Les Brasseurs RJ

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Montreal/Canada
Società nata nel 1998 dalla fusione di tre microbirrifici del Québec: La Brasserie Le Cheval Blanc (il primo brewpub di Montreal, sorto nel 1986 in una vecchia taverna operaia), Les Brasseurs GMT e Les Brasseurs de l’Anse. Nel 2008 concluse una partnership commerciale con la McAuslan Brewing per la distribuzione delle loro marche presso bar e ristoranti, anche fuori del Québec. Nel 2013 prese addirittura il controllo totale della McAuslan, mente i suoi fondatori lasciavano l’azienda.
Sicché oggi Les Brasseurs RJ risultano il più grande microbirrificio del Québec, con una produzione annua di 35 mila ettolitri, ripartita in un’ampia gamma di offerte, una più interessante dell’altra.
RJ Le Cheval Blanc Titanic, belgian ale di colore bruno rossastro torbido (g.a. 7%); rifermentata in bottiglia. Con una carbonazione moderata, la spuma, di un bianco sporco, mostra sufficiente durata. L’aroma è dolce, a base di malto, frutta secca, caramello, melassa, zucchero di canna; mentre, in sottofondo, esalano sentori di coriandolo e chiodi di garofano. Il corpo medio ha una trama liscia e un po’ acquosa. Il gusto appare abbastanza complesso: dopo un inizio amabile e piccante, vira verso la frutta tropicale, per chiudere la corsa con intense note amare di tostature. Il retrolfatto luppolizzato si mostra alquanto asciutto.
RJ Le Cheval Blanc Tord Vis!, belgian ale di colore rame scuro e dall’aspetto intorbidato dai lieviti in sospensione (g.a. 6%); con rifermentazione in bottiglia. La schiuma ocra, cremosa e di media ritenzione, è gestita da un’effervescenza medioalta. L’aroma si libera sotto il segno di malto, lievito, arancia, luppolo terroso, rovere, sciroppo d’acero. Il corpo, da leggero a medio, presenta una tessitura liscia, morbida, oleosa. Il gusto è piuttosto rustico, con note dominanti erbacee e terrose, seguite da quelle di pane, frutta, fumo; e non senza una rinfrescante punta di acidità. Una persistente secchezza si sviluppa nel finale, lasciando il campo alle impressioni di fumo nel discreto retrolfatto.