Brouwerij Het Anker

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Mechelen/Belgio
È rimasta l’unica fabbrica di birra in una città (nella regione delle Fiandre, a metà strada fra Bruxelles e Anversa) che fu per secoli famoso centro di produzione della brown ale.
Proprio nel cuore di Mechelen nacque, nel 1207, il primo beghinaggio belga. E, quando, nel 1471, il duca Carlo il Temerario esentò da accise la birra prodotta dalle beghine per i pazienti e il consumo personale, le suore iniziarono subito l’attività brassicola.
Nel 1872 la fabbrica di birra fu acquistata da Louis van Breedam, insieme alla sorella, e prese il nome di Boonaerts & Van Breedam. Venne costruita una fabbrica di birra moderna con una delle prime caldaie a vapore e, nel 1904, la denominazione sociale diventò Het Anker (“L’Ancora”).
Nel 1912 Victor van Breedam costruì, interamente in cemento armato, il primo impianto di malto nelle Fiandre, che prese a rifornire anche le altre fabbriche nei dintorni.
Durante la prima guerra mondiale, i tedeschi decisero che continuasse a lavorare la Brouwerij Chevalier Marin, mentre smontarono la Het Anker per appropriarsi del rame destinato agli usi bellici.
Finita la guerra, la Het Anker visse un periodo d’oro, con Charles van Breedam presidente della Belgische Brouwersunie (“Associazione Brewers Belga”). Ma, con la scomparsa di una trentina di fabbriche di birra nella regione per la crisi economica, la Het Anker si venne a trovare senza clienti per il malto da essa prodotto.
Durante la seconda guerra mondiale, gli occupanti tedeschi permisero soltanto la produzione di una birra leggera, Zero-huit (g.a. 0,8%). Dal 1945 riprese lo sviluppo della Het Anker, con la costruzione di una nuova fabbrica con grandi caldaie di rame e la produzione del malto. Nel 1960 fu lanciata una Keizersbier (“birra imperiale”), col nome di Gouden Carolus. Seguirono la Mechelschen Bruyinen (successivamente sostituita dalla Gouden Carolus Ambrio) e la Triple Toison d’Or (oggi fuori produzione).
Nel 1990 Charles Leclef (quinta generazione della famiglia Van Breedam) rilevò la fabbrica e, per prima cosa, operò gli ammodernamenti necessari per migliorare la produzione. Quindi, per dare ulteriore incremento alla distribuzione dei suoi prodotti, strinse due partnership, tra il 1991 e il 1993, con il gruppo Riva e, tra il 1995 e il 1997, con John Martin, sacrificando chiaramente la gestione e in parte la qualità delle birre.
Nel 1998 la Het Anker decise di riprendersi la piena indipendenza. In un anno ristrutturò la fabbrica; aprì l’Hotel Carolus, un bistrot/ristorante, un negozio di birra e, naturalmente, apportò notevoli cambiamenti positivi all’intera serie di prodotti.
Nel 2010 Charles Leclef fondò, a Blaasvelt (nella provincia di Anversa), nella fattoria di famiglia del secolo XVII, una distilleria dove, dal mosto di malto della Gouden Carolus Tripel viene ricavato il finissimo whisky Gouden Carolus Single Malt. La prima distillazione fu immessa in commercio nel 2013 in un numero limitato di bottiglie.
E ora vediamo come stanno le cose per le due famose birre della ex Brouwerij Riva: Lucifer e Dentergems Wit. Una volta rilevata la Riva, nel 2002, la Liefmans continuò a produrre le due specialità. Poi, nel 2008, la Liefmans fu, a sua volta, rilevata dalla Duvel Moortgat. Quest’ultima, già produttrice della famosa Duvel, a cui s’ispirava la Lucifer, peraltro una spietata concorrente, si riservò la proprietà del marchio e concesse una lunga licenza di produzione e vendita alla Het Anker a partire dal 2009. Mentre abbandonò la produzione della Dentergems Witt. Poi, nel 2011, su richiesta del prodotto da parte di un importatore degli Stati Uniti, ne diede la licenza alla Het Anker. All’inizio, la produzione rimase principalmente focalizzata sull’esportazione; alla fine, la gloriosa birra, nata nel 1985 col nome della città in cui aveva sede la Brouwerij Riva e venduta nelle zone di lingua francese come Riva Blanche, rimase soffocata nel suo stesso successo.
La Brouwerij Het Anker produce anche diverse specialità per la danese GourmetBryggeriet e la connazionale Brouwerij Wolf di Aarschot.
Gouden Carolus Classic, belgian strong dark ale di colore rosso rubino intenso (g.a. 8,5%). È il prodotto più prestigioso della casa, una delle più forti e più interessanti birre al mondo. Prende il nome dalle monete d’oro dell’imperatore Carlo V, cresciuto proprio a Mechelen, più nota col nome francese di Malines. Dopo la maturazione di due anni con aggiunta di scorze d’arancia amara e semi di coriandolo, viene, non filtrata, condizionata in bottiglia. L’elevata gravità originale combina a meraviglia il calore del vino con la freschezza della birra. Con una morbida carbonazione, la spuma si alza soffice e duratura. L’olfatto è di elegante finezza e intensità elevata: un bouquet di caramello in evoluzione, dal dolce all’acidulo, dall’asciutto allo speziato. Nel corpo pieno e robusto, di trama cremosa e setosa insieme, prorompe, sì, una forza alcolica sostenuta, ma accarezza soltanto il palato col proprio calore. L’amabilità del gusto permane per tutta la corsa, accogliendo a braccia aperte la nota amara del finale. Il persistente retrolfatto agrodolce è sostenuto da un delicato riscaldamento. A temperatura di cantina, il sapore del prodotto si affina durante il lungo invecchiamento.
Gouden Carolus Cuvée Van de Keiser Blauw, belgian strong dark ale di colore rosso rubino con riflessi violacei (g.a. 11%). La “birra dell’imperatore”, con una linea diagonale blu sull’etichetta. Viene brassata solo il 24 febbraio, anniversario della nascita di Carlo V, in quantità limitate. L’annata è riportata sul collarino. E il profumo cambia proprio in base all’annata. La gradazione alcolica, dall’8% nel 2000-02, passò al 10 % nel 2003, per stabilizzarsi all’11 % dal 2004. Si tratta di una variante speciale della Gouden Carolus Classic, con una migliore evoluzione nel tempo, in botti di rovere, dove l’età sviluppa una complessità raffinata e profumi intensi. Le bottiglie sono chiuse con tappo di sughero. L’effervescenza è piuttosto bassa; la schiuma, fine, cremosa e poco persistente. Malto tostato, caramello, prugne, frutti di bosco, sciroppo d’acero, zucchero di canna, pandispagna, lievito, miele, allestiscono un bouquet d’intensità molto elevata che raggiunge l’eleganza della finezza. Il corpo, di una calda rotondità, presenta una consistenza cremosa a malapena appiccicosa. Nel gusto, l’alcol è pesante ma equilibrato, e accompagna con tatto le dense note di pane tostato, cioccolato fondente, frutta scura, mela cotogna, cocco, vaniglia, uva passa. Il finale appare piuttosto grasso, con suggestioni legnose e di cuoio. Un fruttato acidulo e sentori di cannella impressionano il lungo retrolfatto.
Gouden Carolus Cuvée Van de Keiser Rood, belgian strong golden ale di colore biondo oro (g.a. 10%). È la versione chiara e un po’ meno forte della precedente, lanciata nel 2008 in occasione del suo decennale appunto. Viene realizzata con più tipi di malto e aggiunta di tre diverse erbe durante il processo di fermentazione. Con una carbonazione medioalta, la ricca spuma cremosa si abbassa lentamente lasciando i segni di una buona allacciatura. L’olfatto propone delicati sentori di mirtilli, biscotti, agrumi dolci, malto, lievito, mela verde, avvolti in un caldo alone alcolico e speziato. Il corpo, medio-pieno, ha una tessitura alquanto grassa e appiccicosa. Il gusto, con l’alcol ben nascosto, defluisce all’insegna di lievito, banana, mandorla, miele, vaniglia, arancia dolce, caramello, melone, non senza qualche richiamo di coriandolo ed erbe piccanti. Il finale è segnato moderatamente da luppolo agrumato e spezie. Il retrolfatto sa di lievito e albicocche, con un secco riscaldamento alcolico.
Gouden Carolus Hopsinjoor, belgian strong golden ale di colore giallo aranciato e dall’aspetto torbido (g.a. 8%). Prodotta per la prima volta nel 2008, fu subito eletta “migliore birra” dell’annuale Zythos Beer Festival di Leuven. Utilizza cinque varietà di luppolo, in diversi momenti del processo di cottura in modo da mantenere un massimo di aroma. Con una carbonazione abbastanza sostenuta, la schiuma bianca erompe minuta, cremosa e di lunga durata. L’aroma si libera fresco, pulito, con sentori floreali e leggermente fruttati che, pian piano, lasciano il campo agli agrumi, al lievito belga, al luppolo erbaceo, al miele, alla menta. Il corpo medio ha una consistenza liscia, quasi setosa. L’alcol rimane ben nascosto tra le note dolci, per nulla stucchevoli, anzi, del malto. Il finale invece si rivela decisamente amaro, e secco. Impressioni di luppolo speziato infervorano la lunga persistenza retrolfattiva.
Gouden Carolus Tripel, abbazia tripel di colore giallo oro e dall’aspetto velato (g.a. 9%). Prodotta secondo antiche tradizioni, con malti molto ricchi e luppoli rigorosamente locali, matura a lungo in cantina e rifermenta in bottiglia. Con un’effervescenza molto alta, la spuma, nonostante il sostenuto tenore alcolico, si leva fine e compatta. L’eleganza dell’olfatto dona profumi ricchi e acuti di pregiato luppolo belga, con richiami di coriandolo, pepe, scorza di arancia. Il corpo possiede ottima struttura, in una trama fra cremosa e sciropposa; e regge un morbido, caldo, gusto in cui si bilanciano alla perfezione cereale e rampicante, dopo un iniziale orientamento alla dolcezza. Il finale è lungo, secco, amaro, con accento lievemente acido. Anche il retrolfatto persiste abbastanza, con le sue suggestioni floreali e di miele, animate dall’alcol e da un insinuante peperoncino. Per assaporare correttamente questo prodotto, bisogna versarlo lentamente, in un unico movimento, lasciando il deposito di lievito nella bottiglia.
Gouden Carolus Christmas/Noël, belgian strong dark ale color tonaca di frate e dall’aspetto nebuloso (g.a. 10,5%). Classica birra natalizia, riapparsa dopo 38 anni di assenza. Viene solitamente brassata in agosto perché possa maturare per qualche mese prima di essere immessa in commercio. La ricetta prevede tre varietà di luppoli belgi e diversi tipi di erbe e spezie. La carbonazione è abbastanza contenuta; la schiuma beige, generosa, soffice e di buona allacciatura. Nella complessità dell’aroma, si mettono particolamente in evidenza sentori di banana matura, canditi, lievito speziato, liquirizia, chiodi di garofano. Il corpo, da medio a pieno, presenta una tessitura oleosa un po’ appiccicosa. Il gusto è morbido, piacevole: dopo un imbocco abbastanza dolce che richiama la liquirizia, note di lievito piccante, acidità fruttata, luppolo erbaceo, noce moscata, cannella, zenzero, ristabiliscono l’equlibrio e deliziano il palato. Il finale, cordialmente alcolico, prelude a un lungo retrolfatto di frutta sotto spirito, col ritorno trionfale della liquirizia.
Gouden Carolus Ambrio, belgian strong dark ale di colore ambrato carico e dall’aspetto torbido (g.a. 8%); con rifermentazione in bottiglia. Ha sostituito nel 2005 la Mechelschen Bruynen, ovvero la birra tradizionale di Mechelen, con la ricetta risalente al 1421. La versione odierna è un po’ più pesante e più luppolizzata; anche la gradazione alcolica, del 6%, è stata aumentata. Con una forte effervescenza, la schiuma ocra erompe minuta, cremosa, stabile. L’aroma si libera con la dolcezza del malto, del caramello, della frutta, dello zucchero di canna, della toffee, infervorati da sentori di vino amabile e spezie leggere. Il corpo medio ha una consistenza tra grassa e oleosa. Anche il gusto si propone con una certa dolcezza, ben lungi dal rischiare la stucchevolezza, anzi: i diversi malti, un buon luppolo, spezie selezionate opportunamente, creano una vera armonia di sapori, combinando la forza della birra scura con la freschezza di quella chiara. Il lungo finale porta a una secchezza detergente, spalancando le porte a un retrolfatto piuttosto corto ma ricco di suggestioni dolci (malti tostati) e amare (luppolo erbaceo).
Lucifer, belgian strong golden ale di colore giallo oro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 8%); rifermentata in bottiglia. Appartiene alla serie “diabolica” capeggiata dalla Duvel, di cui costituisce una delle rivali. Il nome è mutuato da Lucifer, dramma del 1654 di Joost van den Vondel. Nacque come birra ambrata prodotta dalla Brouwerij Vondel di Meulebeke (nelle Fiandre Occidentali), fondata nel 1922, fermatasi nel 1957 e rilevata dalla Artois che la vendette subito alla Rodenbach. Fino ai primi anni Settanta venne prodotta a Meulebeke. Nel 1976 gli edifici vuoti furono acquistati dal Comune. La Riva ne rilevò il marchio dalla Rodenbach e nei primi anni Ottanta la rilanciò come una forte birra bionda. Con una morbida carbonazione, la bianca schiuma ondeggiante appare compatta e di buona durata. L’aroma è caldo, delicato, persistente, con profumi di malto, caramello, lievito belga, erbe, fiori, scorza di arancia, chiodi di garofano. Il corpo robusto, nonché armonico, delizia la bocca con la sua tessitura setosa e un po’ appiccicosa. La forza alcolica appare aggressiva; invece si appoggia dolcemente al palato e lo scalda con un tepore primaverile. Il gusto ha una sottile marcatura di luppolo; mentre il malto, operante in sottofondo, dispensa una dolcezza melata che tende a prendere il sopravvento se la bevanda viene consumata a temperatura di cantina. Il finale arriva morbido, secco e luppolizzato. Il retrolfatto appare pressoché astringente, nella sua consistenza all’insegna della cordialità alcolica. Servito freddo, questo prodotto è dissetante e rinfrescante quasi quanto una lager.
Lucifer Black, belgian strong dark ale di colore marrone con sfumature rosso rubino e dall’aspetto piuttosto nebuloso (g.a. 8%); la versione scura della Lucifer. L’effervescenza è adeguata, e gestisce una spuma beige densa, cremosa e di sufficiente allacciatura. L’aroma si esprime piacevolmente, con frutta secca e matura, caramello, liquirizia, pane tostato, cioccolato fondente, caffè bruciato. Il corpo medio tende al sottile, in una consistenza tra sciropposa e acquosa. Il gusto sfoggia complessità ed equilibrio, con le sue solide note di banana matura, caramello, liquirizia, cioccolato, caffè, lievito, morbide tostature. Il finale fa esplodere tutta la forza dell’alcol che si è tenuta ben nascosta per l’intera, e non certo breve, corsa. Il retrolfatto intende dire la sua senza peli sulla lingua: tanta, proprio tanta, dolcezza, in lunghe, indimenticabili, suggestioni coinvolgenti.