Hoppebräu

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Waakirchen/Germania
Brew firm in Alta Baviera, sorta nel 2013.
Markus Hoppe, dopo tre anni di apprendistato presso la Schlossbrauerei Maxlrain, guidata dal ben noto mastro birraio Josef Kronast, nel 2012 passò alle dipendenze della Joh Albrecht.
A fine gennaio 2013 partì per l’isola di Mauritius, come responsabile per l’installazione e l’avviamento dell’impianto della Flyng Dodo Brewing Company, fondata da Oscar Olsen (birrofilo già proprietario di due ristoranti) sulle colline di Port Louis.
Ritornato in Germania, Markus Hoppe non esitò ad aprire la Hoppebräu, nel garage della propria abitazione. Sperimentate e messe a punto su un piccolo impianto, le ricette vengono poi realizzate presso altri birrifici a tutt’oggi non resi noti.
Hoppebräu Vogel Wuid IPA, india pale ale di colore dorato con riflessi aranciati e dall’aspetto velato (g.a. 6,5%). Con una media carbonazione, la schiuma bianca, sottile e cremosa, mostra discreta persistenza. L’olfatto appare piuttosto sottotono, e addirittura non pulitissimo, con sentori floreali, fruttati, agrumati, che non rispettano più di tanto l’aromaticità di luppoli come i tedeschi Hallertau Magnum e Mandarina Bavaria e gli americani Amarillo e Cascade. Il corpo medio ha una consistenza abbastanza grassa e un po’ appiccicosa. Il gusto attacca con una lieve dolcezza di malto, passa a un succoso fruttato tropicale, si prepara al traguardo con un delicato amarore erbaceo. Il finale, pressoché astringente e con qualche tocco metallico, prelude a un corto retrolfatto di luppolo fruttato.
Hoppebräu PX, imperial stout di colore nero profondo (g.a. 11,4%); invecchiata in botti di Pedro Ximénez. Con una media effervescenza, la schiuma emerge piuttosto grossolana e di rapida dissoluzione. L’aroma quasi stordisce all’apertura con la sua esplosione alcolica; poi si attenua, e inizia a coinvolgere con sentori di malti tostati, noccioli di ciliege, zucchero di canna, frutti di bosco, mango, vaniglia, cioccolato amaro. Il corpo pieno ha una consistenza grassa. Il gusto richiama le sensazioni avvertite al naso, aggiungendovi qualche nota di legno, vino dolce, caffè, rum, liquirizia; da parte sua, l’alcol si fa ancora la parte del leone, addirittura provocando qualche sgradevole pizzicore in gola. Il finale apporta una certa astringenza. Il retrolfatto ha il compito di addolcire la bocca, con lunghe impressioni cioccolatose.