Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Herrngiersdorf/Germania
Il più antico birrificio privato del mondo, risalente al 1131, si trova in Bassa Baviera.
Nel 1131 appunto, i monaci benedettini del monastero di Geisenfeld cominciarono a produrre birra, per rifornire i loro vasti possedimenti in zona, all’interno del castello di Herrngiersdorf, sul Mühlberg (“collina mulino”).
Durante la guerra dei trent’anni (!618-1648), l’area intorno a Herrngiersdorf (si ricorda che, dal 1654 al 1822, la città e il castello furono di proprietà dei conti di Guggemos) fu devastata dagli svedesi, castello compreso, mentre la fabbrica di birra non subì alcun danno.
Nel 1709 il Mühlberg fu abbandonato, e la fabbrica di birra, con malteria, sorse in un nuovo edificio arrivato fino ai nostri giorni. Nel 1850 fu addirittura creata una taverna estiva, oggi Schlossbräukelle.
Nel 1874 sia la proprietà agricola che la fabbrica di birra furono acquistate dal notaio Mühlbauer che, per alcuni lavori di consolidamento, si rivolse a Paul Pausinger, un costruttore di Landshut. Nel 1899, in difficoltà finanziarie, il notaio Mühlbauer mise all’asta la proprietà che fu acquistata proprio da Paul Pausinger, i cui discendenti (dal 1995, sesta generazione) ne detengono ancora la proprietà.
La produzione, di oltre 5 mila ettolitri annui, comprende una gamma di birre di rigorosa tradizione tedesca. Soltanto nel 2000 comparve la stagionale Sündenbock (che vuol dire “capro espiatorio”).
Schlossbrauerei Herrngiersdorf Sündenbock, doppelbock di un intenso colore ambrato con riflessi ramati e dall’aspetto limpido (g.a. 7,3%); una stagionale disponibile dal mercoledì delle ceneri. L’effervescenza è piuttosto scarsa; la schiuma, di un beige chiaro, cremosa e di buona tenuta. L’aroma si libera intenso e pulito, a base caramello, malto scuro, fieno, pane nero, e non senza un tocco di terra e di vaniglia. Il corpo, medio-pieno, presenta una consistenza grassa un po’ appiccicosa. Il gusto, con l’alcol ben nascosto, si esprime attraverso lunghe note di caramello, malto torrefatto, liquirizia, uvetta, prugne, ciliege sciroppate. Il finale, a malapena amaricante, sa di terra e di mandorla amara. Nella discreta persistenza retrolfattiva viene finalmente allo scoperto l’alcol, ma sa essere delicatamente caldo e avvolgente.