Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Nairobi/Kenya
Oggi la Kenya Breweries Limited (KBL) opera come una filiale di East African Breweries Limited (EABL).
Nel 1922 due coloni inglesi, i fratelli George e Charles Hurst, fondarono la Kenya Breweries Limited con un impianto proveniente dalla loro patria.
Naturalmente all’inizio, utilizzando orzo locale, la produzione verteva su alcune ale e stout in stile britannico. Successivamente, si concentrò su una lager bionda, Tusker. Nome (da tusk “zanna”) che, secondo una leggenda, intendeva ricordare l’elefante infuriato da cui uno dei due fratelli fondatori, George, era stato caricato e ucciso nel 1923.
Nel 1935 la Kenya Breweries Limited rilevò, in Tanzania, la Tanganyika Breweries Limited, nata tre anni prima, e, nel 1936, si fuse con essa creando la East African Breweries Limited (EABL).
Con l’apertura, nel 1952, di un secondo stabilimento sulla costa, a Mombasa, il gruppo diede inizio all’espansione locale. Ma il 1952 fu anche l’anno in cui cominciò la lunga rivolta antibritannica dei Mau-Mau (repressa nel sangue nel 1956). E furono quattro anni di crisi, col boicottaggio delle birre europee attuato dalla popolazione kikuyu. Comunque la EABL ottenne, nel 1954, la quotazione alla Nairobi Securities Exchange. Rilevò, nel 1959 in Uganda, la Uganda Breweries, nata nel 1946.
Nel 1964, in seguito alla costituzione della Repubblica Unita di Tanzania, il nome della Tanganyika Breweries Limited fu cambiato in Tanzania Breweries Limited (TBL). Poi, nel 1979, il governo della Tanzania nazionalizzò la TBL per venderla, nel 1993, alla South African Breweries (poi SAB Miller).
Intanto, la EABL aveva incorporato, nel 1962, la concorrente locale Allsopp; rilevato, nel 1969 la City di Nairobi e aperto, nel 1982, un’altra fabbrica nei pressi del lago Vittoria, a Kisumu; ceduto, nel 1992, alla Guinness la propria partecipazione nella Seychelles Breweries. Mentre, nel 2000, cedeva il controllo della maggioranza al gruppo Diageo.
Oggi la EABL è una holding che produce birra, liquori e bevande analcoliche. La sede centrale è a Nairobi, con filiali in Kenya, Uganda, Tanzania e Sud Sudan.
D’obbligo la menzione della Fondazione EABL, istituita nel 2005, per aiutare le persone in Kenya, Uganda e Tanzania attraverso cinque aree di attività: fornitura di acqua, istruzione e formazione, salute, ambiente e progetti speciali.
La KBL invece, con la fabbrica nel Ruaraka, è, nel proprio Paese, il secondo produttore di birra. Birra, che viene realizzata con aggiunta di orzo non sottoposto a maltaggio. Le versioni definite “export” invece, senz’altro meno corpose, ricorrono allo zucchero di canna.
Kenya Tusker Premium/Malt Lager, premium lager di puro malto, di colore dorato chiaro brillante (g.a. 5%). È il prodotto di punta dell’azienda, destinato all’esportazione. Si presenta abbastanza corposa e sicuramente più luppolizzata rispetto alle altre lager africane. Con un’effervescenza piuttosto alta, la spuma bianca erompe un po’ grossolana ma di buona ritenzione. L’aroma propone malto, crosta di pane, miele, grano, luppolo erbaceo, fieno secco, marzapane. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza decisamente acquosa. Il delicato gusto di malto è opportunamente bilanciato dalle note del luppolo di fondo. Il corto finale è asciutto e amarognolo. Rimane un discreto retrolfatto di malto, granuloso, croccante.
Kenya White Cap, lager di colore paglierino pallido e dall’aspetto limpido (g.a. 4,2%); più fruttata della precedente. Il nome, che vuol dire “cima bianca”, si riferisce a quella innevata del monte Kenya. Diffusa in tutto il Paese, è una birra che originariamente veniva prodotta dalla Allsopp. Con una carbonazione abbastanza sostenuta, la schiuma bianca emerge sottile, cremosa ma di rapida dissoluzione. L’aroma si sprigiona blandamente, con malto granuloso e, in secondo piano, agrumi, mais, luppolo erbaceo. Il corpo, alquanto sottile, ha una tessitura decisamente acquosa. Il gusto abboccato scorre su base solidamente luppolizzata, fresco, pulito, equilibrato. Il finale richiama la dolcezza del mais. Il retrolfatto si esprime corto, amarognolo, dall’accento floreale.