Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Tokyo/Giappone
Società di bevande integrata, è una filiale della Kirin Holdings Company, holding finanziaria giapponese (appartenente alla holding Mitsubishi) che opera in numerose attività, dalla produzione di bibite alla logistica e attività ingegneristiche arrivando alla ristorazione.
Nel 1869 il norvegese-americano William Copeland, produttore di birra, fondò a Yokohama, sull’isola Honshu, la prima fabbrica di birra giapponese, Spring Valley Brewery. Nel 1884 l’azienda fallì; ma l’anno dopo, col sostegno finanziario di un gruppo di investitori giapponesi, tra cui l’allora presidente della Mitsubishi, Iwasaki Yanosuke, fu riaperta come Japan Brewery.
Nel 1888 avvenne il lancio della Kirin, una lager dal nome di una figura mitologica cinese, mezzo cavallo e mezzo drago. Secondo una leggenda, Kirin sarebbe apparso alla madre di Confucio poco prima che questi nascesse. Una visione dunque ritenuta come preannuncio di un grande uomo e di eventi felici.
Mentre un’altra versione fa di Confucio il frutto di una breve relazione di Kirin con una donna di nome En Chen Tsai.
Nel 1907 la società prese il nome di Kirin Brewery Company, in seguito all’acquisto da parte della famiglia Mitsubishi. Da allora l’ascesa fu inarrestabile: a metà degli anni Sessanta la Kirin controllava quasi il 40% del mercato giapponese.
Nel 1990 comparve la Ichiban, in una caratteristica bottiglia lunga, che si rivelò subito un altro successo. Nel 1995 gli esemplari venduti ammontavano a 76 milioni, contro i 151 milioni della Kirin. Due anni dopo, per fronteggiare la richiesta americana della Kirin, fu realizzato, insieme alla Anheuser-Busch, uno stabilimento a Los Angeles.
Intanto, nel 1993 la Kirin aveva ottenuto dalla casa statunitense la licenza di produrre per il mercato giapponese la Budweiser, che da due anni veniva fabbricata dalla Suntory ma solo a livello locale. Verso la fine del 2004 rilevò il 25% di capitale della Dalian Daxue, nella Cina nordorientale.
Oggi, con 14 fabbriche (a Tokyo, Yokohama, Sendai, Tochigi, Toride, Kasugai, Amagasaki, Okayama, Hiroshima, Amagi, Shiga, Kyoto, Takasaki, Chitose), la Kirin costituisce il secondo produttore del Paese, alle spalle dell’antagonista storica, Asahi. Mentre la produzione annua di oltre 43 milioni di ettolitri la pone al nono posto tra i grandi produttori mondiali, con una quota di mercato del 2,2%.
A Düsseldorf, è stata istituita la Kirin Europe, come sede europea. Intorno alla fabbrica di Yokohama sorge invece un centro turistico per gli appassionati di birra, The Beer Village, con un brewpub che produce autonomamente la Spring Valley, dal nome dell’impianto di partenza dell’azienda. Si tratta di un’interessante lager dorara, di buon corpo e generosamente luppolizzata.
Sempre alla ricerca di nuovi favori di mercato, la Kirin ha aggiunto nel tempo una vasta gamma di birre sia speciali che a diffusione locale.
Kirin Lager, premium lager di colore oro pallido (g.a. 4,9%). La birra con il maggior successo di mercato in Giappone, viene prodotta su licenza in diversi paesi. Ottenuta con aggiunta di riso e mais, aromatizzata con luppolo delle varietà Hallertau e Saaz, matura da uno a due mesi e non viene pastorizzata. E appunto la lunga maturazione la rende più piena rispetto a tante altre birre giapponesi della stessa tipologia. Con una carbonazione piuttosto alta, la schiuma bianca emerge ricca, sottile e tenace. L’aroma di luppolo si diffonde con eleganza, e discrezione nei riguardi dei lontani richiami di mais, riso, malto, erbe, salsa di soia, paglia bagnata. Il corpo, medio-leggero e di trama decisamente acquosa, favorisce un brioso gusto neutro con sentori di luppolo fresco e pulito. Il finale, secco, croccante, introduce un discreto retrolfatto di malto dall’accento acidulo.
Kirin Ichiban, super premium lager di colore biondo tendente al dorato (g.a. 4,9%); con caratteristiche analoghe alla Kirin Lager, ma più ricca di malto. È al secondo posto, per successo commerciale, tra le birre dell’azienda. Viene prodotta utilizzando solo la testa del liquido che esce dal tino di miscela. Il nome invece riprende un termine usato per il sakè. Con una carbonazione moderata, la spuma, di grana molto minuta, mostra buona persistenza e allacciatura. L’aroma si apre fresco, pulito, di malto, noci, cereali, miele, fieno, luppolo piccante, frutta dalla dolcezza granulosa. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza lievemente oleosa. Il gusto è pieno e armonico, delicato e amabile, impresso dal malto che pare voglia dominare la scena da solo. Il finale, secco e breve, reca l’impronta calda dell’alcol. Il retrolfatto si rivela piuttosto amabile, con qualche impressione di lievito.
Kirin Classic Lager, lager di colore giallo dorato (g.a. 4,5%); con aggiunta di riso, mais e amido. Con un’effervescenza medioalta, la schiuma bianca si alza minuta, soffice e di moderata allacciatura. L’aroma è pungente di malto, con l’asprezza del riso a fargli da corollario. Il corpo tende decisamente al sottile, in una consistenza acquosa. Nel gusto, la dolcezza del malto e l’amaro del luppolo raggiungono presto un compromesso, e portano a termine la corsa di media durata con apprezzabile equilibrio. Il finale apporta una rinfrescante punta di acidità. Nella corta persistenza retrolfattiva l’elegante carattere di luppolo lascia trasparire una suggestione amara.
Kirin Brau Meister, pilsener di colore paglierino e dall’aspetto brillante (g.a. 5,5%); con aggiunta di riso. È sicuramente più piena rispetto alle altre giapponesi della stessa tipologia. Con una media effervescenza, la schiuma bianca si alza soffice, cremosa, di sufficiente allacciatura. L’aroma appare un po’ ruvido, nei suoi sentori floreali, di agrumi, malto, riso, paglia, caramello, luppolo terroso. Il corpo medio ha una consistenza alquanto acquosa. Il gusto, piacevolmente amaro, scivola su robusta base di malto per erogare, in prossimità del traguardo, una punta di rinfrescante acidità. Il finale si esprime nell’asciuttezza del fieno. Nella lunga persistenza retrolfattiva emergono suggestioni amarognole, di erbe aromatiche e scorza di limone.
Kirin Ichibanshibori Stout, stout di colore marrone scuro, quasi nero (g.a. 5%); elaborata a bassa fermentazione. Fu lanciata in lattina nel 2007. Con una media effervescenza, la schiuma beige si alza soffice, cremosa, abbastanza stabile. All’olfatto, i toni caldi sono dominati dal malto tostato, con sentori, in secondo piano, di caramello, liquirizia, caffè, pane scuro, cioccolato, frutti rossi. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza oleosa alquanto appiccicosa. Malto, caramello, liquirizia, cacao amaro, melassa, tabacco, caffè lungo, salsa di soia, si esaltano in un piacevolissimo gusto che, in prossimità del traguardo, lascia uno spazio ristretto per la rinfrescante acidità delle tostature. Il finale, asciutto e pulito, è un buon prologo dell’articolata ricchezza retrolfattiva in cui si accavallano confusamente sensazioni di malto torrefatto, caffè bruciato, luppolo terroso, pane di segale, fumo carico di acredine.