulla costa occidentale), trasferendo la sua produzione a Oslo. Sicché, venendosi a ritrovare senza la loro unica birreria, peraltro attiva dal 1855, i cittadini di Stavanger iniziarono una piccola protesta boicottando la Rignes. Alcuni invece si avventurarono nell’apertura della Lervig Aktiebryggeri.
All’inizio, le birre furono prodotte presso la lontana Macks Ølbryggeri di Tromsø (la birreria più settentrionale del mondo). Finalmente, nel 2005, il birrificio poté disporre di un impianto proprio, a Hillevåg, poco fuori Stavanger. Purtroppo le sue lager, molto leggere, finirono per far rimpiangere i prodotti industrali della Ringnes.
Ma nel 2010 arrivò, dalla danese Gourmet/Bryggeriet and Ølfabrikken di Roskild, il birraio internazionale americano Mike Murphy, e la musica cambiò.
Dopo soli tre mesi comparvero le prime bottiglie della profumatissima american pale ale Lucky Jack.
Mike si era portato dietro anche un impianto pilota da 800 litri col quale prese a produrre birre in esclusiva per il Cardinal Pub & Bar di Stavanger. Nel 2011 inaugurò la gamma Brewers Reserve, con birre sempre più intense.
Nel 2012 vennero commercializzate le prime birre in lattina, compresa la Lucky Jack, e la produzione raggiunse quasi un milione di litri.
Accanto alla linea classica della Lervig (pils e lager) e alla Brand (birre ad alta fermentazione d’ispirazione americana), con gradazione alcolica inferiore al 4,7% e distribuzione nei supermercati, si esaltano le creazioni più “estreme” di Mike Murphy, le birre della Brewers Reserve, acquistabili nei monopoli statali.
Lervig Brewers Reserve Rye IPA, imperial IPA di colore aranciato e dall’aspetto opaco (g.a. 8,5%). Nata come birra one-shot, in esclusiva per il Cardinal Pub & Bar di Stavanger, ottenne un successo tale da entrare nella produzione stabile. Si tratta di una birra di segale che utilizza anche l’avena. Da ricordare la normale IPA alla segale Ryèccomi, brassata in Italia da Mike Murphy in collaborazione col birrificio Amiata. Con una carbonazione piuttosto moderata ma piacevole, la schiuma bianca, abbondante e cremosa, mostra buona persistenza. L’olfatto si rivela discreto e composito, pulito ed elegante: sentori floreali, anche rustici di cereali, pompelmo, aghi di pino, frutta tropicale, caramello, luppolo, arancia. Il corpo medio presenta una trama oleosa. Il gusto, di un morbido imbocco a base di cereali, prende via via note dolci di frutta tropicale e amare di scorza di pompelmo. Il taglio secco del finale apporta ruvidezza, rusticità. Soltanto nella lunga persistenza retrolfattiva compare l’alcol, dolce, caldo, cordialmente insinuante.
Lervig Brewers Reserve Galaxy IPA, india pale ale di colore oro con sfumature aranciate e dall’aspetto intorbidato da piccole particelle di lievito in sospensione (g.a. 6,5%). Elaborata con aggiunta di una minima percentuale di frumento, utilizza, nell’aromatizzazione, il solo luppolo australiano Galaxy (da cui il nome). L’effervescenza appare piuttosto piana; la spuma biancastra, fine, compatta, durevole. All’olfatto si mette subito in evidenza il luppolo utilizzato, coi suoi odori freschi e pungenti, che spaziano dal deciso agrumato al frutto della passione; mentre emergono pian piano, col riscaldarsi della birra, sentori citrici di biancospino e rustici di bosso. Il corpo medio ha quella consistenza acquosa che garantisce grande facilità di bevuta. Il gusto scorre su una lieve base di malto biscotto, passando da note di frutta tropicale e agrumate a quelle resinose e vegetali apportatrici di un intenso e pungente amarore. Nel finale dilaga la luppolizzazione aromatica del Galaxy. La lunga persistenza retrolfattiva è un inno a fredde sensazioni mentolate.
Lervig Kringly Kris Juleporter, porter di colore marrone scuro (g.a. 4,7%). È una birra leggera natalizia, prodotta con aggiunta di lattosio, fave di cacao e spezie. Con una corretta carbonazione, la schiuma beige emerge ricca, cremosa e sufficientemente stabile. All’olfatto, si mette subito in evidenza la pesante luppolizzazione operata, che inevitabilmente relega in secondo piano le classiche tostature. Il corpo leggero presenta una consistenza morbida e oleosa. Il gusto ripropone, e non certo con una pulizia esemplare, le medesime sensazioni avvertite al naso, aggiungendovi una nota di caffè apportatrice di lieve acidità. Il finale, piuttosto astringente, accenna al tè e alla lavanda. Impressioni resinose, che si alternano con quelle terrose, animano lo sfuggente retrolfatto.