Binding Brauerei

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Francoforte sul Meno/Germania
Nel 1870 Conrad Binding, un bottaio che aveva appena terminato l’apprendistato di mastro birraio, rilevò la Ehrenfried Glock, un piccolo birrificio nel centro storico di Francoforte. Nel giro di 11 anni portò la produzione a 46 mila ettolitri. La fabbrica però cominciava a “perdere i pezzi” e, per poter finanziare la costruzione di uno stabilimento nuovo, sulla Sachsenhäuser Berg, nel 1884 trasformò l’impresa individuale in società a responsabilità limitata.
L’anno successivo Binding si svincolò dalla gestione diretta e divenne presidente del consiglio di amministrazione, carica che ricoprì fino al 1921, quando, per il forte indebolimento dell’azienda dopo la grande guerra, la Binding si fuse con la Frankfurter Bürgerbräu e la Schöfferhof Mainz, dando vita alla Schöfferhof-Binding-Bürgerbräu. Mentre le sue capacità imprendoriali non lasciarono indifferente il Municipio, che gli eresse una statua nell’ingresso.
La crisi si ripeté in seguito al secondo conflitto mondiale, con addirittura la fabbrica semidistrutta dai bombardamenti. Emerse allora l’abilità di Conrad Binding II, figlio di Carl, fratello del fondatore. Sorse la più grande fabbrica di birra in Assia; e nel 1961 la produzione raggiunse un milione di ettolitri.
Esemplare la condotta anche di Binding II. Uno dei primi tra l’altro a promuovere personalmente la propria birra presso i consumatori, una volta gettate le basi per un imponente progetto imprenditoriale, nel 1967 lasciò i vertici della società tagliando con essa l’ultimo legame della famiglia.
Come pure va ricordato il noto pioniere della microbirrificazione Otto Binding. Creò la Kleines Eltviller Brauhaus di Eltville, in Assia, che produce un’ottima pilsner non filtrata e una birra più scura a basso tenore alcolico, utilizzando orzo e luppolo coltivati organicamente e l’acqua dei monti Taunus trasportata in autobotti.
Dal 1953 appartenente alla Oetker Corporation, nel 1960 la Binding cominciò a rilevare, in Renania-Palatinato, Assia e Nord Baden, numerosi produttori di birra, con problemi economici in parte gravi, chiudendone alcuni addirittura immediatamente. Tra essi, vanno ricordati i due dell’ex Germania Orientale: la Radeberger, che sarà trattata alla sua voce, e la Krostitzer. Quest’ultima, attiva dal 1534, quando il feudo di Krostitz ottenne la licenza di produrre birra dal duca Giorgio di Sassonia, fu nazionalizzata nel 1949 (VEB Brauerei Kostritz), tornando privata nel 1990 (Krostitzer Brauerei).
Nel 1995, in occasione del 250° anniversario della fondazione, la Binding istituì la Fondazione Culturale Binding che, dal 1996 eroga il Premio Cultura Binding di 50 mila euro per artisti o istituzioni culturali della zona Reno-Meno.
Dopo l’acquisto della Henninger (2002), la Binding divenne per importanza il primo gruppo birrario tedesco (13 milioni di ettolitri di birra annui), con ben 27 società, comprese quelle produttrici di analcolici e acque minerali. Tutte le unità, comunque, hanno sempre goduto di gestione indipendente, seppure legate a obiettivi aziendali comuni.
Entrata, nel 2002, nel Radeberger Gruppe di Francoforte, la Binding portò con sé anche la quota del 49% nella polacca Hevelius Browar acquistata nel 1996 e il pacchetto di maggioranza (successivamente ceduto alla Heineken) della ceca Krušovice.
L’azienda di Francoforte si vanta di aver creato virtualmente il mercato della birra analcolica. Dopo anni di studio, lanciò infatti nel 1979 il marchio Clausthaler (dell’assorbita Städtische Brauerei Clausthal, risalente al 1697 e chiusa nel 1978), indirizzato principalmente ai giovani. Fu subito un successo, e oggi il prodotto viene distribuito in oltre 50 paesi.
Mentre il marchio Schöfferhofer proviene dalla Schöfferhof Manz (risalente al 1870), chiusa nel 1971. La serie ebbe inizio nel 1978, con la prima birra di frumento tedesca prodotta fuori della Baviera. Il ricchissimo perlage le ha tributato il nome di “champagne delle weizen”. Il carattere fruttato, con una lieve nota di agrumi, che si combina con un piacevole sentore di chiodi di garofano, e la bassa acidità invece hanno portato questo prodotto a essere tra le weizen preferite del consumatore medio tedesco.
Binding Carolus Der Starke Doppelbock, doppelbock di colore rubino scuro (g.a. 7,5%). Rappresenta la specialità della casa e viene offerta in un’elegante bottiglia dal collo lungo. Si mette subito in mostra una bella schiuma beige, alta e cremosa, gestita da un’effervescenza piuttoto bassa. Segue un penetrante aroma fruttato di malto, con qualche tocco di caramello, uvetta, pane tostato. Anche il sapore, nel corpo robusto e armonico, è fruttato; ma piuttosto complesso, di un malto ossia aromatico, denso, quasi burroso. La lunga corsa, con una finitura alquanto terrosa, termina dolce e un po’ asciutta.
Binding Export, export di colore biondo vivace (g.a. 5,3%). L’effervescenza media origina una spuma soffice che si deposita lentamente lasciando i segni di una buona allacciatura. L’aroma si libera delicatamente, con malto, luppolo floreale e qualche accenno fruttato. Il corpo medio, tendente al sottile, presenta una consistenza acquosa. Il gusto, è quello dei cereali, con deboli note amare in sottofondo. Il luppolo si fa notare di più nel breve retrolfatto, che tiene dietro a un discreto finale dalle suggestioni alquanto piccanti.
Binding Römer Pils, pilsner di colore giallo oro (g.a. 4,9%). È un prodotto tradizionale, molto diffuso. Con una carbonazione abbastanza decisa, la spuma emerge scarsa e di rapida dissoluzione. L’amaricante, a base di erbe, segna distintamente l’aroma col supporto di tenui sentori di malto, pane, frutta, paglia. Il corpo, tra medio e leggero, ha una trama lievemente oleosa. Al palato, un luppolo vivace e persistente si snoda su solida base di malto, portando al finale secco che precorre il deciso amarore del retrolfatto, non senza una punta di acido.
Clausthaler Classic (Premium), lager analcolica di colore giallo paglierino debole e dall’aspetto limpido (g.a. 0,5%); conosciuta anche come Clausthaler Alkoholfrei. Lo slogan recita: “La sua forza è il suo gusto”. In Germania copre un terzo del mercato di categoria. Nel mondo, si è guadagnata la notorietà di bionda analcolica con tutte le caratteristiche di una premium di razza; e, proprio come Premium, arriva nel Regno Unito. L’effervescenza moderata determina una spuma sottile e compatta. Nell’elevata intensità olfattiva si mettono in particolare evidenza impressioni di erba e di malto dolce. Il corpo vorrebbe apparire leggero; non riesce però a nascondere una certa rotondità, nella sua consistenza acquosa. L’equilibrio gustativo è buono, con decisa presenza di malto. Un discreto amaro di luppolo esalta la corta persistenza retrolfattiva.
Sulla base della Clausthaler Classic, sono coniugate diverse varianti: Clausthaler Amber, Clausthaler Extra Herb, Clausthaler Golden Amber, Clausthaler Hefeweizen, Clausthaler Pale Lager, Clausthaler Zwickl.
Schöfferhofer Hefeweizen, hefe weizen di colore dorato intorbidito (g.a. 5%). L’effervescenza elevata determina una ricca schiuma spessa e ferma. All’aroma intensamente fruttato fa da pendant, nel corpo rotondo di tessitura cremosa, un fresco e brioso gusto di lievito con l’accento di un piacevole citrico. La corsa è piuttosto lunga, e sfocia in una consistenza speziata leggermente asciutta. Il retrolfatto si propone agrodolce, morbido e aspro.
Schöfferhofer Dunkles Hefeweizen, dunkel weizen di un caldo marrone e dal classico aspetto torbido (g.a. 5%). Una morbida effervescenza gestisce la bella spuma beige, soffice, vaporosa. I chiodi di garofano marcano l’olfatto, senza però mostrarsi aggressivi, e ospidando gentilmente i deboli sentori di caramello, banana, lievito, pesca. Il corpo medio-leggero ha una trama molto acquosa. Il gusto attacca con una certa secchezza, quindi si evolve in una consistenza piuttosto acida. Nel retrolfatto, il malto tostato vena la breve impressione di speziato.
Schöfferhofer Kristallweizen, kristall weizen di colore biondo limpido (g.a. 5%). La carbonazione è buona; e la schiuma si leva minuta, tenace. L’aroma, delicatamente segnato dai chiodi di garofano, accenna anche a qualche labile sentore di malto, fieno, pane, frutta fresca, succo di limone. Il corpo medio alimenta un pieno e asciutto sapore speziato con una punta di lievito. Il finale acidulo preannuncia un netto retrolfatto aspro e ripulente.
Schöfferhofer Grapefruit, radler di colore biondo rosato (g.a. 2,5%); scaturita dal successo e dalla gradevolezza della Schöfferhofer Hefeweizen. È una miscelazione di questa birra appunto (50%) con succo di pompelmo rosa (50%). Per il limitato contenuto alcolico e il modesto apporto calorico, nonché per il perfetto equilibrio, si è rivelata una bevanda particolarmente adatta a un pubblico giovane e molto apprezzata dalle donne. Non per niente a soli pochi mesi dal lancio si aggiudicò il premio “Bestseller 2007” come prodotto innovativo di maggior successo in Germania. L’effervescenza è moderata; la spuma, fine e duratura. L’aroma si libera forte di pompelmo soda. Il corpo è sottile e molto acquoso. Il gusto è piacevole, rinfrescante, a base naturalmente di pompelmo dolce, con qualche nota erbacea e di lievito. Il retrolfatto propone una lunga persistenza fruttata.