Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Micheldorf/Austria
La seconda più antica birreria privata austriaca fu fondata nel 1846. Ma, dal Capitolo del Duomo di Gurk, risulta che già nel 1270 la taverna di Hirt pagava i tributi per la produzione di birra. Come è certo che durante tutto il tardo Medioevo il consumo di birra in Carinzia era molto alto e la coltivazione del luppolo rappresentava un fattore economico non insignificante.
Nel 1964, da una prozia, l’eredità passò a Nelly Möller e a sua figlia, Astrid Matchett-Kenn, all’epoca ancora minorenne.
La Brauerei Hirt sorge appunto nel cuore della Carinzia, ricca di sorgenti incontaminate. Utilizza dunque l’acqua poco calcarea proveniente da fonti di proprietà ubicate in aree protette nei dintorni dello stabilimento. Come pure abbina alla più rigorosa tradizione le moderne tecniche produttive, ottenendo fresche birre dal gusto particolarmente morbido che si sono imposte anche all’estero.
La produzione, di 162 mila ettolitri all’anno, si ripartisce equamente tra fusti e bottiglie, con le lattine al bando. Le birre sono tutte elaborate in base alla propria ricetta, fermentate in doppio tino e maturate per un lungo periodo. Mentre il filtraggio a freddo, che non pregiudica l’originaria freschezza, sostituisce la pastorizzazione.
Hirter Privat Pils, czech pilsner di colore dorato carico e dall’aspetto limpido (g.a. 5,2%). Costituisce il prodotto di punta, realizzato secondo un’antica ricetta della Boemia, con puro malto, luppolizzazione delicata e aromatica, lunga maturazione. Il sapore appare subito diverso rispetto alla tipica pils della Germania settentrionale. Con una moderata carbonazione, la spuma bianca si presenta in un’imponente corona sottile e tenace. L’aroma di luppolo a base di erbe, rivela, nell’elegante persistenza, ottimo equilibrio con un malto granuloso. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama abbastanza liscia. Il gusto, moderatamente amarognolo, scorre denso, pieno, e, solo verso la fine di una corsa regolare e secca, prende un accento più deciso di luppolo. Luppolo, che nel discreto retrolfatto esala, con la solita delicatezza, qualche stuzzicante impressione speziata.
Hirter Morchl, dunkel di colore marrone scuro, quasi nero (g.a. 5%); elaborata con caramello e varietà di malto scuro. Con una morbida carbonazione, la spuma beige fuoriesce abbondante e di buona allacciatura. L’aroma si esprime a base di malto dolce, caramello, cereali tostati, cenere, uva passa, pane, luppolo fruttato, e non senza qualche richiamo di vaniglia e cioccolato. Il corpo medio ha una trama a chiazza di petrolio. Il gusto, di una singolare fluidità, si sviluppa all’insegna di una delicata dolcezza (frutti scuri e di bosco, malto tostato, caramello, pane scuro, noci, uva passa), prendendo, dall’inizio della seconda parte del percorso, e sino alla fine, una certa consistenza amarognola. Nella discreta persistenza retrolfattiva, si sviluppa un amarore più pronunciato e dall’accento acido, equilibrato però da malti tostati dolci.
Hirter Biobier, lager di colore giallo chiaro (g.a. 4,8%); la prima birra biologica austriaca, immessa in commercio nel 1998. La mancanza di filtraggio rende l’aspetto torbido. Le materie prime utilizzate sono riconosciute dall’organismo europeo per la garanzia di provenienza biologica. Con una moderata effervescenza, la schiuma viene fuori abbondante, fine e stabile. All’aroma delicato di luppolo, fanno da cornice sentori floreali, di caramello, fieno, mais, vaniglia, agrumi, avvolti in un alone dolce dalla vaga impressione di burro. Il corpo, da leggero a medio, presenta una tessitura pressoché acquosa. Il sapore si distende in una particolare morbidezza, tra note di miele, biscotti, frutta, cereali, con un amarore erbaceo a malapena percettibile. Il finale arriva secco e moderatamente luppolizzato. Il retrolfatto non si dilunga più di tanto in una strana dolcezza dalle suggestioni aspre di fieno.
Hirter Radler Kräuter Naturtrüb, radler/shandy di colore giallo pallido e dall’aspetto nebuloso (g.a. 2,5%). È composta da Hirter Vollbier e limonata, con aggiunta di erbe aromatiche. Per il ridotto apporto calorico è adatta anche ai diabetici e, come tutti i prodotti del genere, ha funzione d’uso specificatamente dissetante. Con una morbida carbonazione, la spuma bianca emerge ricca e vaporosa, ma sparisce in fretta. L’aroma si esprime vivace, quasi pungente, con malto, erbe, zucchero, biscotti, pompelmo, buccia e succo di limone fresco. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza acquosa e pressoché appiccicosa. Il sapore è delicato, piuttosto dolce all’inizio, fruttato a metà percorso, amarognolo al traguardo, quando subentra anche una rinfrescante punta di acidità. Il retrolfatto non si dilunga tanto nelle sue impressioni erbacee dall’accento polveroso.
Hirter 1270er, amber lager/vienna di colore ambrato profondo e dall’aspetto luminoso (g.a. 4,9%). È una birra tradizionale la cui ricetta, risalente alla nascita dell’azienda (1270 appunto), è stata riscoperta e adattata ai gusti moderni. Viene preparata con malto tostato e caramello. Con una vivace effervescenza, la schiuma si alza cremosa e duratura. L’aroma è sottilmente fruttato, con sentori, in secondo piano, di caramello, malto tostato, grano, orzo, zucchero di canna, luppolo a malapena piccante. Il corpo, da medio a pieno, ha una trama oleosa. Il gusto è soffice, rotondo, con il luppolo che intesse, in perfetto equilibrio, una venatura amara nell’ordito amabile del malto. Il finale, asciutto, pulito, alcolico, precorre una suggestione tostata amarognola del persistente retrolfatto.