Brouwerij Kerkom

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Kerkom-Sint-Truiden/Belgio
Birrificio nel sud del Belgio, uno dei sei sopravvissuti dei 127 che al tempo della prima guerra mondiale operavano nella provincia del Limburg.
Fu fondato, nel 1878, da Evarist Clerinx rilevando l’antica osteria La Renaissance. La fabbrica, in un vecchio cascinale, cominciò con la distribuzione in botte e fin dove potevano arrivare i cavalli per ritornare la sera alla base.
Durante la grande guerra, la birreria venne chiusa dai tedeschi. Riaprì soltanto nel 1920; ma, fino al 1932, dovette accontentarsi del poco malto che si trovava in giro. Intorno al 1936 ne assunse la guida Paul Clerinx, figlio di Evarist.
Sopravvissuta alla seconda guerra mondiale, la Kerkom nel 1952 passò sotto la direzione di Jean Clerinx, che si limitò a produrre leggere birre da tavola e limonate. Ma, nel 1968, Jean fu costretto a chiudere e andò a lavorare presso la Alken-Maes, proprio la feroce concorrente che aveva soffocato la Kerkom con la propria Cristal Alken.
Una volta in pensione, nel 1988 Jean Clerinx decise di ritentare l’avventura, lanciando un nuovo, più piccolo birrificio artigianale ed elaborando una linea di bitter belghe (Bink), destinata a diventare un po’ il simbolo dell’azienda.
Infine, nel 1999, la Kerkom fu acquistata da Marc Limet, che cominciò subito con l’ammodernare gli impianti e rinnovare la gamma delle offerte.
Adelardus Trudoabdijbier Bruin, abbazia dubbel di colore marrone scuro e dall’aspetto torbido (g.a. 7%). È dedicata a Adelardus II, uno dei più importanti abati dell’abbazia di Sint-Truiden (1055-1082), che costruì la grande chiesa abbaziale romanica e la Chiesa di Nostra Signora. Mentre questo monastero benedettino (dal nome di san Trudo), intorno al quale si sviluppò la città di Sint-Truiden, fu fondato nel secolo VII, finendo vittima dei rivoluzionari francesi che, nel 1794, lo soppressero, lo saccheggiarono e lo adibirono a ospedale militare.
Infine, nel 2002, su richiesta della Fondazione “Abbazia, Centro e Regione” e della città di Sint-Truiden, fu elaborata questa birra, che utilizza una misteriosa miscela di 10 spezie chiamata “burrasca dolce”. Con una media effervescenza, la spuma, di un beige chiaro, emerge minuta, cremosa, aderente. L’aroma si apre dolce e fruttato (con caramello, frutti di bosco, zucchero di canna), infervorato dalle spezie e riscaldato dall’alcol. Il corpo appare da medio a leggero, in una consistenza grassa un po’ appiccicosa. Anche il gusto è dolce, con note di caramello, melassa, frutta secca, liquore, cioccolato al latte; una dolcezza però che, in prossimità del traguardo, deve cedere il campo alle tostature, responsabili di un lieve amarore e di una punta acida. Il finale, moderatamente secco e alcolico, pulisce il palato. Nella lunga persistenza retrolfattiva si esaltano suggestioni floreali, di legno scuro, liquirizia, cioccolato fondente.
Stagionali
Winterkoninkske (Winter King), belgian strong dark ale di colore marrone molto scuro con riflessi rossastri e dall’aspetto opaco (g.a. 8,3%); non filtrata, non pastorizzata e rifermentata in bottiglia. Utilizza sette tipi di malto (avena compresa), due varietà di luppolo belga e, pare, bacche di ginepro e lavanda. Viene commercializzata nel periodo natalizio, con il nome dello scricciolo (in fiammingo, winterkoninkje “re dell’inverno”), l’uccelletto dei Passeriformi, peraltro ritratto in etichetta, che annuncia l’arrivo dell’inverno migrando dalla fredda campagna nei centri abitati dove si costruisce il nido. Con una carbonazione media, la spuma beige emerge sottile, cremosa e di buona allacciatura. L’aroma è per i toni caldi: malto tostato, toffee, caffè, melassa, caramello, liquirizia, cioccolato, noce moscata, frutta sotto spirito. Il corpo, medio-pieno, presenta una tessitura oleosa. All’imbocco, il gusto propone caffè, liquirizia, toffee e, dopo un intermezzo di frutta sotto spirito, cioccolato e prugne secche, un robusto lievito belga speziato e tanto di calore alcolico. Il lieve amarore del finale viene presto fagocitato dalle lunghe suggestioni retrolfattive che richiamano banana, noci, datteri, fichi.
Winterkoninkske Grand Cru (American Oak), belgian strong dark ale di colore marrone molto scuro, quasi nero (g.a. 13%). È la versione Grand Cru della Winterkoninkske invecchiata in botti di rovere americano, prodotta però da De Proefbrouwerij. L’effervescenza è piuttosto bassa; la cremosa schiuma beige, non così ricca ma di buona stabilità. L’olfatto, a base di marzapane, uva passa, datteri, prugne secche, frutti di bosco, zucchero candito, vaniglia, cioccolato fondente, semi di anice, legno, tostature, è avvolto in un caldo alone di bourbon. Il corpo, da medio a pieno, ha una trama fra cremosa e oleosa. Il gusto si dipana amabile ma per nulla stucchevole, dato il perfetto equilibrio tra l’amarore secco della frutta e la dolcezza del cioccolato al latte e della vaniglia. Il finale, moderatamente amaricante, apporta un po’ di astringenza legnosa. Il retrolfatto, nella sua lunga persistenza, si esprime con un mix di piacevoli sensazioni, dalla banana troppo matura alla frutta secca, dal luppolo floreale alle tostature acidule. Si tratta di un prodotto che ha bisogno di ulteriore affinamento del gusto in cantina.
Bink Bloesem, belgian ale di colore ambrato carico e dall’aspetto torbido (g.a. 7,1%). È un’offerta per la primavera-estate, disponibile da aprile a ottobre. Viene prodotta artigianalmente con cinque tipi di malto, una varietà di luppolo belga e aggiunta di miele di Sint-Truiden e sciroppo delle rinomate pere di Vrolingen. Filtrata e non pastorizzata, subisce la rifermentazione in bottiglia. Con una moderata effervescenza, la schiuma sgorga abbondante e cremosa, con buona stabilità. L’olfatto propone ricchi, persistenti, aromi floreali e, a seguire, di malto, zucchero bruciato, caramello, luppolo, frutti rossi, miele, crostata. Il corpo rotondo è di una consistenza piuttosto grassa, comunque scorrevole. Il gusto, destinato ad affinarsi nel tempo, presenta note leggermente acide su base di aspra secchezza. Il finale è di una lieve terrosità, surriscaldato dall’alcol e infervorato dalle spezie. Le prolungate suggestioni retrolfattive appaiono soffici e delicate, nel loro moderato amarore. Si tratta di un prodotto da poter tranquillamente definire vera specialità.
Collaborazione
Kerkom 4:20 Smuggle Brew, abbazia tripel di colore dorato carico con tendenza all’arancio e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 7,5%); prodotta in collaborazione e per Alex Liberati, della Brasserie 4:20 di Roma. Con una media effervescenza, la schiuma biancastra si leva minuta, compatta, cremosa e aderente. Malto, caramello, luppolo erbaceo, lievito, fiori, frutta gialla, canditi, miele, agrumi, cereali tostati, fieno, sono infervorati dall’alcol, dal pepe bianco, dai semi di coriandolo, creando un’elevata intensità olfattiva di attraente finezza. Il corpo, da medio a pieno, presenta una trama fra grassa e acquosa. L’imbocco è segnato dal malto che eroga una dolcezza di breve durata, perché arrivano il luppolo, le spezie e l’alcol, a improntare una consistenza diversa, calda, amarognola, acidula. Il finale si rivela lungo, secco, moderatamente piccante. Piuttosto esagerata risulta la lunghezza retrolfattiva, all’insegna di un cordiale calore alcolico nell’affannosa ricerca dell’apice di erogazione delle proprie sensazioni.