Greene King

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Bury St Edmunds/Inghilterra
Grande azienda di rilievo regionale, nella contea del Suffolk. Le sue origini risalgono al 1799. In tale anno il diciannovenne Benjamin Greene, di Oundle (un villaggio del Northamptonshire) e apprendista alla Whitbread, aprì a Bury St Edmunds una birreria insieme a John Clark. Nel 1806, sempre Benjamin Greene, sciolse il partenariato con John Clark e, con William Buck, un ex fabbricante di filati in cerca di un grosso investimento, rilevò la Wright’s Brewery, in Westgate Street, rinominandola Westgate Brewery.
Nel 1836 l’azienda passò a Edward Greene, figlio di Benjamin, e prese il nome di Edward Greene’s Westgate Brewery.
Nel 1887, dalla fusione della Edward Greene’s Westgate Brewery con la rivale Frederick King’s St Edmunds Brewery (fondata nel 1852 da Emily Maulkin), nacque la Greene King Brewery.
Dal 1961 al 2011 avvenne una continua crescita dell’azienda, che non si limitò ad acquistare birrerie rivali per poi chiuderle, tra aspre polemiche dei produttori artigiani; i suoi interessi si rivolsero anche a pub, ristoranti, alberghi.
Impresa molto aggressiva, quotata commercialmente e alla borsa di Londra, la Greene King produce circa 820 mila ettolitri all’anno. Dall’impianto di Bury Saint Edmunds esce un’ampia gamma di ale tradizionali (di solito fruttate e secche) che dal 1995 si è addirittura arricchita con una buona scelta di ale stagionali in fusto.
T.D. Ridley & Sons/Hartford End
I Ridley, che potevano vantare nella loro famiglia il vescovo di Londra Nicholas Ridley, morto sul rogo a Oxford nel 1555 per sostenere la causa protestante contro Maria Tudor, iniziarono nel secolo XVIII da un mulino ad acqua a Hartford End, nell’Essex. Svilupparono poi un business di macinazione di farina; costruirono due malterie (una a Chelmsford, sempre nell’Essex); finché, nel 1842, Thomas Ridley non costruì, sulle rive del fiume Chelmer, il birrificio che è arrivato fino a nostri giorni.
Nel 2002 la Ridley’s Brewery rilevò la birreria Tolly Cobbold; ma fu, a sua volta, acquistata nel 2005 dalla Greene King che chiuse il suo stabilimento. Sicché la produzione delle sue ale luppolizzate e gustose, con un aroma che metteva in mostra il singolare fruttato del lievito locale, avviene oggi a Bury St Edmunds. Mentre la considerazione in cui era tenuta questa azienda trova conferma nella commissione da parte della CAMRA, nel 1981, della birra speciale per il suo decimo anniversario.
Comunque, nel 2011, Nelion Ridley, figlio dell’ultimo presidente della Ridley’s Brewery, Nicholas, riprese la produzione di birra a Braintree (sempre nell’Essex), costituendo, a ricordo del vescovo martire, la società Bishop Nick.
Morland & Co./Abingdon
Birreria di medio calibro, fondata nel 1711 da un contadino, John Morland, quindi la seconda più vecchia d’Inghilterra.
Nel 1860 acquistò la Abbey Brewery e la Eagle Brewery. Nel 1885 divenne una società per azioni e cambiò il nome in United Breweries. Nel 1889 rilevò altre due fabbriche, HB Saxby e Field & Sons, mantenendo i loro nomi sulle etichette.
Nel tempo continuò ad acquistare altri birrifici e, nel 1944, prese il nome di Morland & Co. Nel 1997 rilevò la più grande Ruddles Brewery, trasferendo la sua produzione nel proprio stabilimento. Infine, nel 2000, fu acquistata dalla Greene King che chiuse la sua fabbrica.
Sicché le sue birre, decisamente impresse dal malto, abbastanza secche e con un tocco di lievito, vengono oggi prodotte a Bury St Edmunds.
Ruddles Brewery/Langham
Birreria del Rutland, fondata nel 1858 e acquistata da George Ruddle nel 1912. Nel 1986 passò sotto la proprietà della Watneys, a sua volta, finita nella Scottish Courage. Nel 1992 fu acquistata dalla olandese Grolsch che, nel 1997, la vendette alla Morland.
Col passaggio poi, nel 1999, della Morland alla Greene King, la produzione della Ruddles fu trasferita a Abingdon e, nel 2000, venne addirittura chiusa la fabbrica.
La Ruddles Brewery era famosa per le sue ale dal carattere unico conferito dall’acqua di Langham. Infatti la bitter ale di Rutland fu la terza birra inglese alla quale venne riconosciuto lo status di Indicazione Geografica Protetta. Ovviamente la Geene King continua a sfruttare il marchio, anche se le ricette non sono più quelle originali. Mentre l’impossibilità di produrre altrove il gusto delle birre ha portato a bollare scherzosamente le Rudles come counterfeit (“contraffatte”).
Hardys & Hansons/Kimberley
Era la più grande azienda birraria del Nottinghamshire, nata nel 1930 dalla fusione di due aziende familiari rivali che avevano iniziato l’attività a Kimberley, in Hardy Street: Hardy Kimberley Brewery, fondata nel 1832 da Samuel Robinson, e Hansons Limited Street Brewery, fondata nel 1847 da Stephen Hanson.
Nel 1932 fu inaugurato un nuovo stabilimento; mentre la Hardys & Hansons rimase nelle mani dei discendenti delle due famiglie fino all’acquisto, nel 2006, da parte della Greene King, che trasferì la sua produzione, basata essenzialmente su real ale, a Bury St Edmunds.
Morrell’s Brewing Company/Oxford
Nel 1743 Richard Tawney fondò, in St Thomas Street, la Lion Brewery. Nel 1782 formò quindi una partnership con Mark e James Morrell che, alla fine, divennero unici proprietari.
Nel corso del secolo XIX, la fabbrica fu ampliata e ristrutturata diverse volte; ma, nel 1998, per profondi dissidi familiari venne chiusa. Il suo marchio, per un certo periodo, fu prodotto da Thomas Hardy; nel 2008 fu poi acquistato dalla Marston’s. I 132 pub vincolati invece vennero acquistati da Michael Cannon, proprietario della USA Fuddruckers (la catena di ristoranti specializzati in hamburger), che nel 2002 ne vendette 107 alla Greene King.
La Belhaven Brewery di Dunbar (Scozia), rilevata nel 2005 e l’unica fabbrica che non è stata chiusa, ha la trattazione a sé.
Greene King Strong Suffolk, old ale di colore marrone scuro con riflessi rosso rubino (g.a. 6%). È il prodotto di maggior interesse, che continua la tradizione monastica comune nelle Fiandre: poco prima dell’imbottigliamento, vengono miscelate una ale forte e matura di consistenza corposa (invecchiata per almeno due anni in botti di quercia) e una scura giovane dalla fresca vitalità. Birra d’annata, viene prodotta in quantitativi limitati con le bottiglie numerate. La schiuma è scarsa, ma di buona tenuta e aderenza. Il bouquet appare complesso, in un’intensità molto elevata: gli attraenti profumi fruttati pongono in evidenza la ciliegia; in secondo piano, si esaltano fini sentori di cioccolato, torba, tabacco. Il corpo rotondo e caldo possiede vigore, pastosità. Il gusto, inizialmente di malto, si evolve presto in intense note vinose con una gradevole punta di acido e una spiccata nota alcolica. Dal persistente retrolfatto spunta una suggestione amarognola.
Greene King Abbot Ale, ESB di colore ambrato brillante (g.a. 5%); la tradizionale birra rossa inglese di qualità eccelsa, una premium robusta e fruttata. Abbot fa riferimento all’ultimo superiore dell’abbazia di Bury St Edmunds, nei cui pressi sorge la birreria. Lanciata nel 1955, questa birra ha perduto nel tempo un po’ di aroma speziato, a vantaggio però di quello di luppolo. Ha notevoli esportazioni verso gli Stati Uniti. Con una media effervescenza, la schiuma si solleva spessa e persistente. L’aroma sprigiona un profumo di malto. La lenta fermentazione naturale a temperature moderatamente elevate conferisce al corpo una pienezza bilanciata con maestria tra il malto inglese e i sentori di spezie. Non può che derivarne un gusto tutto particolare: morbido e rotondo, con il tipico amarognolo del luppolo. Il retrolfatto è sottilmente dolceamaro.
Greene King St. Edmund’s Golden Beer, golden ale di colore dorato intenso (g.a. 4,2%). Con una media effervescenza, la schiuma emerge sottile e dura abbastanza. L’aroma si esprime debolmente ma in maniera piacevole, coi sentori di pompelmo rosa conferiti dal luppolo Cascade utilizzato. Il corpo, medio-leggero, ha una consistenza piuttosto acquosa. Il gusto sa tanto di malto, e fluisce morbido, perfettamente bilanciato con le note secche e croccanti di luppolo amaro che lo accompagnano sino alla fine della corsa. E in bocca rimane una grata sensazione di pulizia.
Morland Old Speckled Hen, ESB di colore ambra con riflessi rossi (g.a. 5,2%). Creata nel 1979, si rivelò subito una delle birre più popolari dell’azienda che divenne improvvisamente famosa fuori dell’Oxfordshire. Reca il nome nostalgico (“vecchia gallina chiazzata”) di una automobile MG che, restaurata e dipinta a pois neri e giallo oro, circolava per la città promuovendo le birre prodotte localmente. Tuttora elaborata con una tecnica particolare risalente al 1720, costituisce il prodotto di punta, che si pone peraltro tra le migliori birre speciali inglesi. L’effervescenza moderata alimenta una spuma sottile di media tenuta. L’elegante finezza olfattiva si esibisce con insistenti aromi di malto e di lievito, nonché di un luppolo che emette odori amari di foglie secche. Il corpo ha consistenza leggera e cremosa. Il gusto, dopo l’attacco dolce, libera gradevoli e rinfrescanti note di caramello, malto tostato e luppolo, perfettamente amalgamate tra loro. Il lungo finale, di una briosa e stimolante asciuttezza, si perde tra le suggestioni amarognole per nulla astringenti del retrolfatto.
Morland Hen’s Tooth, english strong ale di colore ambra scarico con riflessi rossi (g.a. 6,5%); condizionata in bottiglia. Viene fermentata con lo stesso tipo di lievito da più di 100 anni. L’effervescenza media genera una densa spuma a grana minuta. L’olfatto si esprime, nella sua elegante finezza, con una miscellanea organica di profumi, dal fruttato alle spezie, dal caramello alla liquirizia. Il corpo strutturato defluisce morbidamente, supportando un gusto che, pur orientato all’amaro, prende nel finale dolci note fruttate. Il retrolfatto, diffuso e insistente, si rivela invece amarognolo.
Morland Excalibur Strong, strong lager di colore oro chiaro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 8,5%). Con una media carbonazione, la spuma fuoriesce densa, robusta e abbastanza durevole. All’olfatto, il malto si sprigiona acuto e pervicace, non senza qualche tocco di pane, frutta, agrumi. Il corpo medio evidenzia una trama grassa e alquanto appiccicosa, intanto che l’etanolo avvolge caldamente il palato. Il gusto è scorrevole, fresco, con richiami fruttati e una nota dolce di malto. Nel finale arriva un certo amarognolo, preannunciando le impressioni speziate e ruvide del lungo retrolfatto.
Ridleys Old Bob, ESB di un marrone rossastro (g.a. 5,1%). Con una media carbonazione, la schiuma color nocciola emerge densa, cremosa e di sufficiente allacciatura. L’aroma propone sentori di malto, caramello, frutta secca, tostature, luppolo terroso. Il corpo medio presenta una consistenza molto liscia. Il gusto, inizialmente abboccato, finisce con una leggera speziatura, dopo un breve passaggio che mette in mostra il delicato equilibrio tra la dolcezza del cereale e l’amaro del rampicante. Nella lunga persistenza retrolfattiva si esaltano le suggestioni dell’erbaceo e di un luppolo agrumato.
Ruddles County, extra special bitter ale di colore rossiccio ambrato (g.a. 4,7%). Si tratta di un prodotto tradizionale, tipo country ale, commercializzato in una bottiglia di forma particolare con comoda apertura a strappo. Con una morbida effervescenza, la spuma emerge cremosa e solida. L’aroma fruttato, con qualche accenno floreale e di nocciola, si espande fresco, gradevole. Il corpo è alquanto robusto, ma si avvicina soffice e brioso al palato con una trama oleosa. Il gusto, anch’esso lievemente fruttato, defluisce, tra note asciutte di erbe aromatiche, verso un perentorio finale di luppolo speziato. Dal corto retrolfatto esala invece un’impressione di dolcezza subito fagocitata da un tenue amarore.
Hardys & Hansons Olde Trip, special bitter ale di colore rosso rubino (g.a. 4,3%). Con un’effervescenza di media intensità, la spuma color crema fuoriesce sottile e compatta, di buona stabilità e aderenza. L’aroma si libera con acuti, persistenti, sentori fruttati, floreali, di pane tostato, caramello, luppolo fresco. Il corpo, da leggero a medio, ha una trama troppo sottile non però acquosa. Il gusto, improntato a malto e frutta, termina il medio percorso tra note di luppolo speziato e bacche rosse. Il finale è lungo, secco, con qualche accenno floreale. Il retrolfatto invece esplode in tutto il suo amarore di breve durata.
The King’s English IPA, india pale ale di colore rame chiaro (g.a. 6%); pesantemente luppolizzata ma in perfetto equilibrio con il malto. La carbonazione è abbastanza moderata; la schiuma beige, enorme e un po’ appiccicosa. L’aroma, penetrante, ostinato, di luppolo terroso, reca sottili richiami di legno e di agrumi. Il corpo medio presenta una consistenza alquanto viscosa. Il gusto dolciastro sa tanto di caramello e toffee, ma solo fin verso la metà della lunga corsa, perché poi arriva un’ondata di amarore, persistente ma tenue, piacevole. Prosegue il finale con note di malto tostato e salsa di soia. Il sufficiente retrolfatto erbaceo appare invece piuttosto metallico.