Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Traunstein/Germania
Birreria, in Alta Baviera, fondata, col nome di Weißes Bräuhaus, nel 1612 dal sovrano Massimiliano I per equilibrare il disastroso bilancio ricevuto in eredità dal padre.
Durante l’incendio del 1851, provocato da piromani, la fabbrica fu salvata dai suoi lavoratori. Nel 1799 poi, con la morte di Karl-Theodor, passò alla vedova, arciduchessa Maria Leopoldina d’Asburgo-Este.
Con la secolarizzazione, il nuovo Regno di Baviera si ritrovò diverse birrerie ecclesiastiche, e mise in vendita quella di Traunstein, che, nel 1806, fu acquistata da Franz Reiter di Monaco di Baviera.
A sua volta, nel 1821, Frank Reiter la vendette a Joseph Windmassinger, di Runding, e all’avvocato Hutter, membro del parlamento. Alla morte di Hutter, nel 1840, subentrò il figlio, anche lui avvocato. Ma, nel 1896, Alois Hutter che ne era diventato unico proprietario, morì senza figli; pertanto l’azienda fu rilevata, per il figlio Josef, da Peter Sailer, proprietario di una fabbrica di birra a Lauingen.
Oggi la Hofbrauhaus Traunstein, nelle mani di Maximilian Sailer, è un’azienda di successo, che produce 110 mila ettilolitri di birra all’anno. Da annotare che, nel 1982, fu la prima fabbrica al mondo a produrre la birra di frumento alla spina. Mentre nel 1919 acquistò le birrerie Stern-bräu e Bachbrauerei. E, ovviamente, ha creato anche, per l’esperienza gastronomica, una Gasthausbrauerei.
Hofbrauhaus Traunstein Export-Hell, export di colore giallo paglierino limpido (g.a. 5,3%); tipica helles bavarese, precedentemente nota come Fürstenquell Export-Hell o semplicemente Helles. Con un’effervescenza abbastanza contenuta, la schiuma bianca si leva piuttosto grossolana e poco duratura. L’aroma reca la dolcezza del malto, della frutta, del miele; e con qualche accenno di luppolo speziato e fiori di campo. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza un po’ cremosa. Anche il gusto è dolce, ma solo all’imbocco; perché poi arrivano note aspre di frutta acerba, seguite a ruota dall’amarore di erbe aromatiche. Il finale, brusco, asciutto, si dilegua in fretta, e quasi in anonimato. Nella morbida persistenza retrolfattiva invece, indugiano abbastanza impressioni di luppolo floreale.